GIOVANI LGBT – Aspetti psicologici e legali. L’impegno di Arcigay Makwan Messina
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GIOVANI LGBT – Aspetti psicologici e legali. L’impegno di Arcigay Makwan Messina

– di Corrado Speziale –

Lo Sportello psicologico e legale LBGT di Messina è un’importante realtà a servizio della sezione messinese di Arcigay e dei familiari dei giovani che chiedono assistenza. Il progetto è nato grazie al lavoro d’equipe, avviato da tempo, tra la psicologa Maria Catena Silvestri, il presidente Arcigay Makwan Rosario Duca, l’avv. Serena Valentina Mormino e l’avv. Annamaria Mormino. Il gruppo si avvale inoltre del prezioso contributo della scrittrice Gabriella Midili: “Per essere felici dobbiamo essere come siamo”.

In un interessante incontro tenutosi a “La Corte dei Mari”, sono stati esposti tanti aspetti che riguardano l’argomento. Al centro, l’impegno per far assumere consapevolezza in modo naturale della propria omosessualità, il rispetto dei diritti nei confronti della persona, la spinta verso un processo sociale e culturale per l’abbattimento dei pregiudizi riguardo alla condizione LGBT.

 

“Sportello di consulenza legale e psicologica LGBT. Come da convenzione stipulata con l’associazione Arcigay Makwan Messina, si presta assistenza psicologica e legale agli associati e ai loro familiari”. Associati, ma non solo. Perché la sezione Arcigay di Messina è un’organizzazione inclusiva, aperta al dialogo, al confronto e all’interazione con tutti. Condizione indispensabile: “Siamo tutte persone” e come tali meritevoli di rispetto. Dunque, avanti con i principi e valori condivisi, garantiti dalla Costituzione, niente discriminazioni di sorta, al bando integralismi e fanatismi, figli dell’irragionevolezza e dell’odio.

Lo sportello legale e psicologico è uno strumento d’aiuto e d’ascolto, ma soprattutto di interazione e integrazione tra esperienze e bisogni, voglia di conoscere, comunicare, ritrovare se stessi in un contesto sociale, affrontare insieme o singolarmente un percorso. “Sostituire il termine normale con naturale”, è stato il concetto condiviso nel corso dell’incontro organizzato da Arcigay Messina a “La Corte dei Mari”, condotto dalle responsabili dello Sportello psicologico e legale LGBT.

Rosario Duca, presidente di Arcigay Makwan, è senza dubbio il protagonista della svolta in tutte le battaglie LGBT a Messina negli ultimi dieci anni e oltre: “Come Arcigay abbiamo preferito e preferiamo da sempre appoggiarci a dei professionisti cui affidare i casi che vanno seguiti. Molte persone, giovani e meno giovani, dovendosi confrontare con la sigla di un’associazione si trovano in difficoltà. Quindi la creazione di uno sportello legale e psicologico li può rendere un po’ più tranquilli e autonomi. Il nostro obiettivo non è fare accettare in società gay, lesbiche o trans, bensì quello di raggiungere la piena integrazione delle persone in quanto tali, con pari diritti e dignità, senza distinzioni”.

Maria Catena Silvestri, psicologa e psicoterapeuta, dottore di ricerca, giovane esperta d’eccellenza nel settore, ha iniziato con le premesse sull’infanzia e la pubertà, periodi della formazione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Poi l’attenzione sull’argomento: “Nella disforia di genere, cioè quando i caratteri sessuali che si hanno non corrispondono a come ci si sente, prima ancora dell’intervento dell’Arcigay o dello psicologo, è importante quello della famiglia, dei genitori. Se questi hanno consapevolezza di ciò, possono promuovere anche una sorta di consapevolezza nel bambino”. La chiave del problema: “Andare oltre rispetto allo stereotipo, ai modelli che abbiamo avuto. Se noi siamo inseriti in un contesto familiare e culturale che considera questo come un danno, un tradimento, nell’adolescente si moltiplicano i sensi di colpa”. Le sensazioni e il problema: “Non identificarsi con i propri caratteri fenotipici sessuali significa provare avversione per il proprio corpo. Tutto sta a far capire al genitore che in questo caso la normalità è essere nati in un corpo sbagliato. È’ come se ci obbligassero a fare qualcosa controvoglia. Ciò che fa star male è non essere compresi”. Aggravanti e rischi per i giovani: “In un’età già difficile e fragile come l’adolescenza – spiega Maria Catena Silvestri – si aggiunge questo carico psicologico. Ecco perché i tassi di comportamento suicidario o ideazione suicidaria raggiungono livelli elevatissimi”. Ulteriori aggravanti: “Abbiamo individuato il bullismo e il cyberbullismo come fattori di rischio negli adolescenti. Soprattutto nei giovani LGBT, quando si è vittima di tali episodi, si innesca la visione negativa di sé, del presente e del futuro. In questo i trans sono maggiormente a rischio”. Gli ostacoli da superare: “Occorre comprendere che omosessualità o bisessualità non sono una malattia. Tutti noi abbiamo delle componenti maschili e femminili, a secondo dove si propende avremo un fidanzato o una fidanzata. Qualunque sia è comunque una forma d’amore”.

Dove concentrare maggiormente l’impegno: “Spiegare alle famiglie che è normale essere omosessuali o bisessuali. L’identità di genere è fluttuante. Non è tutto bianco o tutto nero. Il concetto è difficile da accettare, ma è così. Nessuno è da curare, bisogna solo aiutare la persona a scoprire chi è e portarla a seguire la sua strada. È un fatto normale, ma non ti fanno sentire normale. Di fatto la normalità la stabilisce la società, che crea gli stereotipi. Occorre sostituire il termine normale con naturale”. Il metodo: “Partire dai piccoli gruppi, la famiglia e la scuola, poi allargarsi alla società, che funziona per imitazione e apprendimento e sposa i fenomeni di massa”. Un passaggio sulle strutture, tra responsabilità e rimedi. “La scuola e la sanità devono creare una cultura umanizzante. A parer mio, invece – riflette la psicologa – la scuola ha una cultura deumanizzante, perché viaggia su una logica performante. Se non è così, l’alunno non va bene. Non c’è una scuola che include e accoglie il ragazzo con le sue diversità e potenzialità”. La strada: “Creare seminari divulgativi e conoscitivi, per gettare un sassolino e attivare un pensiero”.

L’avv. Valentina Mormino, circa gli aspetti legali, ha elaborato il proprio intervento sulla Carta principale del nostro diritto. “Alla base di tutto deve esserci l’articolo 3 della Costituzione: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione…”. E ha proseguito: “Ogni soggetto è portatore di diritti inviolabili in quanto insiti nell’individuo”. Da qui, il passo successivo: “La famiglia – spiega l’avv. Mormino – viene definita nel nostro ordinamento come la società naturale. Ciò significa che non deve essere considerata immutabile, ma in continua evoluzione. Lo vediamo nel diritto di famiglia”. I diritti e le libertà individuali: “I diritti inviolabili sono le nostre libertà. All’interno di essi, nel nostro ordinamento, dobbiamo riconoscere il diritto all’identità personale, fortemente legato alla tematica dei giovani LGBT. Ciò viene inteso come la proiezione della personalità dell’individuo nella società. Non solo da adulti, ma già da bambini si ha il diritto di proiettare tale personalità attraverso i propri comportamenti, le proprie ideologie, il proprio patrimonio culturale, etico e quant’altro”. Da qui, l’aspetto conseguenziale: “Strettamente legato al diritto dell’identità personale è il diritto all’identità sessuale che viene definita come la consapevolezza d’appartenere a un determinato genere sessuale. A questo colleghiamo il diritto alla libertà sessuale, intesa come modo d’espressione della persona umana”.

La tutela dei ragazzi LGBT: “Tra i doveri della famiglia – prosegue l’avvocato Mormino -molto spesso si trascura l’assistenza morale, riconosciuta sia dal nostro Codice civile che a livello internazionale, attraverso la convenzione dell’Onu sui diritti del fanciullo. È soprattutto sui ragazzi LGBT che deve essere compiuto questo dovere da parte del genitore.  Questa convenzione riconosce tra l’altro il diritto all’identità del minore, che ritroviamo anche nel nostro ordinamento, come principio di autodeterminazione. Anche il bambino ha il diritto di autodeterminarsi, ad essere ascoltato in tutte le tematiche che lo riguardano, nonostante la sua minore età. Per questo sussistono il diritto d’ascolto e il principio del superiore interesse del minore”.

Gabriella Midili, laurea e master in gestione ambientale, scrittrice, ha parlato del suo libro, “L’Età dell’Insicurezza – L’Amore supera le barriere”, ed. Smasher, 2019, ma soprattutto ha raccontato di se stessa e della sua esperienza. Gabriella, classe ’76, di Mili S. Pietro con trascorsi in varie città d’Italia e in Germania, esponente LGBT, persona libera, dai sentimenti profondi, si contraddistingue per la sua straordinaria personalità e per l’ottimismo e la giovialità che trasmette. “Se scappi da te stessa, il mondo non è abbastanza grande per nasconderti”, si legge nella prima pagina del suo libro. Lei, donna coraggio, non teme e sorride a distanza all’indirizzo di chi ha lasciato giorni fa, sul parabrezza della sua auto, un bigliettino osceno e offensivo.

La sua opera, un esempio per tutti e tutte: “Questo libro racconta la storia del mio viaggio. Un viaggio alla scoperta di se stessi. E nel momento in cui trovi te stessa puoi stare bene ovunque. Non in un luogo fisico, ma dentro di te, dentro il tuo cuore. E quando lo tiri fuori il mondo diventa bello. Questo non è semplice – sottolinea Gabriella – ma neppure impossibile. E col tempo diventerà naturale. Fino a quando non ho trovato la forza di essere esattamente così come sono, ero insicura”. Per cui, “ciascuno dovrebbe trovare la forza di essere esattamente così com’è”, riflette la scrittrice. “Sono orgogliosa di essere come sono. La mia sessualità non è la mia caratteristica principale. Mia madre mi è accanto, mi vuole bene così come sono. È amore. Ogni uomo è unico. E nel momento in cui tiriamo fuori questa unicità il mondo ci accoglie perché noi accogliamo gli altri”.

2 Agosto 2020

Autore:

redazione


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