Graziella Campagna – 30 anni dopo insieme “per non dimenticare”
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Graziella Campagna – 30 anni dopo insieme “per non dimenticare”

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Foto e articolo sull’evento al Palacultura di Messina a cura di Corrado Speziale

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La ragazza di Saponara, a trent’anni dal suo barbaro assassinio, è stata ricordata al Palacultura “Antonello”. L’evento, che ha visto insieme la famiglia Campagna, l’associazione Onlus Graziella Campagna, il Movimento Agende Rosse Messina, Libera e il Comune di Messina, è stato rivolto alle scuole cittadine e del comprensorio attraverso i valori di Corresponsabilità, Libertà e Giustizia, articolati nel suo intervento da don Luigi Ciotti. Una manifestazione molto partecipata, nella quale si è tuttavia registrata una lacuna: assenti, in quanto non invitati, i rappresentanti dell’associazione Rita Atria di Milazzo e del movimento per la Pace e il Disarmo unilaterale di Messina che nel 1996, attraverso il loro dossier, furono determinanti per la riapertura del caso giudiziario.

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12 Dicembre 1985 – 2015: trent’anni da non dimenticare. Tre decenni tenuti insieme dalla condivisione intorno alla sete di giustizia per una ragazza uccisa a 17 anni dalla mafia.

Ciò, a fronte di depistaggi, omissioni, ignavia degli investigatori dentro un caso prima umano e poi giudiziario che solo nel 2004 ha visto riconoscere i colpevoli e, dopo ulteriori traversie, la conferma della condanna in Cassazione nel 2009 per il boss Gerlando Alberti jr e il suo luogotenente Giovanni Sutera.

Graziella Campagna, impiegata in una lavanderia di Villafranca, ma abitante a Saponara, fu “giustiziata” dalla criminalità mafiosa per aver trovato, in un indumento, un documento che rivelava la reale identità di tale “ing. Cannata”, pseudonimo del latitante Alberti. La ragazza fu così rapita e uccisa. Il suo corpo venne ritrovato e riconosciuto dal fratello Piero, carabiniere, che da quel momento, nel dolore, assieme alla sua famiglia ed a un ristretto gruppo di amici, diventa protagonista di una vicenda straordinaria per coraggio, intraprendenza e voglia di giustizia. Ne venne fuori un impegno forte e deciso, ostacolato in mille modi, che ha spinto verso la ricerca della verità: le inchieste giudiziarie, dapprima lente e poco attendibili, presero corpo solo dopo tanti anni. Adesso, con pene in corso d’esecuzione a carico degli esecutori materiali del delitto, restano comunque irrisolti mille quesiti che stanno dietro questo fatto, assieme ad altri che conclamarono Messina e il suo territorio come terra di mafia e luogo “governato” dalla borghesia mafiosa, mentre si faceva presto a definirla “provincia babba”.

Libera-Messina

Il Palacultura di Messina, Sabato mattina, era gremito di ragazzi delle scuole provenienti dalla città e dal comprensorio: segno di speranza ed educazione attraverso quei valori che devono segnare il futuro dei giovani. “Insieme, per non dimenticare Graziella Campagna” – “Corresponsabilità, Libertà e Giustizia”. Questo era il titolo dell’evento che ha visto insieme la famiglia Campagna, l’Associazione Onlus “Graziella Campagna”; il Movimento Agende Rosse Messina – Gruppo “Graziella Campagna”; Libera – Presidio di Messina “Nino e Ida Agostino” e il Comune di Messina.

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Gli interventi dentro l’auditorium di viale Boccetta sono stati introdotti e coordinati dal giornalista Nuccio Anselmo, esperto di “giudiziaria” che ha seguito il caso Campagna nelle sue varie fasi. La cronistoria della vicenda, raccontata da Anselmo e il trailer del film “La vita rubata”, hanno fatto da apripista agli interventi.

“Siamo qui per produrre forza – ha detto il sindaco Renato Accorinti – non per commemorare Graziella in modo banale. Dobbiamo lavorare sempre ed impegnarci, altrimenti diventiamo complici di una vita inutile. Per questo occorre senso di comunità. Il bene si coltiva, non cammina per conto proprio”.

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L’assessore alle Politiche scolastiche, Patrizia Panarello, ha invece utilizzato il paradigma delle due strade: “Una porta all’assassinio, fatta di morte e di terrore, l’altra alla verità, con impegno e responsabilità. Due strade opposte, distinte e separate, che non possono confondersi. Eppure – rimarca l’assessore centrando il tema del caso giudiziario – può succedere che queste due strade si incontrino, e che una imbocchi l’altra”. Questo il suo auspicio verso i giovani: “Opporre a un’idea di società corrotta a tutti i livelli, un ideale concreto di società pulita in cui tutti lavorino per renderla migliore”. Gianpiero D’Alia, deputato e presidente nazionale dell’Udc, amico di famiglia dei Campagna, è salito per ultimo sul palco e andato via per primo. Giusto il tempo del suo intervento: “La storia del processo Campagna, è la storia dell’evoluzione della nostra società. Uno spaccato di come il nostro Paese e la nostra provincia siano cambiati, in parte in meglio, in parte in peggio. Siamo qui per la condivisione di un dolore e di una responsabilità”. Particolarmente toccante, il ricordo portato dal fratello, Pasquale Campagna: “Graziella la ricordiamo per la sua semplicità, per i suoi occhi profondi e innocenti, per il suo amore per la vita. Non dimenticheremo mai il coraggio che ha avuto nel guardare negli occhi i suoi assassini, prima che le sparassero sul volto cinque colpi di lupara”. Il suo accorato auspicio: “Andare avanti con tenacia, mai abbattersi, non permettere che venga uccisa la propria libertà, credere nella legalità. Graziella merita questo”. Così, Piero Campagna, il fratello carabiniere: “Trovai mia sorella riversa a terra, trucidata da colpi di fucile. E’ stato un impatto terribile. Lì, per me e la mia famiglia, è iniziato l’inferno. Dovetti scegliere tra vendetta e giustizia, preferendo la seconda strada”. Da militare dell’Arma, per lui fu un’esperienza a tratti incredibile: “Ad un certo punto, dentro la mia divisa mi sentii spaesato. Non credevo più a niente”. Elenca fatti e aneddoti, incongruenze e atti significativi della sua esperienza. Racconta l’incontro con il suo legale, Fabio Repici, presentatogli dagli attivisti Nadia Furnari e Antonio Mazzeo; la telefonata di una signora a “Chi l’ha visto?”; la vicenda del boss Alberti jr; le opposizioni alla fiction poi andata in tv. “Graziella è stata uccisa più volte”, ha esclamato Piero, tra gli applausi della platea.

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Altrettanto incisivo è stato l’intervento di Fabio Repici, l’avvocato che in prima linea ha sostenuto la parte civile: “Quando presi il caso, non ho avuto dubbi che Graziella fosse stata uccisa una seconda volta, con l’arma del silenzio”. Anch’egli ricorda l’impegno degli attivisti dell’associazione “Rita Atria” e del movimento per la Pace e il Disarmo unilaterale. Sottolinea poi l’impegno della signora Santa, madre della ragazza, protagonista dell’estenuante battaglia assieme al figlio Piero. “Questa storia, nella sua tristezza – ha rimarcato Repici – ha avuto un esito positivo per la società, perché due criminali sono stati condannati all’ergastolo in nome del popolo italiano”. Molto atteso era l’intervento di don Luigi Ciotti, fondatore di “Libera”: “Se non sentiamo che quei proiettili hanno colpito anche noi, la memoria diventa retorica. Non basta la solidarietà, la memoria è un grande impegno”. Il punto sulle attuali mafie: “In questo momento di crisi sono ritornate. Sparano apparentemente di meno ma uccidono lo stesso, perché colpiscono la libertà e la dignità delle persone. Pensando a Graziella, non sono solo le mafie il problema, bensì noi”. E ha parlato di corresponsabilità, libertà e giustizia. Con una riflessione: “Non ha colpe solo chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare”. Poi, il tanto atteso annuncio, che a Messina attendeva solo l’ufficialità: “Il 21 Marzo, la giornata della memoria e dell’impegno di Libera contro le mafie, avrà come città centrale Messina. Le persone arriveranno in migliaia per dire da che parte stanno”.

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All’evento erano presenti i familiari di Attilio Manca e di Nino e Ina Agostino, alla costante ricerca della verità sull’uccisione dei loro congiunti. Assente, invece,  per sopraggiunti impegni istituzionali, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che per l’occasione ha inviato un messaggio.

Hanno partecipato alla mattinata, inoltre, i sindaci di Rometta, Saponara, Villafranca e Savoca.

Dal palco sono intervenuti alunni e insegnanti delle varie scuole e rappresenti di associazioni, nonché Tiziana Tracuzzi, di “Libera – Messina” e Giusy Mattaliano di “Agende rosse – Messina”.

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Interessante, il racconto dell’esperienza di “Rinascita donne”, un progetto che ha visto l’intitolazione a Graziella Campagna di una cascina a S. Maria di Moncalvo, in provincia di Asti, confiscata alla mafia e adesso “casa” per donn.e in difficoltà, nonché presidio di legalità e punto d’incontro e integrazione. Un omaggio, da parte del sindaco astigiano, è stato consegnato a Renato Accorinti dalle mani delle responsabili della Cascina.

Si è trattato di una manifestazione sentita e partecipata, in cui tuttavia hanno pesato significativi “vuoti”: assenti, in quanto non invitati, i rappresentanti dell’associazione Rita Atria di Milazzo e del movimento per la Pace e il Disarmo unilaterale di Messina,  che nel 1996, attraverso il loro dossier, assieme alla famiglia e a Fabio Repici, determinarono la riapertura del caso giudiziario. In particolare, Nadia Furnari e Antonio Mazzeo

 

15 Dicembre 2015

Autore:

redazione


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