Sarino, eveva 70 anni, era il fratello maggiore di «Gino» Sparacio — già boss incontrastato della città peloritana, poi collaboratore di giustizia — ma non aveva nulla a che fare con il calibro criminale di suo fratello minore. Le cronache giudiziarie che lo riguardano rammentano un arresto perché accusato di estorsioni a commercianti messinesi e, poi, una latitanza finita sempre in manette, nel luglio del 1993, in puglia. Invece, la cosca Sparacio retta dal fratello — fra gli anni Ottanta e i primi anni Novanta — era la più potente dello Stretto. Gino «regnava» incontrastato ed era in rapporti stretti non solo con il capomafia catanese Nitto Santapaola ma anche con le ‘ndrine calabresi. Poi, poco più che trentenne, nel 1994, la svolta con una collaborazione in Procura che ebbe annosi strascichi giudiziari e determinò una lunga fila di arresti..
Le polemiche
Nell’occhio del ciclone è finito il sindaco, Cateno De Luca, che del rispetto delle norme contro il coronavirus ha fatto una battaglia personale, con toni spesso alti e sopra le righe, oggi dichiara:
“Nessun ringraziamento da famiglia Sparacio, non ero al corrente della vicenda. La mafia mi fa schifo”
“Ieri ho approfondito per la prima volta con l’ufficio di gabinetto del Questore una vicenda appresa dalla stampa. I particolari non li posso svelare, posso soltanto ribadire che sono sempre stato lontano dagli ambienti mafiosi ed ho sempre combattuto ogni forma di mafia. Se avessi avuto contezza di questa vicenda avrei agito prontamente come sono solito fare. Non voglio nessun ringraziamento. La mafia mi ha sempre fatto schifo, come ogni qualsiasi altra forma di sopruso”. Così afferma il sindaco di Messina, on. Cateno De Luca.
“Non ho altro da aggiungere – conclude il Primo cittadino – anche perché non intendo alimentare gli ipocriti professionisti della finta antimafia, la quale si combatte con la buona e sana Amministrazione e non con certi blasonati convegni o comunicati stampa, utili solo a lavarsi la coscienza per non aver mai fatto nulla di concreto nella lotta al malaffare. La città di Messina non merita di subire queste umiliazioni, soprattutto oggi che ha dimostrato di essere stata compatta nel rispetto delle regole”.
La replica di De Luca
La reazione del sindaco di Messina, Cateno De Luca, è arrivata con alcuni post sui social network: «Non si perde occasione per denigrare Messina e i messinesi. Ho appreso che l’on. Giulia Grillo, appartenente al M5S e cittadina messinese, ha pubblicato un post nel quale afferma che a Messina “la criminalità organizzata è privilegiata anche in periodo di lockdown” riferendosi al presunto corteo funebre che sabato scorso, con un centinaio di persone a bordo di moto, accompagnava il feretro del fratello dell’ex boss Luigi Sparacio. La deputata si chiede anche cosa faccia il Sindaco De Luca nel frattempo. Preciso che la notizia è stata immediatamente ripresa da altri deputati regionali e nazionali pentastellati e dall’on. Claudio Fava, Presidente della Commissione antimafia all’Ars. I medesimi, piuttosto che attivarsi personalmente per accertare la verità dei fatti, hanno preferito alimentare delle bieche speculazioni politiche che sono state immediatamente riprese dalla stampa, lasciando intendere che si sia svolto un rito mafioso. Non accetto insinuazioni o accostamenti della mia persona alla mafia o alla criminalità in genere, per cui ho già dato mandato alla PG di identificare gli autori dei commenti su Facebook al post della Grillo, con i quali si esprimono dichiarazioni gravemente offensive nei miei confronti». De Luca è andato oltre. «Se invece di strumentalizzare i fatti per attaccarmi – continua il primo cittadino – si fossero accertati dei medesimi, avrebbero scoperto che venerdì scorso, nel primo pomeriggio, il signor Sparacio Rosario, già gravemente malato, è deceduto all’interno della propria abitazione. Constatato il decesso, trascorse le canoniche 24 ore di osservazione, nel pomeriggio di sabato 11 aprile il feretro è stato trasportato dall’abitazione fino al Camposanto in via Catania dove è stato deposto in attesa della tumulazione. Non si è trattato né di un corteo funebre né di una celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del DPCM come ribadite dallo stesso Arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali. Dunque, quanto in modo becero è definito “corteo funebre con oltre cento persone” non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina. Sulla partecipazione al trasporto del feretro da parte dei parenti e dei soggetti che sono ripresi nelle fotografie diffuse dalla stampa, sta già indagando la Questura, alla quale competono in via esclusiva questo genere di attività e sulle quali mi corre l’obbligo di osservare il massimo riserbo, ragione per la quale fino ad ora non ero entrato nel merito della questione. Non consento a nessuno di confondere il mio doveroso riserbo istituzionale con una forma di silenziosa complicità sui fatti. Stiamo assistendo ad un carosello di illazioni che non fanno onore ai deputati regionali e nazionali che le hanno diffuse e alimentate. Non intendo assecondare le strumentalizzazioni di certi politici, che colgono ogni occasione per ricavare un po’ di notorietà e gettare discredito sulla comunità messinese».
Gli attacchi dalla famiglia Sparacio
Le polemiche hanno suscitato l’ira scomposta sui social network di alcuni familiari di Rosario Sparacio che hanno preso di mira i giornalisti. Alcuni con epiteti irripetibili mentre altri hanno scritto: «Dovete lasciarci in pace nel nostro dolore, non abbiamo tolto niente a nessuno… siamo brave persone… se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate non vi sareste permessi». In un post uno dei nipoti ha scritto: «Condividiamo perché anche il sindaco ha dato ragione alla mia famiglia! – si legge – Grazie CATENO DE LUCA – SINDACO DI MESSINA- SENZA SE E SENZA MA hai le palle no perché hai dato ragione ma perché sei coerente e onesto in tutto e per tutto!».
L’attacco di Antoci: “ Quanto accaduto è gravissimo”
L’11 aprile a Messina decine di persone, nonostante i divieti, accompagnavano il feretro del fratello dell’ex boss Luigi Sparacio. Sull’accaduto gli inquirenti stanno già indagando per comprenderne meglio i contorni.
“Quanto accaduto è gravissimo – dichiara Giuseppe Antoci, Presidente Onorario della Fondazione Caponnetto ed ex Presidente del Parco dei Nebrodi, scampato ad un agguato mafioso nel maggio 2016.
“E’ incredibile che mentre nel nostro Paese migliaia di famiglie sono costrette a non poter vedere morire i loro congiunti e a dover poi effettuare esequie solitarie e riservate, a Messina accadano cose di questo genere. Personaggi che, con arroganza, pensano che le norme valgano solo per alcuni mentre altri, sull’onda del delirio di impunità, pensano di poter fare i padroncini dei territori volendo, forse, dimostrare che proprio in quei territori comandano loro”.
La notizia ha scatenato parecchie rimostranze e ha anche portato il Sindaco di Messina, Cateno De Luca, a fare delle precisazioni definendo tale partecipazione, solo di “una trentina di persone”, come estemporanea e sminuendo la vicenda.
“Ma è ancora di più incredibile – continua Antoci – che i familiari del defunto ringrazino pubblicamente il Sindaco definendo invece i giornalisti, che si sono occupati della vicenda, dei PEZZI DI MERDA”.
È infatti recente la notizia che uno dei familiari di Rosario Sparacio, il fratello di un ex boss della mafia messinese, ha ringraziato il primo cittadino della Città dello Stretto che aveva parlato di “una trentina di persone” che si erano unite per accompagnare la salma. “Dovete togliervi il nome di mio nonno da quella bocca che avete – aveva scritto su Facebook Rosario Maria Sparacio – perché non siete nemmeno degni di nominarlo….. Grandissimi giornalisti pezzi di merda perché SIETE DEI PEZZI DI MERDA e dite solo menzogne” e poi, in un altro post di un altro parente, si fa anche il nome del giornalista della Gazzetta del Sud Lucio D’amico: “…ti sei permesso di utilizzare anche nome e cognome di una persona che non sei neanche degno di nominare…”.
“Ma siamo impazziti? Queste frasi – continua Antoci – mi ricordano quelle scritte dalla famiglia Giuliano, ritenuta dalla DDA di Catania come gruppo criminale con base a Pachino, contro Paolo Borrometi, solo perché si occupava anche di loro raccontando gli affari di cosa nostra in quel territorio. Contro Borrometi, poi, anche un attentato scoperto per un pelo dalla magistratura e qualche giorno fa minacce anche a Salvo Palazzolo”.
“Sono felice che il Sindaco De Luca abbia preso le distanze dai ringraziamenti ma restano comunque come pietre quelle dichiarazioni farneticanti e minacciose dei parenti contro i giornalisti – continua Antoci. Questa terra ha già visto cadere sotto i colpi della mafia troppi di loro e vede ancora tanti giornalisti in trincea, alcuni dei quali costretti a vivere sotto scorta o che, semplicemente scrivendo con coraggio nomi e cognomi, rischiano anche la vita. Sono certo che la Magistratura e le Forze dell’Ordine di Messina sapranno, come sempre, dare un seguito all’accaduto” – conclude Antoci.
Dichiarazione on. Claudio Fava, Presidente della Commissione Antimafia all’ARS, su funerali Sparacio
“Ho avuto conferma di quanto riportato dalla stampa: giorni fa a Messina si è svolto il corteo funebre del fratello di un pentito di mafia. E’ gravissimo. Chi si fa garante dei messinesi sullo Stretto lo faccia anche sul territorio comunale. Si faccia chiarezza, senza distinzioni”. Così su Twitter il deputato questore Francesco D’Uva, PortaVoce messinese del MoVimento 5 Stelle.
MessinAccomuna – laboratorio di partecipazione civica
Signor sindaco, una piccola semplice domanda.
Come mai lei sbatte in prima pagina e sommerge coi decibel delle sue dirette FB i ragazzi della R4, propagandando anche fotomontaggi di fantomatiche gite a Noto dell’automobile, senza alcun riguardo per la riservatezza, la privacy e gli accertamenti della Polizia di Stato, e invece si ritrae in un ostentato “riserbo istituzionale” nel caso del lutto con accompagnamento (spontaneo o organizzato nulla importa) della salma del fratello di un boss mafioso?
Non si indigni per cortesia, ma spieghi. Trenta (o cento) cittadini che si assembrano hanno una pericolosità di contagio (e una violazione delle norme di distanziamento sociale) ben maggiori dell’equipaggio di un’automobile. I comportamenti devono essere coerenti nei riguardi di tutti, siano ragazzi o parenti di boss. E questa coerenza, non la vediamo. Non si trinceri dietro la sua indignazione per presunte insinuazioni; i cittadini pretendono chiarezza e uniformità di reazioni. Sennò non possiamo non dire che il Sindaco tiene due pesi e due misure, distinguendo le persone secondo valutazioni del tutto personali e non chiarite all’opinione pubblica.
Corrao (M5S): “Che fine ha fatto il sindaco sceriffo Cateno De Luca?”
“Che fine ha fatto il sindaco sceriffo di Messina? Niente diretta Facebook con i parenti dei boss? Niente postura mussoliana e spettacolo acchiappalike? Facile fare i forti con qualche cittadino che attraversa lo Stretto per tornare a casa e poi non accorgersi di quel che succede nella propria città”. E’ quanto denuncia l’europarlamentare e responsabile per gli Enti Locali del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao, a proposito del corteo funebre per il fratello dello storico boss malavitoso di Messina Luigi Sparacio, corteo cui hanno partecipato decine di persone nonostante il divieto di assembramenti previsti dai decreti nazionale, regionale e cittadino. “Quanto accaduto a Messina è davvero intollerabile – prosegue Corrao – Cateno De Luca fa quotidiani show da sceriffo agli imbarchi dei traghetti additando come delinquenti gli automobilisti che fanno rientro in Sicilia e poi consente che nella sua città si riuniscano ed escano in corteo decine e decine di persone per il funerale di parenti mafiosi” – conclude Corrao.
La solidarietá ai giornalisti insultati da assostampa Messina nella nota di Graziella Lombardo. Vedi articolo.
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