Ma la “festa di settembre”, come ben ricorda Basilio Maniaci, storico e cultore delle tradizioni, in uno dei suoi tanti scritti è anche ben altro. “I fedeli vi si recavano durante i periodi di siccità per implorare la pioggia e non fare prosciugare la sorgente che sgorgava accanto al piccolo tempio, la cui acqua era ritenuta miracolosa per addolcire le olive schiacciate di cui è ricca la produzione locale.
E, spessissimo, l’ottenevano in tale abbondanza che, si tramanda, l’antica struttura sacra andò perduta proprio a causa delle alluvioni del 1593 o del 1682”. Ma c’è chi dice che venne distrutta da un incendio.
Comunque la chiesa venne poi edificata nuovamente, all’epoca dell’arciprete pirainese Domenico Natoli (1710-51), e poi la stessa venne ristrutturata dopo il terremoto del 1978. Essa venne intitolata alla Madonna dei Sette Dolori, che poi divenne Madonna Maria SS. Addolorata per gli Agonizzanti, per garantirsi una “buona morte”. Quasi a indicare il luogo dell’antico culto sono rimasti il toponimo “passo maria” e la “fontana vecchia”. Durante la seconda guerra mondiale, anche i locali della chiesa divennero dormitorio. Infatti la frazione, quando l’11 agosto 1943 sulla spiaggia di Brolo sbarcarono gli “americani” accolse tantissime famiglie di brolesi che qui si rifugiarono per sfuggire ai bombardamenti, impauriti anche della nomea, triste dolorosa, indegna e veriteria, che le truppe marocchine, a seguito dello sbarco, si portavano dietro.
E ovviamente tutti bevvero l’acqua di “s. Maria de Lacu”. La festa di settembre oggi mantenuta in vita grazie alla volontà di un comitato popolare e del sacerdote che ne cura i sacri riti, si lega anche all’antica tradizione delle olive schiacciate vendute lungo la strada, ed estratti dai “bacili” dove stavano ad ammollare per addolcirsi, ed una volta erano tipici i banconi dove si preparava la “carne infornata”.
La festa del lacco era fortemente caratterizzata anche dal rito delle luminarie. Queste venivano eseguite con dei retoni in fil di ferro a forma di palla che, dopo essere stati riempiti con del materiale combustibile acceso, venivano fatti roteare nell’aria e oltre che nella frazione venivano accese nel sottostante torrente di janello.
Presumibilmente in ricordo di un incendio che devastò la contrada e per la richiesta di “aiuto” fatta proprio alla Madonna. Qualche anno fa si cercò di ripristinare questa tradizione, trasformando le luminarie in mongolfiere incandescenti, ma l’esperimento, pur riuscitissimo, non ebbe un seguito.
Lacco resta una frazione bellissima, da visitare.
Alcuni scatti – quelli con le didascalie – sono tratte dall’album dei ricordi del professore Basilio Maniaci