Suicidato in carcere.
Esattamente il 5 ottobre del 1980.
“Al momento dell’arresto Nanni De Angelis fu scambiato per Luigi Ciavardini e, pertanto, colpevole dell’omicidio dell’agente Serpico. Per questo fu colpito selvaggiamente sia durante l’arresto sia in caserma. Intorno alle ore undici i sanitari dell’ospedale San Giovanni, dopo aver visitato Nanni De Angelis, compilarono un referto medico riportando una prognosi di sette giorni e il ricovero per osservazione. Nanni De Angelis fu, invece, inspiegabilmente dimesso e la mattina del 5 ottobre tradotto in ambulanza della Croce Rossa presso la casa circondariale di Rebibbia e messo in isolamento, su disposizione del Procuratore Guardata. Venti minuti dopo Nanni De Angelis fu trovato morto impiccato con un lenzuolo nella cella di isolamento n° 23. La versione ufficiale parlò di suicidio, ma la famiglia annunciò passi legali e la stampa si pose numerose domande. Infatti, secondo i familiari, Nanni De Angelis doveva rimanere in ospedale almeno per settantadue ore. A testimoniarlo vi era il referto medico dell’ospedale. Dagli interrogatori di poliziotti, infermieri e medici, tutti affermavano, quasi con le stesse parole, che Nanni De Angelis aveva ferite di ogni genere, ma che stava psicologicamente bene, tranquillo e che non manifestava alcun proposito suicida”.
Sono trascorsi appena42anni dalla morte di Nanni De Angelis, tra i fondatori e poi dirigente dell’organizzazione “Terza Posizione”, eppure ricordare “Piccolo Attila”, così lo chiamano gli amici, significa quasi farsi trasportare in un’altra dimensione.
Gli episodi di coraggio, di dignità, di umanità e di rispetto di cui è stato protagonista Nanni De Angelis, fratello di quel Marcello che fu anche direttore del Secolo d’Italia nonché ex cantante del gruppo di musica alternativa di destra “270 bis”, sono allegorie di una concezione totalmente diversa di passione politica e militanza rispetto ai giorni nostri.
“Nessuno sente la mancanza delle barricate e degli anni di piombo,- scriveva su Quelsi Riccardo Ghezzi, il 5 ottobre 2012 – ma di Nanni De Angelis sì, c’è nostalgia”.
“Piccolo Attila” venne ucciso, anzi “suicidato”, in carcere, il 5 ottobre 1980.
Nanni De Angelis viene ancora oggi ricordato, da chi era giovane e di sinistra a quei tempi come un “picchiatore” o un “terrorista”. Niente di più falso: coraggioso sì, tutt’altro che timoroso degli scontri fisici ancor di più, picchiatore non lo è mai stato. Men che meno terrorista: non ha mai aderito ai Nar, e nonostante sia stato ingiustamente arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di Bologna e tirato in mezzo post mortem da un accusatore inaffidabile come l’autore della strage del Circeo Angelo Izzo, è risultato del tutto estraneo alla vicenda.
Nel libro di Elena Venditti, Non mi abbracciare, pubblicato da Wingsbert House si parla di lui… con toni schietti, non retorici, oseremmo dire romantici. Sicuramente come a lui sarebbe piaciuto. Ma non c’è libro che tratti di quella stagione, come Io non scordo, splendido action-movie in forma di romanzo sui ribelli della generazione del ’78», che non è solo uno straordinario racconto degli anni di piombo da una prospettiva completamente nuova e sorprendente, ma anche, e forse soprattutto, un bellissimo e toccante romanzo di formazione e un vero e proprio inno ai valori più profondi dell’amicizia.
« Cadrò una, due volte, mille volte ancora, ma ogni volta mi rialzerò per tornare all’assalto, da uomo libero »
Il 7 Ottobre 1987 la salma di De Angelis fu prelevata da ignoti dal cimitero di Poggio Cancelli e cremata. Le ceneri furono rese alla famiglia accompagnate da un biglietto scritto con la macchina da scrivere :
«Gentile signora, la salma di suo figlio non è stata trafugata per offenderne la memoria o la dignità. Il corpo di Nanni è stato incenerito su una pira, con tutti gli onori, come da lui più volte richiesto a voce a tutti i suoi cari. »
LA RIVOLUZIONE E’ COME IL VENTO
NANNI PRESENTE!
Mille stelle in cielo splendevano,
alti alberi tutti intorno a noi,
dolci canti antichi suonavano,
piccolo attila parlava a noi
e diceva di verdi campi che
di rugiada brillavano nel sol
e guerrieri a cavallo intonavano canzoni
di antichi eroi camerata Nanni con noi!
dal blog della famiglia de De Angelis
Ad attenderli decine di agenti in borghese. Luigi Ciavardini si accorse della presenza di due poliziotti, gridò e si dette alla fuga con Nanni De Angelis. I due inseguiti si divisero, ma furono subito raggiunti e tratti in arresto. Di Nanni De Angelis si perse ogni traccia per quarantotto ore, dal momento dell’arresto a quello del primo comunicato ufficiale. La madre, Rosa, venne a conoscenza della verità soltanto da due giornalisti de “Il Tempo” e di “Paese Sera”. Al momento dell’arresto Nanni De Angelis fu scambiato per Luigi Ciavardini e, pertanto, colpevole dell’omicidio dell’agente Serpico. Per questo fu colpito selvaggiamente sia durante l’arresto sia in caserma. Intorno alle ore undici i sanitari dell’ospedale San Giovanni, dopo aver visitato Nanni De Angelis, compilarono un referto medico riportando una prognosi di sette giorni e il ricovero per osservazione. Nanni De Angelis fu, invece, inspiegabilmente dimesso e la mattina del 5 ottobre tradotto in ambulanza della Croce Rossa presso la casa circondariale di Rebibbia e messo in isolamento, su disposizione del Procuratore Guardata.
Venti minuti dopo Nanni De Angelis fu trovato morto impiccato con un lenzuolo nella cella di isolamento n° 23. La versione ufficiale parlò di suicidio, ma la famiglia annunciò passi legali e la stampa si pose numerose domande. Infatti, secondo i familiari, Nanni De Angelis doveva rimanere in ospedale almeno per settantadue ore. A testimoniarlo vi era il referto medico dell’ospedale. Dagli interrogatori di poliziotti, infermieri e medici, tutti affermavano, quasi con le stesse parole, che Nanni De Angelis aveva ferite di ogni genere, ma che stava psicologicamente bene, tranquillo e che non manifestava alcun proposito suicida.
Dall’autopsia, ordinata dalla Magistratura, fu evidenziato che Nanni De Angelis fu sottoposto a un duro linciaggio con escoriazioni, ematomi e fratture multiple su tutto il corpo. Inoltre i medici rilevarono anche che l’ospedale San Giovanni, aveva dichiarato Nanni “in stato di incoscienza”, prova di “uno stato di sofferenza del sistema nervoso centrale”. L’autista dell’ambulanza, Salvatore Serrao, testimoniò che non gli fu mai consegnata alcuna certificazione medica, né copia della cartella clinica. Nessun supplemento d’indagine fu eseguito. La requisitoria si tenne in piena estate, il 17 agosto del 1984. Archiviata senza processo. La cerimonia funebre, per decisione della famiglia, si svolse in forma privata ma il corpo di Nanni De Angelis non fu cremato in quanto, maggiorenne, non aveva lasciato disposizioni scritte in materia e nemmeno su richiesta dei genitori.