Attualita

GIORNALISTI PER UN GIORNO – Giovani studenti, a Brolo, tra Camilleri e le tradizioni “dei morti”

 “Cunti e dolci”.Il lavoro realizzato dai ragazzi del “Comprensivo” di Brolo diretto da Ds Bruno Lorenzo Castrovinci

Testo a cura degli alunni delle classi quarte di via Libertà

Noi alunni delle classi quarte, in occasione della Festa di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti, abbiamo letto un brano di Andrea Camilleri.

Il noto scrittore racconta come trascorreva all’età di otto anni, nel lontano 1943, la sera dell’uno novembre: descrive la trepidante attesa che si concludeva la mattina successiva con la scoperta del cesto di vimini stracolmo di doni che i cari defunti portavano in ogni casa dove c’era un “picciliddro”.

Egli dice che non ha mai più provato il “batticuore” che precedeva il ritrovamento di giocattoli di latta o di legno, bambole di pezza e dei tanti dolci tipici della nostra terra. Incuriositi da questa narrazione, stimolati dal nostro Dirigente Scolastico sulla realizzazione di un compito di realtà, abbiamo pensato di trasformarci in “giornalisti per un giorno” e di realizzare delle interviste per scoprire come i nostri nonni vivevano queste giornate di festa.

Qualcuno, siccome l’autore parla anche di dolci tipici, ha pensato di intervistare un pasticciere.

Di seguito riportiamo alcune domande e le relative risposte

D) Come trascorrevi quand’eri bambino la Festa di Ognissanti e quella dei Defunti?

R) Alcuni giorni prima scrivevo una letterina ai cari morti, la mettevo sul tavolo della cucina e puntualmente non la trovavo più. La sera dell’uno novembre tutta la famiglia si riuniva attorno al braciere a raccontare storie, a ricordare e pregare i nostri morti. Poi andavamo a letto presto perché durante la notte i morticini venivano a farci “visita”

D) Cosa succedeva la mattina di giorno 2 novembre?

R) Al risveglio mi mettevo subito alla ricerca ispezionando vari angoli della casa: sotto il letto, dentro le scarpe, dietro le porte…fino a quando scoprivo con grande gioia che i cari morti erano stati generosi e puntuali.

D) Quali erano i doni che trovavi?

R) Generalmente erano i dolci tipici: frutta martorana, fatta di pasta di zucchero e modellata a forma di frutta o ortaggi; “ossa dei morti”, biscotti con farina, zucchero e chiodi di garofano, noccioline con glassa di zucchero, fichi secchi, castagne e qualche volta, anche calzette, scarpe e altre cose utili.

D) Come trascorrevi il giorno dedicato ai Defunti?

R) Durante la mattina del 2 novembre, insieme alla famiglia, andavamo al cimitero a portare i fiori, di solito i crisantemi che ciascuno raccoglieva nel proprio giardino; per ogni tomba recitavamo una preghiera e, siccome ancora non erano in uso le lampadine, mettevamo una candela di cera.

D) Ti piaceva andare al cimitero?

R) Sì, perché incontravo tanti parenti e conoscenti che vedevo solo in quella occasione e poi mi piaceva guardare le foto e le iscrizioni sulle lapidi e mi divertivo a immaginare com’erano da vivi.

D) Oggi, secondo te, sono cambiate queste feste?

R) Sì, ogni anno che passa cambia qualcosa. Le pasticcerie continuano a preparare i dolci tipici, i cimiteri si popolano di visitatori, le tombe sono ricoperte di fiori e luminarie di vario genere e i bambini continuano a ricevere i doni più disparati, ma forse si è persa la magia di un tempo lontano, quando ciascuno di noi aspettava con trepidazione questi giorni per ricevere semplicemente un dolcetto che lo avrebbe reso veramente felice.

INTERVISTA A IGNAZIO RAFFAELE, MAESTRO PASTICCIERE DELL’OMONIMA PASTICCERIA DI BROLO

D) Quand’eri bambino aspettavi con ansia il giorno dei Defunti?

R) Sì, perché sapevo che al mio risveglio avrei trovato un vassoio di dolci sotto il cuscino.

D) I dolci che trovavi erano uguali a quelli che prepari oggi nella tua pasticceria?

R) Certo, erano scardellini (ossa di morto) e frutta martorana di varie forme e colori. L’unica differenza è che gli scardellini di oggi sono molto più morbidi perché rispetto al passato abbiamo cambiato qualcosa nella ricetta. Ricordo che quando ero bambino, erano molto duri e c’era il rischio di rompersi qualche dente.

D) Da bambino avevi già la passione per la pasticceria?

R) Sì. Per questo motivo ho iniziato a frequentare un laboratorio di pasticceria quando ero ancora piccolo, assaggiavo tutto, anche le uova crude e la farina. In questo periodo mangiavo anche l’impasto degli scardellini prima che venisse messo in forno.

D)Con quali ingredienti sono fatti gli scardellini?

R) Con farina, zucchero, acqua e chiodi di garofano.

D) E la frutta martorana?

R) Gli ingredienti della frutta martorana sono solo tre: mandorle, zucchero e glucosio; nella versione ripiena c’è anche il cioccolato. Per colorarla utilizziamo solo colori naturali.

D) Che differenze ci sono nel procedimento di preparazione di scardellini e frutta martorana?

R) La differenza principale, oltre ai diversi ingredienti utilizzati, sta nella cottura. Gli scardellini vengono infornati, mentre la frutta martorana no.

D) Che ne pensi della tradizione di commemorare i defunti? Credi che negli anni sia cambiata?

Trovo che si tratti di una tradizione molto importante, specie per noi siciliani. Si è mantenuta, nonostante il trascorrere del tempo, ed è ancora molto sentita da grandi e piccini.

Credo sia una delle poche cose rimaste uguali da quando ero piccolo.

DENTRO IL “GUSTO”

Mi fai vedere come si preparano i dolci tipici?

Gli scardellini (ossa di morto)

Ingredienti: farina, zucchero, acqua e chiodi di garofano

Mescolare acqua e zucchero Aggiungere farina e chiodi di garofano

Passare l’impasto nella raffinatrice Formare un rotolo

Rimpicciolire il rotolo Ricavare dei piccoli pezzetti e infornare

Frutta martorana

Ingredienti: mandorle, zucchero e glucosio

Si mescolano mandorle e zucchero Si aggiunge il glucosio

Si impasta Il composto, una volta impastato, va fatto riposare per 24 ore. Trascorso questo tempo, si procede alla creazione delle forme di frutta martorana

Questa esperienza è stata molto interessante perché abbiamo saputo come i nostri nonni, al tempo bambini come noi, vivevano questi giorni, ma soprattutto perché abbiamo scoperto usi e tradizioni della nostra terra, rafforzando così le nostre radici.

Un tuffo nel passato per scoprire – come dice la maestra Pina- la nostra identità di siciliani.

 

Redazione Scomunicando.it

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