A poco più di un mese dalla presentazione delle liste dei candidati, da giovane impegnato he vivi quotidianamente il paese ed i suoi fermenti politici, cos’è che vedi?
Non penso sia possibile trascendere da una visione realistica di quello che Piraino è oggi e l’affermazione che intendo fare forse non piacerà: Piraino è indietro.
Sebbene si tratti di un’espressione apparentemente semplice, essa nasconde uno stato di cose ben più complesso e che richiede un’analisi su più fronti.
Innanzitutto non si può prescindere dalla crisi economica che si snoda non solo nell’ambito della politica nazionale, ma che grava pesantemente a livello locale e, quindi, sui conti dell’amministrazione.
Ciò ha reso e rende particolarmente difficoltoso intraprendere nuove politiche ed aprire nuovi scenari ed è per tale motivo che Piraino vive una situazione di immobilità ormai da molto, anzi troppo, tempo.
Le difficoltà sono poi accentuate da qualcosa che potremmo definire come “immobilità culturale e di prospettive”.
Purtroppo, non esiste in questo momento qualcosa di valido che possa incentivare la cultura e la crescita sul piano del confronto ed i cittadini vivono nell’impossibilità di poter maturare prospettive differenti.
A tutto ciò si unisce inoltre una mancanza di partecipazione che rappresenta un deficit che occorre, con urgenza, risanare: è noto a tutti quanto la logica della partecipazione sia di beneficio non solo al singolo, ma alla comunità tutta ed allo sviluppo politico, sociale ed economico di un paese.
Dal quadro da te descritto, emerge chiaramente come vorresti vedere ben altro, rispetto a quanto attualmente caratterizza il paese in cui vivi. Come mutare, quindi, questo scenario?
Credo che il cambiamento potrà partire da un mutamento di prospettiva.
Occorre superare la politica degli ultimi trent’anni e nell’affermare questo, sono ben consapevole che, tenuta presente anche la forte crisi economica, questo può apparire un’impresa piuttosto ardua.
Ma se di economia bisogna parlare, se ne deve parlare in termini di discontinuità: proprio la difficile situazione economica richiede coraggio, una “ottimizzazione dell’amministrare” favorendo la crescita magari ispirandosi ai modelli europei di successo.
In quest’ottica, sarebbe opportuno cambiare concretamente il modello che punta tutto sul turismo estivo, per garantire invece il funzionamento dell’economia locale 365 giorni all’anno in una situazione che sia di continuità e, dunque, di garanzia.
In quest’ottica il Comune dovrebbe essere inteso quale “fornitore di servizi”, spostando la propria attenzione in particolare sulla persona e sulla famiglia.
Quello che quindi serve è perciò una maggiore attenzione al welfare sociale, ovviamente al di fuori di una visione assistenzialista , con il Comune che diventa il primo posto a cui rivolgersi per avere consulenza e supporto.
In particolare, trovo che il comune di Piraino debba tenere in particolare considerazione ed investire maggiormente nell’istruzione, che poi vuol dire tenere in considerazione il futuro delle nuove generazioni.
Questa è la precondizione perchè possano confrontarsi con l’esterno piuttosto che emigrare, il primo passo per uscire dall’immobilità di cui dicevo sopra e muovere le singole coscienze in direzione di una partecipazione che sia effettiva e produca frutti.
I giovani, oggi, vivono la noia, e la loro rassegnazione ad una società preconfezionata male da chi li ha preceduti è quanto di più ingiusto possa esserci.
L’attenzione per i giovani, deve poi necessariamente accompagnarsi ad una maggiore sensibilità verso il territorio in cui si vive. Anche questo, come le aspirazioni personali di ciascuno, deve essere salvaguardato dal degrado e “rilanciato”.
Hai parlato di cambiamento. Puoi spiegare, quindi, attraverso cosa passa quest’idea di cambiamento?
Credo passi innanzitutto dallo sviluppo di una maggiore sensibilità che, come ho detto, deve riguardare persone e territorio.
Quello che occorre riscoprire è la responsabilità dell’amministrare e nell’essere, quindi, consapevoli, che bisogna amministrare per tutti. Bisogna smettere di guardare solo alla superficie delle cose che sembrano comuni ai più e apparentemente sufficienti per questi.
Occorre guardare alla diversità, garantire a chiunque di poter seguire le propri aspirazioni anche in una piccola realtà e di poter crescere facendo crescere, al contempo, il luogo in cui vive.
Bisogna preservare il diritto di scelta di chiunque.
Non lo reputo un obiettivo impossibile, per lo meno se si abbandonano, una volta per tutte vecchie logiche basate su personalismi: basta pensare a chi deve amministrare, e a chi ha amministrato come continuo compromesso verso il basso.
Pensiamo invece a come riscoprire la bellezza dei progetti.
Il cambiamento, a mio vedere, passa proprio tramite la riscoperta della politica come servizio.
Fermamente convinto di ciò, credo, quindi, che sia dovere di chi vuole mettere la propria disponibilità a servizio di un progetto condiviso, proporsi per la costruzione di un nuovo modo di far politica.
M.S.M.