Lo seguo fino all’ingresso del ristorante.
L’insegna riporta la scritta “Le Siciliane”.
Apparentemente sembra un locale come un altro, poi quell’odore di cucina, il profumo che ti fa ricordare quando eri bambino e tua nonna preparava per te, l’invito di quell’odore non posso che assecondarlo, così entro e comincio a curiosare.
Mi accoglie l’ambiente di una cantina, sulle pareti si distingue un affresco e vedo un uomo seduto ad un pianoforte suonare un motivetto.
L’odore di buon cibo continua a permeare in modo intenso l’ambiente.
L’amico che mi accompagna mi presenta il proprietario del locale, si chiama Calogero Armeli, detto Pascuzzo, forse questo nomignolo lo si deve al fatto che guardandolo traspare dal suo volto un’espressione sincera di chi ama ciò che fa.
Nella sua cucina niente surgelati, niente prodotti globalizzati, solo prodotti che vengono da una spesa fatta nei mercati e acquistati dal venditore ambulante di fiducia, come lui stesso tiene a precisare, che passa ogni mattina davanti al locale.
I piatti di Pascuzzo sono applicazione di tradizione ed eco-sosteniblità. -“E’ la cucina dell’anima – così la definisce Pascuzzo -. Da noi la gente si sente a casa”.
Si trattiene a chiacchierare per qualche minuto poi entra nel suo regno, la cucina, dal quale, dopo poco tempo, esce portando in mano un piatto di olive verdi e un cestino di fette di pane casereccio. Rustico e genuino accompagnamento alle zuppe di fagioli e ceci al profumo di finocchietto selvatico che ci serve a seguire.
Calogero ci esorta a provare anche il secondo.
Mi propone un maialino dei Nebrodi servito con ruote di arancia fresca appena raccolta dall’albero, è la sua specialità.
Un trionfo di vitamine e proteine, quello di Pascuzzo, per un pranzo senza fronzoli, ma verace, nutriente e schietto.
Se è vero che a tavola si conoscono davvero le persone, sono lieta di averlo conosciuto, un cuoco semplice, straordinariamente sincero, ospitale e accogliente.
Maria Antonietta Pioppo http://www.cronachedigusto.it