GRANDI MAESTRI – Un anno fa ci lasciava Gillo Dorfles
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GRANDI MAESTRI – Un anno fa ci lasciava Gillo Dorfles

Quel percorso dalla Piramide all’Atelier sul mare a parlar di Ponte…

 

Il 2 marzo del 2018, alla veneranda età di quasi 108 anni, veniva a mancare uno dei più grandi intellettuali del nostro tempo. Triestino, classe 1910, medico psichiatra, critico d’arte e artista, docente di Estetica, scrittore, editorialista, Gillo Dorfles, ha rappresentato una voce straordinaria e un pensiero libero dell’arte e della cultura contemporanea. Da giovane frequentava Italo Svevo, e con Dino Buzzati, suo amico e collega, condivise le prime esperienze al Corriere della Sera. Nel 1948, a fianco di Bruno Munari, è stato tra i fondatori del MAC di Milano. Il 20 marzo del 2010 lo abbiamo conosciuto e apprezzato all’inaugurazione della Piramide 38° Parallelo di Fiumara d’Arte, ospite dell’amico Antonio Presti, col quale Dorfles condivideva la passione per l’arte e la bellezza. Quel giorno abbiamo avuto il privilegio di effettuare in sua compagnia il tragitto in auto da Motta d’Affermo all’Atelier sul Mare, parlando, tra l’altro, del Ponte sullo Stretto. Gli effetti di quell’incontro Dorfles li manifestò cinque giorni dopo in una storica intervista a “Raiperunanotte”, di Michele Santoro.         

108 anni li avrebbe compiuti il 12 aprile dello scorso anno, quaranta giorni dopo la sua morte. Se di “morte”, rispetto a personaggi di tale levatura, si può parlare, considerato l’immenso patrimonio culturale che Gillo Dorfles ci ha lasciato. Un anno fa, uno dei grandi maestri di quest’ultimo secolo di storia è andato via, ma la sua opera, il suo pensare libero, profondo, e colto, in ogni settore che egli ha abbracciato, lascerà segni indelebili. Cura della conoscenza, ricerca, creatività e rapporto tra estetica ed etica non saranno le sole peculiarità per cui sarà ricordato.

Medico psichiatra, critico d’arte e artista, docente di Estetica all’Università Statale di Milano, scrittore, editorialista, Gillo Dorfles, tra l’altro, nel 1948 è stato tra i fondatori del MAC – Movimento Arte Concreta di Milano. Con lui, artisti del livello di Munari, Veronesi, Monnet. Alla prima mostra vi partecipò, tra gli altri, anche Lucio Fontana, artista e amico tra i più apprezzati da Dorfles, assieme a Burri, Melotti, Capogrossi, Marini. Tra i suoi amici in ambito letterario e giornalistico, in tempi differenti, si annoverano personalità come Italo Svevo e Dino Buzzati.

Le sue ultime uscite: nonostante l’avanzatissima età, tra il 2015 e il 2016 al MACRO di Roma gli fu dedicata una mostra antologica curata da Achille Bonito Oliva. Ad inizio 2017, la sua ultima mostra alla Triennale di Milano.

Il linguaggio di un artista nel corso del tempo: “Ho sempre fatto ciò che sentivo. Non ho mai tentato di uscire dai miei schemi preferiti. E non mi sono mai posto questo problema”. L’idea e la voglia di dipingere come un bambino: “Direi di sì. Non c’è mai una costruzione razionale preordinata. Lo spunto è sempre istintivo”. E sul possesso della tecnica: “L’emotività resta fondamentale, oltre a tutto il resto”. Queste, alcune delle tante risposte contenute nell’interessante conversazione tra il maestro e Marco Meneguzzo, “Dorfles, Arte con sentimento”, ed. Medusa, 2014.

Il 20 marzo del 2010, Gillo Dorfles partecipò all’inaugurazione della Piramide 38° Parallelo di Fiumara d’Arte, ospite di Antonio Presti, suo amico, col quale condivideva la passione per l’arte e la bellezza. L’opera era stata realizzata da Mauro Staccioli, anch’egli venuto a mancare recentemente, due mesi prima di Dorfles.

Il maestro triestino, milanese d’adozione, lo avevamo conosciuto e apprezzato proprio in quell’occasione. Tra l’altro, quel giorno abbiamo avuto il privilegio di condividere con lui il tragitto in auto da Motta d’Affermo all’Atelier sul mare di Castel di Tusa, dove ad attenderlo c’erano tutti gli altri ospiti dell’evento intorno ad una torta augurale per il suo centesimo compleanno, ormai prossimo.

In auto, assieme a lui, l’artista cagliaritana Rosanna Rossi.

Com’è noto, l’inverno 2010 è stato tra i più critici riguardo ai dissesti del territorio dovuti al maltempo.

Lungo il percorso tortuoso, costeggiato dalle numerose frane, abbiamo intrapreso un’interessante discussione sulle infrastrutture in Sicilia. Interessava molto, ovviamente, l’opinione del grande intellettuale, il quale cadenzava le parole con parsimonia. Il discorso cadde inevitabilmente sul “Ponte”. E con non poca sorpresa, è apparso subito che il professore fosse in possesso di informazioni ben distanti dall’effettiva realtà dei fatti, frutto della campagna attuata dal Governo sulla realizzazione della mega-opera. Gillo Dorfles ascoltava nei dettagli, alternando lunghi silenzi a commenti che rivelavano un indubbio interesse verso l’argomento. Ma non emise alcun giudizio. Non fece trasparire nulla. Arrivati a destinazione dispensò saluti e ringraziamenti con la classe e l’eleganza che lo hanno da sempre contraddistinto. In hotel, preso dalla stanchezza, dopo un pasto leggero e veloce, raggiunse la camera.  

L’epilogo. La sera del 25 marzo da Bologna andò in rete, via web e per radio, “Raiperunanotte”, programma di Michele Santoro, nato da una massiccia sottoscrizione popolare, dopo la sospensione di “Annozero”, operata tra mille polemiche dalla Rai per motivi apparentemente elettorali. Il capo del Governo era Silvio Berlusconi.

Tra gli intervistati con servizi esterni, Mario Monicelli e Gillo Dorfles. L’argomento era ovviamente in linea con i motivi della trasmissione: lo stravolgimento dell’informazione e della comunicazione. Qui, la sorpresa: alla domanda del giornalista, su come ci si possa difendere dalle finte verità, Dorfles rispose: “L’unica cosa è fare i confronti fra ciò che avviene e ciò che viene raccontato. Sono tornato ieri dalla Sicilia, basterebbe pensare al Ponte sullo Stretto che viene sventolato da parecchi anni, il quale, non solo non è stato costruito, ma probabilmente non lo costruiranno mai. La critica universale che ascoltiamo dai mass-media ha finito per assuefarci ad accettare delle cose che non erano del tutto vere”.

Dorfles ha utilizzato dunque come esempio la grande opera, monumento simbolo della propaganda del tempo, tornata recentemente alla ribalta, per esprimere davanti a milioni di italiani il proprio disappunto sulla contraffazione dell’informazione politica.

Toccare dei tasti su argomenti apparentemente complessi e sensibili da consegnare all’intelligenza e alla lucidità di un intellettuale libero e arguto, forte di un secolo d’esistenza encomiabile, depurandolo dalla retorica, era stata un’operazione semplice che aveva sortito un risultato importante, seppur inizialmente ristretto al perimetro di un’utilitaria che percorreva lentamente una strada accidentata, ben presto divenuta scorrevole. Un pensiero intimo, tenuto con sé, era stato responsabilmente elaborato e poi trasferito al grande pubblico.

Una goccia si era trasformata in un oceano.

 Corrado Speziale

2 Marzo 2019

Autore:

redazione


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