Intervento alla Camera dell’On. Francantonio Genovese nella seduta odierna sulla tragedia di Messina
Ho ascoltato con attenzione la relazione del governo sul disastro verificatosi nel messinese nel quale hanno perso la vita decine di persone; uomini, donne e bambini che hanno pagato a caro prezzo la sventura di abitare in un’area ad alto rischio idrogeologico.
Eppure questo rischio era conosciuto da almeno due anni: lo conoscevano gli Enti locali, la Regione Siciliana ed il Governo nazionale, che nulla hanno fatto per scongiurare questa sciagura o anche solo per limitarne i catastrofici effetti.
Abbiamo assistito in questi giorni ad un disarmante “scaricabarile†tra il Ministero dell’Ambiente, la Regione Siciliana e gli Enti locali: si tratta, badate bene, di governi ed amministrazioni tutti guidati dal centrodestra, cioè da quelle forze politiche che hanno fatto delle sanatorie, dei condoni e dei Piani-Casa, una bandiera, un caposaldo, un tratto distintivo delle loro politiche sociali ed economiche. Ed è sorprendente vedere che – solo oggi – alcuni esponenti di questo governo si siano resi conto di quali devastanti effetti possa avere l’abusivismo edilizio!
Non mi aspettavo di sentire un’autocritica da parte vostra, ma credo che sia ancora necessario fare chiarezza su ciò che si doveva – e si poteva – fare e non è stato fatto.
Su questo argomento bisogneràandare fino in fondo. Non solo per amore di verità, ma perché – come ha detto il capo della Protezione Civile Bertolaso – “se non si fa nulla†per risolvere i rischi del territorio “è scontato che accadràdi nuovo quello che é successoâ€Â.
Ma purtroppo, lo ribadisco, nulla è stato fatto negli ultimi anni. A tal proposito mi limiterò a citare due precedenti.
Il primo: nel breve periodo (circa venti mesi) in cui ho ricoperto la carica di Sindaco di Messina mi sono attivato affinché venisse dichiarato lo stato di emergenza in quella città, a seguito del quale – nel dicembre 2007 – venne emessa ordinanza attributiva dei poteri speciali al Prefetto. Tale ordinanza (n. 3633 del 05.12.07) prevedeva, tra l’altro, la bonifica e messa in sicurezza delle strade poste ai margini o a copertura dei torrenti e la predisposizione del piano comunale d’emergenza con particolare riferimento al rischio sismico ed idrogeologico. Ciò significa che in questi due anni si sarebbero potute realizzare – quanto meno – le vie di fuga per gli abitanti di Altolia, di Molino, di Giampilieri… peccato, però, che i poteri speciali siano rimasti una scatola vuota, perché questa parte di interventi non e stata mai finanziata dal Governo!
Altro precedente: il Ministero dell’Ambiente – non più tardi di un anno fa – malgrado una esplicita richiesta da parte della Regione Siciliana, ha preferito fare scelte diverse rispetto alla tutela dei territori colpiti dall’alluvione del 2 ottobre scorso, che – come è noto – erano giàstati interessati da un evento simile il 25 ottobre del 2007. Su questo punto abbiamo giàchiesto che ci venga fornita una convincente spiegazione con una specifica interrogazione.
Lo “scaricabarile†tra Ministero, Regione ed Enti Locali non ci interessa. Ci interessa sapere la verità, per rispetto dei tanti morti dell’alluvione di Messina e dei loro parenti che chiedono giustizia!
E, certamente, non fa sperare nulla di buono per il futuro il fatto che questo Governo abbia tagliato drasticamente i fondi, giàinsufficienti, per la protezione del territorio, che sono passati dai 510,5 milioni di euro del 2008 ai 93,2 previsti per il 2011.
Per quanto riguarda gli interventi immediati in favore delle popolazioni colpite dal disastro, abbiamo avuto modo, in questi giorni, di apprezzare – ancora una volta –l’opera della Protezione Civile e di tanti volontari, ai quali va il nostro plauso ed il nostro ringraziamento.
Oggi registriamo le buone intenzioni del Governo su quanto ci saràda fare nei prossimi mesi. In confronto all’esperienza in corso in Abruzzo, non dovrebbe essere così difficile mantenere gli impegni assunti, considerato il numero non elevato di sfollati.
Sappiate, comunque, che non ci stancheremo mai di vigilare sulle forme, sui contenuti e sul rispetto dei tempi degli interventi programmati da parte del governo.
E’, infatti, assai forte il rischio che – nel groviglio tra le competenze del governo nazionale e di quello regionale – non si riesca a garantire in Sicilia neanche quel minimo di assistenza che altrove si è riusciti ad assicurare in tempi ragionevoli.
Una cosa va, però, chiarita subito. Non si può immaginare di passare alla fase della ricostruzione – nelle stesse aree o altrove – di case e servizi senza aver coinvolto le popolazioni interessate, prima di cancellare dalla carta geografica comuni e frazioni – che hanno più secoli di storia di tante metropoli – con un semplice colpo di penna dato da qualche commissario o sub-commissario.
Mi sia consentito di fare un’ultima considerazione. Non si può continuare a far finta di niente e ad immaginare il Mezzogiorno come un’area a cui serve solo il Ponte sullo Stretto per completare la sua dotazione infrastrutturale e rilanciare così il suo sviluppo. Noi restiamo convinti che le prioritàdebbano essere altre e che quella della tutela del territorio vada messa in cima alla lista.
Su questo tema siamo pienamente in sintonia con il monito lanciato – all’indomani del disastro di Messina – dal Presidente della Repubblica: “O c’è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investa sulla sicurezza in questo Paese, o si potranno avere altre sciagure”.
Spero che il governo prenda in seria considerazione queste parole del Capo dello Stato.