È una bellezza a prova di selfie quella che chiedono oggi i giovani ai marchi del comparto. Ne è la prova la vitalità del settore make up, che tiene a discapito delle creme (in Italia le vendite dei trucchi per il viso superano il miliardo di euro, sui 9,7 miliardi dell’intero comparto bellezza, in crescita del 3%), mentre stanno cambiando le strategie dei grandi produttori come delle matricole, dall’italiana Kiko al fenomeno americano Emani, brand vegano pronto a crescere assieme a Coin nella Penisola. Per tutti valgono alcune regole base: il consumatore vuole prodotti naturali, meglio se multifunzionali (come il correttore che è al contempo un potente anti età), in negozio si vuole giocare con i brand e solo dopo fare acquisti.
In Italia, secondo gli analisti: «più che snobbare le marche le nuove generazioni guardano alle novità nell’esperienza. Anche per questo – spiegano stanno crescendo esempi come Kiko, definito l’Ikea della bellezza, non importa se il prodotto sia di breve durata, il marchio dei Percassi ha saputo interpretare la necessità di gioco del consumatore fornendo servizi e personale altamente qualificati nei negozi».
Proprio l’accoglienza è, secondo Cosmetica Italia, l’associazione confindustriale del settore: «una voce basilare per motivare l’acquisto nei giovani, dopo la tecnologia, la multifunzionalità del prodotto e la disponibilità di ingredienti naturali» racconta Gian Andrea Positano, responsabile dell’ufficio studi.
Rispetto alla distanza con i big brand, il manager parla di un tramonto dei marchi «urlati». «I millennials badano alla narrazione, mentre la pubblicità è vissuta in maniera critica: interessa il racconto sulle proprietà che un prodotto può avere», aggiunge.
È confermata poi nella Penisola la crescita del make up rispetto alle creme: «Storicamente si è passati da bellezza intesa come cura a sinonimo di star bene. Si spende per prodotti per il trucco oltre 1 miliardo di euro» spiega Positano, «mentre il valore dei consumi della bellezza è in totale di 9,7 miliardi di euro». Vale invece 14 miliardi la produzione dell’intera filiera compresi gli accessori. Le vendite sono trainate dai canali alternativi alle profumerie tradizionali (+2,9%) e dal canale diretto (+11,4%) grazie all’e-commerce.
A proposito di brand naturali, in questo settore si sta spingendo nella Penisola anche la grande distribuzione, capofila Conad con la linea NaturaLine. Intanto, apre domani a New York il Cosmopack, una costola di Cosmoprof, la fiera bolognese del beauty, per spiegare le tendenze del settore anche in fatto di packaging.
Attualita, In evidenza, News
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.