GUERRA CIVILE  1943 – E se tutto fosse iniziato in Sicilia?
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GUERRA CIVILE 1943 – E se tutto fosse iniziato in Sicilia?

il tenente Navarri.

LA SPOSA SCESA DAL CIELO… COMINCIA IN SICILIA LA GUERRA CIVILE. QUEI PARACADUTISTI DI CASTELL’UMBERTO, SINAGRA E RANDAZZO.

Il reportage storico di Caputo\Ricciardi pone la questione

 

Il caporal maggiore Cesare Pellegrini della divisione Livorno, che in un fortino di Porta Marina il 10 luglio 1943, quando incominciarono a sbarcare nel mare di Gela gli Anglo-americani, da solo si oppose strenuamente allo sbarco bloccando le truppe avversarie sulla spiaggia.

Morì dopo pochi minuti pugnalato alle spalle da un suo amico.

Così cominciava in Sicilia la Guerra Civile, voluta per far uscire dalla Guerra l’Italia, “ventre molle dell’Asse.

E poi ci sono i luoghi: Pizzo Battaglia, Selleria, Zerbetto – Cesarò, Pizzo Costanzo, Pizzo degli Angeli e le fiumare Furiano e Rosmarino. C’è anche Naso, Tortorici, Galati, Santa Domenica e Randazzo.

Il 7 agosto il Gruppo Ulich abbandona Zerbetto e si dispiega a Naso per andare a presidiare la linea Tortorici.

Sinagra Martini. Veduta, in alto,di Mezzagosto luogo d’atterraggio del paracadutista americano

I lanci a Castell’Umberto, Sinagra e Randazzo fanno agevolmente pensare ad un’altra operazione in grande stile dell’OSS che potrebbe avere avuto, nel primo paese, come risultato l’inizio di una manovra di aggiramento da parte delle truppe marocchine – reduci dalla battaglia di Troina – iniziata nella località Forgia Vecchia di Castell’Umberto.

CASTELL’UMBERTO- SAN FRATELLO

Dapprima quasi impercettibile, poi sempre più azzurro e quasi confondendosi con i colori dell’alba, lo strano fardello scendeva dal cielo e cominciava a prendere forma, fino a disegnare la sagoma di un uomo e identificare come motori gli strani rumori percepiti dai pochi umbertini.

Doveva essere il 6 agosto del 1943 quando il paracadutista americano toccò terra nel tratto compreso tra le contrade Baracche e Aria Ratto di Castell’Umberto. L’Ufficiale americano non ebbe bisogno di sotterrare il paracadute perché qualcuno, che forse lo stava aspettando, si occupò di riutilizzare tutto quel ben di Dio, fatto di corde e seta artificiale per farne camicette per donna e financo un abito da sposa, da rivendere magari sottobanco. In quegli anni, si sa, mancava di tutto e tutto poteva tornare utile. In fondo, all’ufficiale americano reduce dall’ “Operazione Ladbroke” interessava ben altro. Doveva raccogliere informazioni, incontrare i collaborazionisti italiani (cospiratori per i tedeschi), organizzare gruppi di civili fidati che dovevano agire dietro la “Linea Tortorici”, linea che le forze Italo- Tedesche stavano approntando dopo il cedimento della linea San Fratello. Già… la linea San Fratello, dove il sistema di infiltrarsi, facendosi guidare da civili del luogo aveva dato ottimi risultati per arrivare alle spalle delle linee tedesche, non senza però subire perdite, come ben racconta il “Rapporto” che parla della Missione Pantaleoni partita da Palermo e giunta a San Fratello tra il 5 e 6 agosto. Un’operazione che, per la sua vastità, merita approfondimento intersecando quanto scrive Ribarich con i “racconti della storia” che di nome fanno Alberto Santoni, “Le operazioni in Sicilia e Calabria pag. 379 – Biblioteca Militare – e Giovanni Sardo Infirri con “La Guerra Sui Nebrodi”. E poi ci sono i luoghi già menzionati: Pizzo Battaglia, Selleria, Zerbetto – Cesarò, Pizzo Costanzo, Pizzo degli Angeli e le fiumare Furiano e Rosmarino.

Max Corvo

E i nomi di chi combatteva con la spina nel fianco di un alleato diventato infido e di chi mal sopportava l’alleato di ieri. Ed è così che “emergono” dai “bisbigli della storia” nomi insoliti: “Gruppo da combattimento Ulich” con le insegne germaniche; “Assietta gruppo contraereo schierato presso il cimitero di San Fratello; 29mo reggimento fanteria Assietta del col. Mario Fontana, schierato il 1° agosto” tra il km 15 e 27 della rotabile di S. Fratello”. Fontana, dopo l’Armistizio dell’8 settembre, scelse di schierarsi contro i tedeschi. E poi ci sono le date e gli avvenimenti. Il 6 agosto del 43 il gruppo Pantaleone con le guide civili (siciliani locali) si trova a Pizzo Battaglia. Subito dopo piovono sui tre chilometri tenuti dal Gruppo del Col. Ulich da 8 a 10 mila cannonate per ammorbidire le posizioni e fiaccare i difensori.

Caporal Maggiore Cesare Pellegrin

Quando poi, finito il bombardamento di preparazione, gli americani vanno all’attacco, i tedeschi non cedono e respingono ondata su ondata. Nel pomeriggio del 6 agosto un attacco corazzato americano, rafforzato da un gruppo di Tabor marocchini, si infiltra alle spalle del gruppo germanico e taglia la strada per Cesarò, ma il gruppo non cede… anzi. Una sua pattuglia intercetta il gruppo Pantaleone e i civili che lo guidano, catturano e uccidono gli infiltrati. Lo stesso Pantaleone viene fatto prigioniero e spedito a Randazzo con una jeep per essere interrogato. A Randazzo, però, il prigioniero non arriverà mai perché il mezzo sul quale viaggiava salta su una mina. L’attacco contro le linee tedesche a San Fratello fu preceduto per l’appunto da una ricognizione fatta dall’OSS americano (Office of Strategic Services), il servizio segreto statunitense operante nel periodo della Seconda guerra mondiale.

Erano nuclei di siculo americani in abiti borghesi che passarono le linee, infiltrandosi sulle montagne. La missione organizzata da Max Corvo consisteva in tre squadre guidate da gente del posto. Gli infiltrati ebbero successo ma, sulla via del ritorno, uno dei nuclei, quello comandato da Pantaleone, venne scoperto dai tedeschi e annientato. Il 7 agosto i germanici abbandonano la postazione di Zerbetto e si ritirano su Naso, per andare a presidiare la linea Tortorici. Intanto l’Assietta, escluse le artiglierie, si dissolve. Quel che resta verrà schierato a Cresta di Naso e nei pressi della SS. 116, a partire dall’imbocco con la SS. 113. La Linea Tortorici – meglio sarebbe chiamarla “linea dell’illusione”- era quella di Graziani, che aspettò inutilmente una divisione alpina alleggerita da schierare lungo la SS. 116. Lui la chiese, come evidenzia il suo rapporto a SuperEsercito n. 16692/ap del 19 luglio 1943. Chiese pure una divisione motorizzata con mezzi anticarro, come riserva d’Armata. La divisione alpina, tra i reduci, ebbe nell’immediato dopoguerra un nome, seppur impreciso.

Castell’Umberto. Punto di massima zona atterraggio paracadutista americano

“… Se in Sicilia ci fosse stata la divisione Brennero”… o magari la “Sabaudia”, successivamente impiegata a Palermo, non certo contro gli Alleati. Sul perché non ci fu, tante possono essere le motivazioni e le interpretazioni. Forse il rapporto De Angelis, proveniente direttamente dall’archivio di Max Corvo, potrebbe aiutare a capire, così come aiutò a studiare i contatti che ci furono già dal 1941 tra qualche Blasonata e gli inglesi. Le trame poi ebbero uno stop dal Re, che però non durò a lungo. Ma la storia, si sa, non è fatta di sé… anche se questi sono in grado di cambiarne il corso. Ma torniamo al paracadutista di Contrada Baracche.

Non fu certo il solo ad essersi paracadutato sui Nebrodi, dietro le linee italiane. Vi furono almeno altri due lanci. Uno a Sinagra, in località Mezzagosto. Il paracadutista fu avvistato e qualcuno diede l’allarme, ma la struttura di potere fascista non riuscì ad intercettarlo, forse perché gli americani erano già sul torrente Rosmarino. L’altro lancio singolo avvenne nei boschi a monte di Randazzo e, forse, ebbe come conseguenza l’aggiramento, da parte alleata, della strada 116 tra Randazzo e Floresta tramite un sentiero nei boschi, reso rotabile, che permise di baipassare Santa Domenica Vittoria e spuntare alle spalle dei soldati dell’Asse in ritirata. Essi però, si sganciarono qualche chilometro prima, al bivio per San Piero Patti. I lanci a Castell’Umberto, Sinagra e Randazzo fanno agevolmente pensare ad un’altra operazione in grande stile dell’OSS, che potrebbe avere avuto come risultato l’inizio di una manovra di aggiramento da parte delle truppe marocchine, reduci dalla battaglia di Troina, iniziata nella località Forgia Vecchia di Castell’Umberto.

Da qui risalirono la mulattiera che, passando per Monte Quattro Finate, porta alla periferia del Comune di Floresta (praticamente dietro la linea Tortorici). Più che una formazione regolare, erano soldataglia sempre in cerca di bestiame da razziare e di donne da violentare tanto che, narravano i testimoni, furono portati a destinazione in camion chiusi a mò di gabbia e fatti scendere oltre il perimetro urbano umbertino. Anche in questo caso, la missione fu guidata da civili, qualcuno dei quali catturato poi e forse ucciso dai tedeschi. Questi ultimi facevano quel che potevano con la costituzione di appositi reparti di controspionaggio, creati alla bisogna, e ovviamente si lamentavano con chi di dovere. Lo stesso generale Hube, già il 1° Agosto (che viene dopo il 28 luglio del 43), cosi scrive al Comando della 6 Armata Italiana e qui sotto si porta a conoscenza, alla lettera, una comunicazione della 15a divisione Granatieri corazzati. “Nel quadro dei fattori che costituiscono la superiorità del nemico, ha un’importanza da non sottovalutare il comportamento degli italiani, sia dei militari italiani, sia della popolazione siciliana… che simpatizza apertamente con il nemico.

Essa si mette volontariamente a disposizione come guida pratica dei luoghi. In montagna conosce, naturalmente, ogni sentiero. Per tali sentieri, poi, nelle ore della notte, le colonne someggiate nemiche vengono guidate alle spalle delle nostre posizioni.” Magari il generale avrà generalizzato, perché molti italiani si batterono bene e – in alcuni casi (pochi in verità) – i civili spararono accanto ai soldati italiani. Ma quali furono gli effetti sulle forze dell’Asse sulla 116 tra Randazzo e Floresta? Bastano le parole di Carmelo La Cava nel suo libro “Vendemmia e mietitura” che possono essere così riassunte: “partiti da Sinagra, in direzione di Randazzo per cercare lavoro, feci a piedi, subito dopo l’agosto del 43, la statale 116 per Randazzo; nei muri dei ripidi tornanti c’erano ancora appiccicati brandelli di carne e sangue raggrumato dei militari tedeschi che si erano ritirati su Floresta. Fu una vista impressionante. Poviri figghi.” Nella Sicilia di quegli anni, tra promesse, voglia di indipendentismo, brigantaggio, separatismo e delusioni, accadde di tutto. A fronte di interi reparti dell’Assietta che si sciolsero come neve al sole, ci furono tanti episodi che tennero alto il senso dell’onore: “Comandato a sbarrare un passo di montagna all’avanzata di una colonna corazzata nemica, animava i suoi uomini trasfondendo in loro la sua fede. Durante l’impari combattimento, durato nove ore e reso più aspro dalla mancanza di ostacoli anticarro, senza collegamenti e senza speranza di aiuto, infliggeva gravi perdite all’avversario, aggiungendo nuova gloria alle gesta degli artiglieri italiani. Caduti o feriti i servente, continuava da solo a far fuoco sino a quando, colpito a morte, cadeva sul pezzo assolvendo eroicamente il compito affidatogli. Luminoso esempio di dedizione al dovere. Portella della Paglia (Palermo), 22 luglio 1943″.

Enzo Caputo Castell’Umberto. Il punto dove ebbe inizio l’ infiltrazione delle truppe marocchine

Con questa motivazione il 4 novembre del 1946 venne concessa la Medaglia d’Oro al ventiduenne Sottotenente artigliere Sergio Barbadoro, in forza al I gruppo 100/17 del 25° Rgt. art. della divisione “Assietta”.

Accanto a lui, sulle spiagge di Gela, il Tenente Navarri è, come loro, tanti altri che giacciono abbandonati chissà dove e dimenticati, nell’indifferenza di una guerra perduta come il caporal maggiore Cesare Pellegrini della divisione Livorno che, in un fortino di Porta Marina il 10 luglio 1943 – quando incominciarono a sbarcare nel mare di Gela gli Anglo-americani – da solo si oppose strenuamente allo sbarco, bloccando le truppe avversarie sulla spiaggia.

Morì dopo pochi minuti, pugnalato alle spalle da un suo amico. Cominciava così in Sicilia la Guerra Civile, voluta per far uscire dalla Guerra l’Italia, il “ventre molle” dell’Asse.

Enzo Caputo- Rosalia Ricciardi.

22 Settembre 2023

Autore:

redazione


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