di Corrado Speziale –
Nonostante fosse la sua terza esibizione a Messina nel breve arco di un anno, Francesco Cafiso, stella del jazz internazionale, ha conquistato ancora una volta il pubblico della città dello Stretto, accorso numerosissimo alla terza serata della II edizione del “Messina Jazz Festival”, organizzato dalla Provincia Regionale.
Già intorno alle 20.00 di mercoledì sera, con notevole anticipo rispetto all’orario d’inizio del concerto, centinaia di persone hanno gremito la platea di piazza Antonello per assistere al sound check, pregustando così le prelibatezze artistiche del giovane sassofonista-prodigio siciliano, classe 1989, scoperto e lanciato da Winton Marsalis e da anni ormai consacrato tra i grandi del jazz internazionale. Non per niente Umbria Jazz, dopo averlo fatto esibire, a soli 16 anni, al mitico “Birdland” di New York, lo scorso anno lo ha nominato a pieno titolo “Ambasciatore della musica jazz italiana nel mondo”.
“Hurricane Quintet” è il nome della formazione che si è esibita per due ore dinnanzi al pubblico messinese, composta da ottimi artisti ben collaudati ed affiatati nella quale, oltre al talentuoso sassofonista di Vittoria, spiccavano la classe e l’esperienza di Adam Nussbaum, batterista americano, tra i migliori al mondo, impeccabile professionista ed al tempo stesso simpatico trascinatore, unico “straniero” del gruppo composto per quattro quinti da siciliani. Questo è stato motivo d’orgoglio per tutti gli appassionati di jazz presenti in piazza, che hanno potuto apprezzare un prodotto artistico fatto di tecnica e stile nel fraseggio e nell’improvvisazione, proposto da ottimi musicisti, nostri conterranei. Costituivano così il quintetto, assieme a Cafiso e Nussbaum, Dino Rubino alla tromba ed al flicorno, Giovanni Mazzarino al piano e Rosario Bonaccorso al contrabbasso.
Rispetto alle sue ultime esibizioni, Cafiso stavolta ha proposto un repertorio interamente incentrato sui classici del jazz, che attraverso rivisitazioni, adattamenti, e creazioni di varietà ritmiche e stilistiche, ha fatto esaltare le doti del gruppo che lo accompagnava.
Da apprezzare, ad esempio, Dino Rubino, che nella timbrica del proprio strumento, oltre che nel look, sembrava somigliare al grande, compianto, Chet Baker. L’eclettico musicista catanese, dal profilo artistico di tutto rispetto, che nel corso della propria attività si fa apprezzare anche come eccellente pianista, com’era prevedibile, ha dato prova di una magnifica intesa con Cafiso, assieme al quale ha dato vita a dialoghi eccezionali, frutto di una più che collaudata collaborazione piena di successi.
Sono state le composizioni di Thelonious Monk, tra cui la famosa “Rhythm – a – ning”, e “Nutty”, entrambe rinnovate nella forma e nello stile attraverso appropriate contaminazioni e chiavi di lettura, ad accendere l’entusiasmo del pubblico.
Sicuramente apprezzabili, inoltre, le qualità mostrate dal quintetto in “Woody ‘N you” di Dizzy Gillespie e nel tributo a Duke Ellington.
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