Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone la chiacchierata con la fondatrice e designer del brand Rock Rose. Francesca Pinardi ci ha raccontato dei nuovi abiti con scollo a goccia, modello Rome e specialmente dei vestiti che hanno quale protagonista il koala…
Ciao Francesca! Tue recenti realizzazioni sono i nuovi abiti con scollo a goccia, modello Rome. Tre sono i soggetti da te disegnati e cioè Phoenix, Gingham Strawberry e Koala… ti chiedo subito, dunque, se ci racconti un po’ della loro genesi [clicca qui https://www.rockrose-shop.com/ per visionare il sito Internet di Rock Rose]. “Ciao Giulia! Partendo dalla fenice, come è noto, essa è simbolo di rinascita… ha un forte potere curativo dello spirito, perché sprona a non arrendersi mai. Molte donne e molte ragazze sono delle vere e proprie fenici, ché hanno passato momenti durissimi e sono però rinate – ed è a tutte loro che è dedicato questo abito. Le fragole sulla texture a quadretti beige e neri, che in inglese viene chiamata “gingham”, è un classico dello stile vintage e retrò. Tale trama, abbinata appunto alle fragole, crea un connubio di serio e giocoso che a me piace sempre proporre. Le fragole sono piccole e si notano solo da vicino, quindi l’effetto è quello di indossare un vestito proprio in stile perfettamente vintage e canonico ma che – avvicinandovisi – si rivela sorprendentemente goloso e strizza l’occhio allo stile pin-up degli Anni ’50 (ossia a uno stile un po’ ingenuo e sexy). Il pattern con i koala, invece, è stato creato a partire da un colore ben preciso e cioè il verde erba che adoro e che non vedevo l’ora di realizzare. Questo verde si è ben presto trasformato in una foresta di bambù, con piccoli fiori rosa e viola a contrasto. Come soggetto principale ho scelto il koala in quanto è un animale che desideravo raffigurare da tempo e che ha trovato la sua perfetta collocazione seminascosto tra il suddetto giunco… anche in questo caso il pattern è stato realizzato in modo da essere fine e, dunque, adatto a svariate occasioni – io, poi, adoro i koala e infatti è uno degli animali che viene considerato <<carino>> per eccellenza”.
I koala, simili a buffi e pelosi orsacchiotti grigi, sono mammiferi che spesso ispirano tenerezza e simpatia al primo sguardo. Ebbene, sono capaci di ciò anche per quello che ti riguarda o come mai hai dedicato loro un tuo pattern? “Esattamente, nella lista degli animali irresistibilmente dolci ci sono i koala ed era da tanto tempo che pensavo a come renderli su stoffa, ma senza che risultassero troppo “loud”… insomma cercavo da tempo l’ispirazione per creare un pattern adatto a un vestito elegante, tuttavia con un orsetto buffo. Mi piacciono le sfide e, al momento giusto, l’ispirazione è arrivata. In questo modello c’è una “licenza poetica” in quanto i koala si nutrono di eucalipto e non di giunco, però spero mi si perdonerà dato che la grafica delle canne di bamboo era davvero irresistibile e mi sono pertanto concessa di cedere al puro senso estetico”.
Gli incendi che stanno devastando l’habitat dei koala, cioè i boschi australiani, ne stanno mettendo sempre più a repentaglio la sopravvivenza… ti domando, quindi, tu come ti poni nei confronti dell’ambiente e quale ti sembra che sia il comportamento che generalmente gli uomini stanno adottando verso il nostro Pianeta. “Purtroppo l’habitat di molti animali viene distrutto dalle azioni dell’uomo e dal cambio climatico in corso. È, questo, un evidente danno e credo che non si sia preso ancora in considerazione abbastanza seriamente. Secondo me, oltre alla giusta responsabilità individuale, l’azione principale deve partire dai Governi… che, invece, permettono emissioni e utilizzo di materiali plastici e chimici deleteri per l’ambiente. Non per nulla, da qualche anno a questa parte, è partita un’azione di sensibilizzazione su tali tematiche ambientali. Il mio brand, nel suo piccolo, utilizza materiali italiani e sicuri e una tipologia di stampa che riduce al minimo lo spreco di acqua e che non prevede l’uso di sostanze tossiche né per l’uomo né per l’ambiente. Certamente tutto ciò è più costoso, ma ne vale la pena e noi di Rock Rose cerchiamo di migliorare – sotto questo punto di vista – sempre e il più possibile”.
I koala trascorrono quasi tutta la loro esistenza sugli alberi di eucalipto, impegnati soprattutto a mangiare e a dormire. Riposano dalle diciotto alle ventidue ore al giorno, rimanendo fermi nel medesimo punto tutto il dì. Ciò è valso loro l’appellativo di pigri, benché questo stile di vita all’insegna dell’ozio non sia una scelta ma una necessità (dacché si nutrono di foglie e gemme di eucalipto, che contengono tossine che il fegato deve neutralizzare). A proposito appunto di ozio, tu lo consideri negativamente oppure lo celebri come facevano gli antichi Greci? “Sarei molto contenta di poter celebrare l’ozio come una virtù proficua, come era d’uso nell’antica Roma. La frenesia attuale, però, non me lo permette (come raramente non lo permette a ognuno di noi) ma penso che comunque non fosse sbagliato. L’“otium”, infatti, era un tempo proficuo in cui le persone potevano sviluppare le arti e le inclinazioni del proprio animo… nonché lo studio e la cultura. Esso, l’ozio, era parecchio importante nella società e sarebbe assai bello se fosse ancora così. Ritengo che, oggi, la nostra attenzione sia minata dalla fruizione di contenuti velocissimi e scollegati l’uno dall’altro – e mi riferisco ai social! Ciò fa sì che ci si abitui a non riflettere più su quello che vediamo e a non sviluppare un pensiero critico, perché siamo sopraffatti dal contenuto appunto successivo e così via. Questo sistema è stato creato apposta per stimolare il cervello affinché continui a cercare ininterrottamente gratificazione, con un’alternanza di rinforzo positivo e negativo (è, codesto, il medesimo meccanismo che vige nelle relazioni tossiche e con le slot-machines) …il tutto in funzione del rimanere il più tempo possibile “attaccati” proprio al social di turno. Passare tanto tempo in questo modo può essere considerato un momento di “otium” in senso moderno? Lo porto come esempio poiché l’uso dei social è largamente diffuso nei momenti di pausa di tutti noi e sono dell’avviso che, al di là della velocità e della modalità di fruizione, ogni cosa dipenda sempre dalla qualità del postato per cui può dare luogo a un ozio contemporaneo e positivo, come può risultare anche solo e unicamente manipolazione atta a spegnere le menti”.
La pacatezza dei koala, la loro calma e il non conoscere la parola “stress” deriva in parte dal loro organismo e in parte dalla loro dieta. L’adrenalina viene prodotta dalle ghiandole surrenali che tuttavia, in tali animali, lavorano ai minimi livelli. Inoltre le foglie di eucalipto, di cui questi mammiferi si cibano, contengono delle tossine alle quali sono assuefatti e che generano una sorta di torpore. L’essere rilassata è all’ordine del giorno nella tua quotidianità o no ed è un qualcosa che, in qualche modo, vorresti che fosse possibile acquistando i capi d’abbigliamento Rock Rose? “Sto pensando che avrei proprio bisogno di una vacanza in stile koala! Sì, la parte creativa del mio lavoro mi porta davvero molto benessere e vorrei che questo benessere potesse arrivare anche a chi indosserà i miei vestiti, in particolare a coloro che vestiranno l’abito koala. Questo modello, difatti, è dedicato alle donne che vogliono essere più “chill” – affinché si ricordino di se stesse, lasciando andare la frenesia e le persone stressanti della propria vita… non per niente, il koala fa l’occhiolino ed esorta a vivere in tranquillità, a staccare la spina e a ricordarsi di scherzare e di sorridere un po’ di più”.
Diversamente da quello che taluni possono forse pensare, i koala non “abbracciano” il tronco di eucalipto in un moto d’affetto per l’albero che dà loro sostentamento …bensì perché il fusto della pianta ha una temperatura inferiore a quella del loro corpo e, così, cercano di rinfrescarsi nei momenti d’afa. Tale loro disposizione mi fa metaforicamente balzare alla mente i rapporti tossici e, più precisamente, una certa similitudine tra i sopracitati marsupiali e i narcisisti o di che avviso sei? “Il koala è troppo carino per essere narcisista nei confronti del proprio albero… o forse lo è, come lo sono i gatti con i loro padroni… ehm, intendevo dire umili servi. Non lo sapremo mai come stanno le cose – sia nel caso dei koala che dei gatti – e, nonostante ciò, sappiamo che agli animaletti carini si perdona tutto! Sicuramente, per quello che riguarda il protagonista del presente pattern, si tratta di un animale che vive in stretta relazione con il proprio albero-sostentamento… e, dal punto di vista psicologico, tutto questo potrebbe avere diversi significati metaforici interessanti. Non essendo una psicologa, non posso azzardarmi a dare interpretazioni in tal senso ma il solo il fatto che – per la cultura degli Aborigeni australiani – il koala sia un forte simbolo la dice lunga sulla sua importanza nell’ispirare gli uomini da secoli e secoli”.
Anche se i koala passano gran parte del loro tempo sugli alberi, originariamente erano scavatori – come indica la tasca marsupiale della mamma che, aperta verso gli arti posteri, faceva sì che il piccolo non si sporcasse mentre lei scavava. Ciò è stato esaltato dagli Aborigeni come motivo di saggezza e, non per nulla, una leggenda narra che inizialmente proprio i koala fossero dei ciuffi di argilla grigia che strisciarono verso l’uomo per insegnargli come arrampicarsi sugli alberi – per vedere il mondo dall’alto – e ampliare gli orizzonti umani. Come si traduce, per quello che concerne il tuo brand Rock Rose, l’attenzione ai soggetti più “fragili”? E l’adattabilità è un concetto che apprezzi e concretizzi negli abiti che disegni? “Caratteristica del brand Rock Rose è di proporre pattern dai soggetti diversi da quelli usuali e, perciò, di strizzare l’occhio all’originalità e all’unicità… e all’essere, quindi, persone con una visione più aperta del modo di vestire (e non soltanto di ciò) rispetto alla norma. Allo stesso tempo, l’essere “easy fit” – di molti abiti del mio marchio – li rende attenti anche alle esigenze di vestibilità e di utilizzo che hanno le persone con disabilità e che magari fanno fatica ad allacciare o a portare vestiti non elasticizzati e con la zip. I capi d’abbigliamento firmati Rock Rose hanno la peculiarità di essere comodi, soffici, confortevoli, elasticizzati e senza parti dure e difficili da abbottonare”.
Sempre secondo gli Aborigeni, i koala sono i custodi della memoria delle antiche tribù. Queste civiltà originarie sarebbero state trasformate nei suddetti marsupiali per mettersi al sicuro dagli allagamenti e dalle inondazioni. Ecco, ossia, che tale credenza sottolinea il ruolo dei “piccoli orsi” come portatori di un passato remoto. Tu come affronti il tempo ovvero come ti orienti tra passato, presente, futuro e – dal tuo punto di vista – che valore hanno? “Sono dell’idea che si debba vivere nel presente, apprezzando le piccole cose ma penso altresì che tutti noi abbiamo bisogno di obiettivi che ci possano guidare… dunque ogni persona ha la necessità di credere nel futuro e al contempo di ricordare le esperienze passate, in maniera tale da poter affrontare l’oggi e il domani con più saggezza”.
I koala, comunemente, rappresentano protezione e il legame speciale tra madre e figlio. La mamma koala, infatti, instaura con i propri cuccioli un’unione profonda dal momento che il suo istinto protettivo è molto forte – tant’è che tiene al riparo i piccoli prima nella tasca marsupiale e poi sulla schiena. Tu, invece, che idea hai di unione e di famiglia (e cosa intendi con famiglia)? “Dal mio punto di vista, la famiglia è un luogo di pace e di sicurezza… e, se non si ha la fortuna di averne una, è comunque sempre possibile costruirsela e considerare facente parte di essa pure persone che – non per forza – hanno con noi un legame istituzionale o di sangue”.
Infine una domanda sull’attualità ovvero non credi che, in un certo senso, sia un po’ una contraddizione il fatto che alcune persone si affezionino a chi ipotizzano ci sia dietro a uno schermo ma – se e quando possibile – non vi si stacchino per un incontro faccia a faccia? “Questo che hai ben illustrato è un modo di vivere abbastanza diffuso oggigiorno, in quanto tante volte instauriamo legami virtuali – attraverso i social – con content creators, o con altre persone con i nostri stessi interessi …e così, per forza di cose, ci creiamo un’idea dell’altro individuo che è più che altro uno specchio di quello che vorremmo. È forse per questo motivo che, al momento di incontrarsi, subentrare spesso la paura (magari infondata) di rimanere delusi o di deludere. Un fenomeno assai diffuso attualmente è infatti quello degli Hikikomori, ragazzi e ragazze che tagliano totalmente i ponti con il mondo reale per coltivare solo quello virtuale. Un fenomeno impressionante, ma non sorprendente e che ha molte possibilità di ampliarsi ancora di più con l’avanzare della tecnologia”.