GIOIOSA MAREA – Quando il tempo è Galantuomo più dello Stato!
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GIOIOSA MAREA – Quando il tempo è Galantuomo più dello Stato!

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In una nota l’avvocato Vincenzo Amato “racconta” l’epilogo della vicenda, di quel moto popolare che fu segno di ricatto, di richiesta di attenzioni e giustizia. Una ribellione, giusta, sana, pacifica, popolare e popolata, che vide uniti sindaci e cittadini, giovani, studenti e lavoratori urlare in faccia ad uno stato assente e latitante una richiesta di attenzione, di presenza, d’intervento. Furono inquisiti, in tanti, mandati alla sbarra, condannati. Ora è calato il sipario su quell’occupazione della ferrovia avvenuta a Gioiosa Marea nel novembre del 2009. Una prescrizione che cancella il decreto penale di condanna che il tribunale aveva inflitto con la pena della multa di € 3.750,00 ai sindaci Ignazio Spanò di Gioiosa Marea, Basilio Ridolfo di Ficarra ed Enzo Sindoni di Capo d’Orlando e cittadini accusati di interruzione di pubblico servizio. Ora lo stesso Tribunale di Patti ha dichiarato non doversi procedere nei confronti degli impuntati per intervenuta prescrizione del reato. Una buona notizia per tanti anche per quello stato che condanna e che così esce di scena senza perderci la faccia… si fa per dire.

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La nota dell’avvocato Vincenzo Amato, difensore strenuo, dei diritti di una cittadina interna.

 

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E’ calato il sipario sull’occupazione della ferrovia avvenuta a Gioiosa Marea il 24/11/2009 durante l’imponente manifestazione di protesta contro l’intollerabile protrarsi della chiusura della S.S. 113 a Capo Schino. 

All’epoca Il Gip di Patti, mediante decreto penale di condanna, aveva inflitto la pena della multa di € 3.750,00 ai sindaci Ignazio Spanò di Gioiosa Marea, Basilio Ridolfo di Ficarra ed Enzo Sindoni di Capo d’Orlando, nonché a Barbara Matassa, Giuliana Scaffidi, Calogero Bonina, Franco Maraffa, Magda Costantino, Tindara Scaffidi Salvo, Clelia Giganti, Paolo Accordino, Sara Santina Sidoti, Aldo Biagio Molica Colella, Domenico Salvatore Molica Colella, Alfredo Cusmà Piccione, Mario Enrique Scirocco, Elisabetta Natoli, Franco Molica, Maurizio Borà, Domenico Silvestri, Angelo Cipriano, Marcello Siligato, Salvatore Miragliotta, Roberto Casella, Rita Sidoti, Barbara Nastasi, Giuseppe Spanò e Salvatore Buzzanca, tutti di Gioiosa Marea, accusati, assieme ai primi cittadini, di interruzione di pubblico servizio. 

Tale epilogo venne fortemente contrastato e gli imputati, con il sostegno incondizionato della comunità e con l’assistenza a titolo gratuito di tutti gli avvocati gioiosani, proposero opposizione e si andò a giudizio. 

Dopo una lunga e articolata istruttoria dibattimentale, il 25/9/2017 il Tribunale di Patti ha dichiarato non doversi procedere nei confronti degli impuntati per intervenuta prescrizione del reato. 

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Una buona notizia per la nostra comunità. Alla fine è stata fatta giustizia e per tante persone coinvolte è finito un incubo. 

Val la pena ricordare che in questa vicenda Gioiosa Marea ha scritto una straordinaria pagina di mobilitazione e di partecipazione civica.

Le istituzioni avevano abbandonato il paese, rimasto per anni isolato dalla frana abbattutasi sulla S.S. 113, mettendo in ginocchio la sua già debole economia, con disagi inenarrabili per i cittadini, privati dei loro diritti fondamentali. Il tempo passava inesorabilmente tra i rimpalli di responsabilità delle varie amministrazioni, tavoli tecnici, conferenze di servizio, accordi di programma, ecc., che, come spesso capita in Italia, non approdavano a nulla. Il malcontento ed il disagio cresceva in maniera esponenziale.

La morte di un ciclista giramondo precipitato nella voragine lasciata aperta dalla frana fu la goccia che fece traboccare il vaso e innescò la massiccia reazione della comunità che approdò alla corale manifestazione di protesta del 24/11/2009 con la sincera e generosa solidarietà di molti sindaci, associazioni, organizzazioni e cittadini dei paesi vicini, accorsi in massa a Gioiosa. 

Alla manifestazione parteciparono migliaia di persone, condividendone ogni momento, compreso quello dell’occupazione dei binari che è stato l’atto finale e culminante di uno stato di esasperazione intollerabile, gesto estremo di legittima difesa che nel frangente era inevitabile e che ha contribuito in maniera determinate a sbloccare la situazione per fare avviare i lavori di ripristino della S.S. 113. 

In tale contesto la condanna di alcuni manifestanti apparve come una atto di violenza gratuita dello Stato che cozzava contro il più elementare senso di giustizia, tenuto anche conto che quello stesso Stato con la sua inerzia aveva privato per anni i cittadini dei loro diritti fondamentali. 

Le coscienze si ribellarono.

La condanna violava le leggi non scritte, i principi di diritto naturale che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è di buon senso e che nell’amministrazione della giustizia dovrebbero essere sempre tenuti presenti.

La comunità non poteva e non doveva lasciare sole le persone condannate. Si strinse attorno a loro facendo sentire la sua fortissima solidarietà perché sui binari non c’erano solo le 28 persone condannate, ma molte centinaia in più. Non potevano diventare il capro espiatorio di uno Stato che per anni aveva privato i cittadini dei loro diritti fondamentali. 

Finalmente è finita.

Ogni cittadino può sentirsi orgoglioso di questa grande prova data dalla comunità ed è auspicabile che si adoperi per mantenere vivo lo spirito di quella straordinaria mobilitazione e partecipazione civica affinché possa essere il modello al quale ispirarsi per affrontare e risolvere i vari problemi e le difficoltà della collettività.

 

 

 

27 Settembre 2017

Autore:

redazione


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