Fuori dal reale, racchiusi in bolle, privi di lucidità e di spirito critico, così migliaia di individui si apprestano a commemorare il 45° annversario del triplice assassinio di Acca Larentia. Per molti si tratta di autentica schizofrenia.
Il 7 gennaio è una data che la Destra miiltante e nonconforme commemora da 45 anni. Per molti fu un punto di svolta. Di fatto nulla da allora fu più uguale. La fascisteria ha vissuto sempre questa commemorazione come momento di lotta, di confronto, di scontro. Ancora è così, a parte forse, la grande manifestazione unitaria di qualche anno fa.
Pubblichiamo lo scritto, fuori dal coro, di Gabriele Adinolfi.
O tempora o mores!
Domani alcuni parteciperanno con sincerità alla commemorazione del sacrificio di coloro che, secondo i propri ragionamenti di oggi, in fondo meritavano la morte o comunque stavano dalla parte sbagliata
Che da parte di quasi tutti ci sia poco o niente in comune con i Caduti di allora, e perfino con allora, è chiaro e questo prescinde dai posizionamenti “politici” di oggi.Il che non toglie che, sorprendentemente, per alcuni gli ideali di oggi siano più o meno gli stessi degli assassini di Franco e Francesco, così come di quelli dei Fratelli Mattei, di Zicchieri, e che essi condannino ogni giorno ciò che furono Coloro che vanno a commemorare. Non se ne avvedono per la semplice ragione che si sono rimpinzati di schemini e dogmucci presi in prestito altrove, ma non sono presenti a se stessi, in quanto, antropologicamente, si sentono comunque attratti dai nostri Caduti. È il kali yuga secondo Mel Brooks e bisogna essere indulgenti.
Fuori di testa
La perdita di ogni rapporto con il reale e la chiusura in ghetti paranoici, con tanto di identità per sottrazione, hanno devastato un’area che non rappresenta più nulla tranne un inacidito disagio esistenziale. Ma a furia di dichiararsi sempre e solo “contro”, parecchi boomers in crisi hanno maturato tutte le parole d’ordine dei comunisti di sessant’anni fa.
L’unica cosa che conta, ormai, per loro sembra essere contro la Nato. A parte il fatto non propriamente secondario che costoro oggi, come quegli altri allora, nel rapporto dialettico che accettano, e quindi favoriscono, SONO la Nato, ecco che in un colpo solo negano tutto un processo storico, ideale e politico e rilanciano una specie di stalinismo isterico. Perché, oltre a scordare le ragioni per le quali ci si oppose alla Nato (per raggiungere l’indipendenza europea) e assumere invece la propaganda della Lubjanka che s’inventò una Nato aggressiva contro la Russia, dimenticano le alternative di Anfuso, il neoatlantismo di Fanfani e lo stesso utilizzo dei meccanismi Nato da parte di coloro che, giustamente, sono visti anche da loro come politici nazionalisti italiani: da Pella a Gronchi, da Mattei a Craxi. Tutti uomini in conflitto con Francia, Inghilterra ed Israele, di cui, dagli anni sessanta, gli unici a stare nell’Alleanza Atlantica erano gli inglesi. Così non s’avvedono che negli anni di piombo tra tutti i servizi stranieri in azione sulle nostre terre e sulle nostre carni solo gli inglesi appartenevano alla Nato, francesi, tedeschi orientali, russi e israeliani non facendone parte. E che la Gladio, almeno per la strage di Brescia, coprì Brigate Rosse e Partito comunista.
Ovviamente non seguono neppure le attuali dottrine europee (francesi e tedesche) di alternativa all’Alleanza Atlantica perché non desiderano soluzioni ma soltanto slogan assoluti e incapacitanti. Tutto il problema sarebbe dunque nella Nato. Che poi ci stia la Turchia e non Israele, nemmeno li fa riflettere un po’.
Da psichiatria
Ma tutto questo denota solamente un’inconsistenza politica ammantata di dogmatismi da quattro soldi. Quello che è grave è che, partendo di lì, si perdona fino all’esaltazione una potenza infame che invade l’Europa da est e la minaccia da sud, che ha come mito la vittoria patriottica del 1945, che piazza ovunque falci e martelli e issa bandiere rosse, che denazifica, che istituisce congressi internazionali antifascisti e accusa l’intero Occidente di essere troppo indulgente nei confronti di fascisti e di revisionisti storici. Ogni giorno, dalle televisioni di quei disturbati primitivi, dei personaggi volgari, in buona misura del popolo eletto, dichiarano la grandezza dell’Unione Sovietica e la missione della Russia per piegare e sfascistizzare l’Europa.
Poiché “il problema è la Nato” (ovvero il pilastro della Russia, di cui a sua volta la Russia è il pilastro), allora tutti quelli che difendono la propria terra, tutti quelli che difendono l’Europa, tutti quelli che si oppongono all’offensiva bestiale che si vuole dichiaratamente sionista e neostalinista, sono venduti e colpevoli. Si dà del mercenario (che poi non si sa perché sarebbe negativo) ai volontari che accorrono nelle formazioni ucraìne. Il che sarebbe come definire mercenarie la Charlemagne o la Legione Straniera. In compenso si tessono le lodi dei contractors di Wagner, invertendo anche lì i dati oggettivi visto che in Wagner si va precisamente per il soldo.
Si preferiscono le falci e martello alle Rune e i richiami a Stalin rispetto a quelli a Bandera.
E quando cadono i camerati li si irride e si sostiene che sia giusto così perché stavano “dalla parte geopoliticamente sbagliata”. E si prendono a riferimento le fonti giornalistiche impegnate, tipo Contropiano, di cui era portavoce Achille Lollo!
All’Alberone
Poi però commemorano Acca Larentia, che era sezione di un partito che stava con la Nato. Se fossero lucidi e coerenti non avrebbero che da praticare una scelta: o dirsi che stanno completamente sbarellando e piantarla con il sostegno agli invasori russi, o che era tutto sbagliato prima e, in quel caso, dovrebbero recarsi al convegno antifascista dell’Alberone che si oppone alla commemorazione di Acca Larentia; con tutti i ragionamenti che fanno il loro posto sarebbe lì. Che, persi nel loro ghetto virtuale, essi non abbiano la minima conoscenza di tutto il mondo di camerati ad est e di chi si batte lì anche per loro, poveri sciocchi, non li assolve dal comportarsi nei riguardi dei nostri Caduti laggiù esattamente come fanno tutti gli antifascisti nei riguardi dei nostri Caduti in Italia.
Quale schizofrenia li farà dunque commemorare Acca Larentia?
La natura prevarrà
Il fatto è che l’overdose di allucinogeni che, con totale disturbo del reale, li ha fatti entrare in pieno nel trip comunista di un tempo, agisce sui nervi e sulle isterie ma non permea, per ora, il prepolitico, l’antropologico, il sentimentale.
Tant’è che se è vero che il 99% di questi zeccobruni sono dei nicknames che respirano ma non hanno nulla di autentico nella vita e nella militanza, del restante 1% almeno i quattro quinti, se solo incontrassero qualcuno che è andato in Ucraìna o se ci dovessero capitare per un minuto, si arruolerebbero in Azov o in Revenge o fornirebbero un sostegno logistico.
Non dò loro più di mezz’ora prima di praticare la giusta scelta naturale.
Così è nella follia di oggi, d’altronde l’ipnosi funziona solo fuori dal reale.
Ecco perché in fondo non è così scandaloso che commemorino i nostri Caduti, in fondo non stanno bene nel vestito russo che si sono cuciti addosso e che non li rende felici, tant’è che, senza eccezione, sono sempre rabbiosi. È tempo che riscoprano la felicità, ovvero la corrispondenza con la propria natura.
Proprio la natura però è più forte delle elucubrazioni sinistre e i nostri Caduti faranno loro bene perché, prima o poi, guariranno anche da questa insana mania.
Sottofasciasemplice – Presente!
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