Apprendo dagli organi di stampa che Il Gip di Patti Onofrio Laudadio ha emesso un decreto penale di condanna alla multa di € 3.750,00 nei confronti dei sindaci Ignazio Spanò di Gioiosa Marea, Basilio Ridolfo di Ficarra ed Enzo Sindoni di Capo d’Orlando, nonché nei confronti di Barbara Matassa, Giuliana Scaffidi, Calogero Bonina, Franco Maraffa, Magda Costantino, Tindara Scaffidi Salvo, Clelia Giganti, Paolo Accordino, Sara Santina Sidoti, Aldo Biagio Molica Colella, Domenico Salvatore Molica Colella, Alfredo Cusmà Piccione, Mario Enrique Scirocco, Elisabetta Natoli, Franco Molica, Maurizio Borà, Domenico Silvestri, Angelo Cipriano, Marcello Siligato, Salvatore Miragliotta, Roberto Casella, Rita Sidoti, Barbara Nastasi, Giuseppe Spanò e Salvatore Buzzanca, tutti di Gioiosa Marea ed accusati, assieme ai primi cittadini, di interruzione di pubblico servizio a seguito della pacifica occupazione dei binari della ferrovia avvenuta il 24/11/2009 durante la corale manifestazione di protesta che ha visto la partecipazione di oltre 5.000 persone, scaturita dall’intollerabile protrarsi della chiusura della S.S. 113 a Capo Schino.
E’ un epilogo inaccettabile.
Le istituzioni avevano abbandonato il paese che da anni era rimasto isolato dalla frana abbattutasi sulla S.S. 113, mettendo in ginocchio la sua già debole economia e creando enormi disagi ai cittadini fino a negare alcuni loro fondamentali diritti. Il tempo passava inesorabilmente tra i rimpalli di responsabilità delle varie amministrazioni, tavoli tecnici, conferenze di servizio, accordi di programma, ecc., che, come spesso capita in Italia, non approdavano a nulla. Il malcontento ed il disagio dei cittadini cresceva in maniera esponenziale. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la morte di un ciclista giramondo precipitato nella voragine lasciata aperta dalla frana. In questo contesto è maturata la corale protesta dei cittadini e delle istituzioni gioiosane con la sincera e generosa solidarietà di molti sindaci, associazioni, organizzazioni e cittadini dei paesi vicini che sono accorsi in massa a Gioiosa..
Alla manifestazione abbiamo partecipato in migliaia. Abbiamo partecipato in maniera spontanea libera e determinata e ne abbiamo condiviso ogni momento compreso quello dell’occupazione dei binari che è stato l’atto finale e culminante di uno stato di esasperazione intollerabile, gesto estremo di legittima difesa che nel frangente era inevitabile. Gesto, che alla fine, ha contribuito in maniera determinate a sbloccare la situazione e far si che i lavori di ripristino della S.S. 113 venissero finalmente avviati.
Ora lo Stato mostra il suo volto feroce comminando una condanna che cozza contro il più elementare senso di giustizia insito nella coscienza umana. Quello stesso Stato che con la sua inerzia ha privato per anni i cittadini dei loro diritti i fondamentali e che li ha spinti a far sentire forte la loro protesta che tra l’altro si è svolta in forma civilissima senza alcuna forma di violenza verso persone o cose. Alla fine abbiano persino raccolto la spazzatura e pulito i binari.
La mia coscienza e, credo, quella di ogni cittadino si ribella. Non si può accettare una decisione che, seppur astrattamente potrebbe avere un qualche fondamento, viola quelle leggi non scritte, quei principi di diritto naturale, che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è di buon senso e che nell’amministrazione della giustizia devono essere sempre tenute presenti.
Detto questo, non possiamo e non dobbiamo lasciare sole le persone condannate. Dobbiamo far sentire e dar loro la nostra fortissima solidarietà. Ai sindaci dobbiamo essere grati perchè facendosi interpreti del sentimento popolare sono stati in prima fila fino in fondo. Un particolare sentimento di gratitudine, poi, meritano i sindaci dei paesi vicini coinvolti, Enzo Sindoni di Capo d’Orlando e Basilio Ridolfo di Ficarra che, venuti a portare la loro personale solidarietà e quella delle loro comunità, si sono assunti la responsabilità di condividere la protesta sino in fondo pur non avendo particolari doveri in tal senso.
In occasione di una manifestazione tenutasi a Gioiosa Marea nel gennaio del 2010 quando si è avuta notizia delle prime denunce, ho detto che da parte mia e da parte di tutti gli avvocati gioiosani c’è ampia ed incondizionata disponibilità ad assistere gratuitamente quanti sarebbero rimasti coinvolti in vicende giudiziarie.
Tale disponibilità permane ed è incondizionata e per quanto mi riguarda sono a disposizione di chiunque volesse avvalersi della mia opera rigorosamente gratuita.
Ma bisogna andare oltre. Quando parlo di solidarietà non intendo solo condivisione ideale e sostegno morale alle persone condannate, ma testimonianza concreta e assunzione di responsabilità nel condividere questo ulteriore percorso da intendere quale continuazione in forma civile della protesta allora posta in essere.
Su binari non c’erano solo 28 persone, ma molte centinaia in più. Io ci sono stato dal primo sino all’ultimo minuto, mi son visto in televisione, mi hanno persino intervistato. Non posso accettare che anche per conto mio siano chiamate a rispondere altre persone.
In altre parole, ritengo giusto e doveroso che tutti quelli che abbiamo condiviso l’occupazione dei binari, dovremmo condividere questo ulteriore percorso assieme alle persone condannate. Non possono essere loro il capro espiatorio di uno Stato che per anni ci ha privato dei nostri diritti fondamentali.
Subito dopo la manifestazione del novembre 2009, preventivando quello che poi in effetti è successo ossia che alla fine avrebbero indagato solo poche persone perché non è pensabile processare un’intera comunità, avevo lanciato l’idea di sottoscrivere un documento in cui tutti i cittadini che c’erano attestassero di aver liberamente e spontaneamente partecipato anche all’occupazione della ferrovia.
Sono state raccolte molte sottoscrizioni, circa 400 che sono state depositate presso la Procura della Repubblica.
E’ il momento di essere consequenziali.
Non possiamo permettere di lasciare sole persone che sembra siano state estratte con il pallottoliere. Per quanto mi riguarda, dico: io c’ero e voglio essere processato e a tal fine, visto che non è bastata la firma apposta nel documento già depositato, invierò una autodenuncia circostanziata alla Procura della Repubblica, indicando le riprese televisive in cui compaio e chiamerò a testimoniare i tre sindaci.
Sarebbe uno straordinario atto di solidarietà se tanti altri facessero lo stesso.
Comprendo, però, che per molti può apparire una scelta difficile perchè irrevocabile.
Ma nella vita capita a tutti a tutti prima o poi di dover fare scelte difficili su cui non si può tornare indietro. Scelte di vita, scelte di onore, di lealtà, di coraggio, di dignità per le quali a volte bisogna preventivare un prezzo da pagare. Ebbene, io credo che nel frangente bisogna avere il coraggio di effettuare queste scelta assumendosene la responsabilità. Non possiamo tirarci indietro. Ne andrebbe di mezzo la dignità della nostra comunità. Sarebbe imperdonabile ed ingiustificabile lasciare sulle spalle di poche persone la responsabilità di un’azione che ha visto la partecipazione di migliaia di cittadini. Faremmo la figura dei codardi e dei vigliacchi. Non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo difendere la nostra dignità ed il nostro onore nel senso di fare ciò che è giusto fare indipendentemente dai vantaggi e dagli svantaggi ed agire per difendere ciò che merita di essere difeso. Dobbiamo gridare forte che noi c’eravamo e continuiamo ad esserci.
Dobbiamo essere TUTTI PER UNO UNO PER TUTTI. Questo è ciò che fa di un somma di cittadini un popolo.
Il sentire comune, il senso di appartenenza, l’identificazione in degli ideali, la condivisone degli obiettivi. E quando il popolo è compatto è invincibile.
Nessuno è mai riuscito a processare un intero popolo. Ogni volta che il potere si è cimentato ha sempre perso. Però occorre acquisire la consapevolezza della propria forza, fare propri gli obiettivi ed assumersi la responsabilità di difenderli. Mi viene in mente Spartacus, il famoso film di Stanley Kubrik. La scena in cui il comandante dell’esercito Romano annuncia agli schiavi che avrebbero avuto salva la vita se gli avessero indicato chi tra di loro fosse Spartaco.
Quando Spartaco si accinge ad alzarsi per dire il suo nome, tutti gli altri schiavi cominciano via via ad alzarsi dicendo: io sono Spartaco. Ecco, questo è lo spirito con cui dobbiamo affrontare questa vicenda: ognuno di noi deve alzarsi e dire io sono Ignazio Spanò, Basilio Ridolfo, Enzo Sindoni, Barbara Matassa, Giuliana Scaffidi, Calogero Bonina, Franco Maraffa, Magda Costantino, Tindara Scaffidi Salvo, Clelia Giganti, Paolo Accordino, Sara Santina Sidoti, Aldo Biagio Molica Colella, Domenico Salvatore Molica Colella, Alfredo Cusmà Piccione, Mario Enrique Scirocco, Elisabetta Natoli, Franco Molica, Maurizio Borà, Domenico Silvestri, Angelo Cipriano, Marcello Siligato, Salvatore Miragliotta, Roberto Casella, Rita Sidoti, Barbara Nastasi, Giuseppe Spanò e Salvatore Buzzanca,
10Se agiremo così avremo scritto una pagina gloriosa che resterà negli annali a perenne testimonianza della dignità ed onore del nostro popolo.
Non si tratta di spirito eversivo, di sfida alle istituzioni o volontà di contrapposizione fine a se stessa.
Noi ci riteniamo e siamo un popolo civilissimo e la manifestazione del 24 novembre 2009 lo ha testimoniato. Si tratta di continuare in forma civile la protesta allora iniziata nel solco della grande tradizione della disobbedienza civile. Formalmente è stato compiuto un atto illegale, ma a fronte delle negazione dei diritti fondamentali che ormai si protraeva da troppo tempo, l’azione posta in essere assume i contenuti delle legittima difesa e contestiamo che possa essere sanzionata.
Qui non ci sono delinquenti o facinorosi, ma onesti e laboriosi cittadini che hanno agito con la consapevolezza che quello era l’unico modo difendere e riaffermare i propri diritti.
Per dar forza e programmare eventuali altre iniziative da intraprendere e per dare concreta e diretta solidarietà alle persone condannate propongo di organizzare entro breve tempo un incontro pubblico al fine di stabilire coma agire per il prosieguo.
Vincenzo Amato