Con al consapevolezza che la gola è l’unico peccato che essendo capitale ci ricorda quanto dovremmo spendere per soddisfare i nostri desideri
Estate: stagione dell’anno che dura 93 giorni e 14 ore, dal solstizio d’estate all’equinozio d’autunno.
Dal punto di vista astronomico, per chi ama le suggestioni esercitate dai prodigi del sole, basterebbe godersi lo spettacolo senza considerare che da quel momento siamo in credito di 93 giorni e 14 ore da investire nella stagione più promettente dell’anno.
Dopo aver ammirato l’alba, goduto del tramonto, veniamo assaliti da una forma ormai frequente di panico da indebitamento.. meno male che sta finendo, direbbe qualcuno, ma non è così.
Ma torniamo al credito non goduto.
E se si trasformasse in tassa da pagare generando un nuovo debito non contabilizzato dalle famiglie italiane?
E subito ti viene in mente che forse dipende dallo spread, che non sai bene cosa sia e non ti ricordi neanche la pronuncia, ma fa crollare le borse di tutto il mondo e quindi meglio non scatenare le sue ire.
Così abbiamo affrontato questi giorni, alla fine saranno solo 93, dopo aver già sprecato le 14 ore per ripescare dagli armadi pantaloncini, t-shirt e infradito d’ordinanza, ma anche bracciali e telefonini scagliati, chissà mai perché, dietro armadi e pouf.
La buona sorte che spesso pare faccia lunghi giri, in questo periodo, mentre aspetta di riscaldarsi nuovamente al sole dopo gli acquazzoni di questi ultimi giorni, si ferma approfittando dell’amenità dei posti cercando, in questi luoghi a noi familiari, dove intelligentemente fermarci per mangiare o degustare.
Già, soste intelligenti – come le vacanze di tanti – per poi raccontare agli amici di come quei luoghi, oltre l’estate, possano rimanere cornici di serate obbligatoriamente indimenticabili.
Allora cerchiamo di trovare … una sorta di tour, non per turisti, ma anche per questi.
Per non rinunciare, con l’abbandono di rigidi precetti, all’esaltazione dell’unico vizio capitale che, ci perdonino gli altri sei, non ci fa temere ritorsioni.
La gola l’unico peccato che essendo capitale ci ricorda quanto dovremmo spendere per soddisfare i nostri desideri.
Ed allora … andiamo, le analisi cliniche le faremo dopo.
Una premessa: gli esclusi e sono tanti, non sono secondi – è il caso di dirlo – a nessuno.
Dimenticanze, omissioni, problemi di spazio, non siamo un elenco telefonico, avremo tempo di parlare di loro in altri articoli, per quella che vuol diventare una rubrica periodica e stagionale di questo giornale.
Quindi andiamo.
A Brolo è d’obbligo gustare il gelato.
Qui si sono inventati, prima di quello di Cefalù, un galà per festeggiarlo, ed ora puntano a trasformarlo in un “Dop”, ovviamente quello al limone.
Tanti dicono che è buono da tutti ed in tutti i bar… chi ci vive sa, che quello alla “frutta” è meglio da Raffaele, che da poco si è trasferito nei nuovi locali; e quello a base di cioccolata e nocciola -insomma i gelati tosti a base di creme e latte intero – al Bar dei Portici.
Ma qui siamo all’Accademia del gusto!.
Di certo il “riso nero” lo fanno solo i Camelia, al Bar Sport, ricordando le origini barcellonesi del padre.
Mentre al bar “lo Svincolo” dai gelati “ottimi” è facile cadere nelle tentazioni del salato e troviamo anche il “pane cunsatu” a mezzogiorno, una volta prerogativa solo dei forni.
Rimanendo in tema di dolci e gelato “Armando”, al centro, è il re delle paste di mandorla e della più classica delle torte siciliane, non la cassata, questa la lasciamo ai palermitani, ma quella con il pandispagna e la crema di caffè.
Salato: Le arancine e le lasagne della Quercia, sono un fiore all’occhiello della ristorazione brolese e buona birra si trova al “pub saraceno”, mentre la pizza al metro è la novità del “Giardinetto”, pur confermandosi Nord e Sud la creperia il locale più gettonato di buona parte della riviera.
A Lacco, un locale sopra le righe.
Quello di Maria, poco meno di una bettola\trattoria.
La carne e le mozzarelle sono la scusa per scoprire i tarocchi … ma qui è tutta un’altra storia.
U “Vurparu” – sulla scorrimento per Sant’Angelo di Brolo – è da scoprire per il modo in cui “tratta” la carne sulla brace; la “fiorentina” è davvero di qualità alla pari del pane, sempre appena sfornato, e poco distante Borgo Maraudo, infame la strada per arrivarci, ma poi ne vale la pena per tutto.
A Ficarra, due locali nuovi al centro rielaborano la nouvelle cousin siciliana, ma vicino al campo sportivo, al Boschetto si mangia bene come da Kerya ad Ucria.
“Borello“, il nome che accomuna due fratelli, che hanno aperto due ristoranti, sopra e sotto, sono tipici, a Sinagra per gli antipasti, mentre il pollo schiacciato da Bontempo ha segnato da quarant’anni la gastronomia locale, sulla strada tra ponte Naso e Sinagra.
A Capo d’Orlando, tanta offerta.
Pascuzzo, oggi TerrAmare, sapeva di trattoria contadina, oggi trasferitosi sul lungomare è punto di ritrovo per chi vuol condividere la simpatia del titolare e di Franca, la sua nuova compagna.
Ma certamente da Joe alla Risacca si mangiano ottimi crudi di pesce ed alla Casette, nuovo locale sul lungomare la tagliata di carne è di qualità.
A Uletta è da scegliere anche perché è tra i pochi locali dove si trova il ”Coste all’Ombra”.
Non citiamo la Tartaruga a San Gregorio né l’Antica Filanda, sulla strada “dei funci”. Poco da dire siamo al top e sono notissimi.
I golosi si ritrovano anche da Giulio per i suoi bignè al limoncello, e per chi ama l’aperitivo, dentro una pompa di benzina, c’è il Ritrovo del Corso, ottimo il tagliere di salumi e formaggi che l’accompagna, e per chi non può fare a meno delle colazioni, ricche e fraganti, la tappa è il caffè letterario la Capannina a Gliaca di Piraino, qui buono anche per l’aperitivo in giardino.
Aperitivi anche all’enoteca Collovà, si gustano sulle botti sul marciapiede ma alla fine bisogna ricordare anche la pasta con la mollica dell’Odeon in piazza Caracciolo.
La signora Maria, nel retrobottega della sua rivendita di frutta, fa assaggiare salumi e formaggi, a volte la carne infornata, siamo a Ponte di Naso, dove da quello che era il “bar Fortunato” , oggi semplicemente, Lucky bar c’è la granita limone più buona del mondo.
Granite: Al caffè con panna certamente bisogna tornare al Bar dei Portici, a Brolo, dove c’è anche “lo special” un frappè inimitabile di caffè freddo.
Sant’Agata ha buone offerte, ma noi ci fermeremmo dalla signora Pina, grande gestrice di “Carletto”, il pesce alla brace è fresco buono e non si deve stipulare un mutuo per gustarlo, e bisogna assaggiare la pasta al sugo di totani del Borgo Marinaro, di fronte l’ufficio del turismo di Brolo e i piatti del “murgo” che nascono dall’idea di Giuliana Scaffidi nei tanti ristoranti di Gioiosa marea.
Allargando il raggio d’azione del nostro vagare, da golosi impenitenti, incuranti della benzina a due euro, ai piedi del Tindari una trattoria, nella piazzetta di fonte alla cappelletta votiva della Madonna Nera, serve aperitivi che sono cene e vino locale a pochi euro; mentre sul versante opposto, a Mirto, un postaccio “la Dispensa” ti offre la possibilità di mangiare specialità dei nebrodi, ed ascoltare buon blues.
Per tutto il resto al prossimo tour.