Recensione del professore Romano Pesavento
È in edicola dal 5 dicembre il fumetto Tex Willer incontra Zagor “Presagi di guerra”, edito Bonelli, sceneggiato da Mauro Boselli, con disegni Alessandro Piccinelli e copertina di Maurizio Dotti.
La copertina di Dotti, dai colori vivaci e caldi, mostra uno Zagor maturo e saggio, intento a indicare qualcosa al più giovane e attento Tex: il cielo azzurro del Sud e gli scorci paesaggistici dei canyon preludono a un’avventura veramente appassionante.
L’albo, preceduto da un’attesa spasmodica, benché costituisca il secondo round dello storico incontro tra i due pilastri bonelliani, incuriosisce, intrattiene e mantiene le promesse di colpi di scena e azione connessi all’interazione tra due personaggi così storici e ben caratterizzati. Le vicende ricostruite con accuratezza da Boselli riguardano gli anni in cui il Texas veniva battuto da fuorilegge e agenti provocatori, per scatenare un conflitto tra nativi americani e pionieri.
La vera storia di Cynthia Ann Parker e di suo figlio Quanah costituisce l’ingrediente base di tante leggende, canzoni e pellicole americane; qui, ancora una volta, i bianchi non fanno una bella figura: accecati dall’oro sono pronti a versare il sangue degli innocenti e degli indifesi. Tex e Zagor, implacabili come non mai, riescono a sventare i piani malvagi dei loro nemici; tuttavia aleggia un’atmosfera gravida appunto di “presagi di guerra”, in quanto l’apocalisse è solo rimandata e neanche le ragioni dell’amicizia e della fratellanza riescono a distogliere il capo dei Comache, nonché figlio di Ann Parker, dal meditare piani di vendetta.
Interessante lo sviluppo del personaggio di Cico: la paternità ha reso il piccolo messicano più audace e “solido” del solito: una cantina e una moglie graziosa, ottima cuoca, probabilmente rientravano tra i suoi piani, così come la numerosa prole, d’altra parte lo stesso Cico aveva un numero imprecisato di fratelli.
Originale l’idea di collocare la sua nuova residenza in Texas, lontano dalla leggendaria Darkwood, ma più vicino al Messico, la sua terra natìa.
I disegni di Piccinelli rispettano i canoni “apollinei” dei nostri eroi, pur nell’evoluzione anagrafica di ciascuno, soprattutto di Zagor. È degno di nota il giovane Quanah, nel cui sguardo si scorge tutta la responsabilità dolorosa di essere un capo, per definizione e necessità estraneo alle debolezze e incertezze, che, invece, a tratti sembrano impensierirlo.
Le vicende sicuramente eroiche hanno però un taglio più concreto, realistico: l’happy end arriva parzialmente e lascia un retrogusto amaro: neanche Tex e Zagor possono sempre avere la meglio rispetto al marciume del mondo. Quando ci si avvicina alla verità dei fatti storici, il “bene” ha difficoltà a trionfare. Purtroppo.