Nei frequenti automatismi, nel libero fluire delle parole e delle immagini, senza clic esse passino per il filtro dell’organizzazione razionale di senso, è evidente la lezione del Surrealismo e del suo teorico André Breton.
Nonostante il tragico epilogo, che sembra proclamare l’impossibilità di storie a lieto fine, quella che è inattaccabile è la convinzione della facoltà propria dell’artista di creare una sintesi tra la percezione del mondo oggettivo e la soggettività della percezione, in modo tale da raggiungere una “surrealtà”, farinata da elementi interni ed esterni, dal sogno e dalla veglia.
Nelle foto della scrittrice Linda Liotta Sindoni Lucio Falcone e amici dello scrittore.
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