“I NERI” & MATTARELLA – “Lo stesso tipo di pistola non vuol dire la stessa arma”
Fioravanti: Quel giorno non ero a Palermo ed ora dice la sua.
Non c’entra niente con Mattarella. Processato e assolto per l’omicidio dell’ex presidente della Regione, ucciso 40 anni fa a Palermo.
A ridosso della giornata della sua uccisione, celebrata ieri, continuano a circolare voci dissennate sul coinvolgimento di Valerio Fioravanti nell’omicidio di Piersanti Mattarella.
Prima un settimanale che usa l’antifascismo per la sua caccia al lettore latitante ha tirato fuori che la pistola usata per uccidere Mattarella sarebbe stata la stessa usata per l’omicidio del giudice Amato.
Quella sarebbe stata in effetti una scoperta rilevantissima, essendo Amato stato certamente ucciso dai Nar.
Solo che con il termine la stessa pistola si intendeva lo stesso tipo di pistola, non la stessa arma. Una non propriamente rara 38.
Ora la scoperta clamorosa è che la stessa pistola, pardon lo stesso tipo di pistola sarebbe stato adoperato per sparare a Mattarella e a Reina. A parte che sempre di una non rarissima 38 si tratta, non si capisce bene come il fatto coinvolga Fioravanti e i Nar.
Servirebbe un po’ di chiarezza: Falcone ha deciso di inquisire i Nar molto tardi e solo dopo le polemiche che lo accusavano di non volere la verità su Mattarella.
Tanto era poco convinto della tesi accusatoria che nel libro intervista postumo Cose di Cosa nostra dice chiaramente che la mafia non risponde a nessun altro potere occulto e, mi pare, anche che per gli omicidi eccellenti Cosa nostra non appalta ma agisce in proprio. Sulla base delle indagini di Falcone, nel frattempo ucciso, il pm Pignatone, cioè l’accusa, non solo la difesa, ha chiesto l’assoluzione di Fioravanti [e ottenuto la condanna per calunnia degli accusatori di Fioravanti Izzo e Pellegriti].
Valerio Fioravanti si è detto oggi disponibilissimo a incontrare il pm Tartaglia e a “offirire la stessa collaborazione che offrii a Falcone”.
Sintesi: con l’omicidio Mattarella, i Nar e Valerio non c’entrano niente checché vaneggi un noto settimanale.
E Valerio Fioravanti,all’Ansa, ribadisce che “quel giorno non ero a Palermo”
“Non ero a Palermo il 6 gennaio 1980. Sono favorevole alla stessa collaborazione che diedi a Falcone a suo tempo”. Lo dice l’ex terrorista neofascista Giusva Fioravanti, processato e assolto per l’omicidio dell’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella ucciso 40 anni fa a Palermo.
Fioravanti è stato intervistato dal giornale online IlSicilia.it e dice: “Esiste un colpevole, ne è stato individuato un altro.
Credo che si chiami Madonia.
Ne parlavo con una suora amica proprio ieri che mi diceva di averlo incontrato. Sostiene che proprio Madonia si vantava di aver ucciso Mattarella e secondo questa suora poi ad un certo punto avrebbe pure collaborato”.
Sulla pista che puntava su killer neri per l’omicidio Mattarella, Valerio Fioravanti, condannato a otto ergastoli anche per la strage della stazione di Bologna e che ora è libero, dice: “Questa pista nasce in origine come “strategia della confusione” già nel processo per la strage di Bologna. Il processo sulla strage di Bologna non aveva prove, su quella strage non ve ne sono neppure adesso.
Serviva per evidenziare un tipo di criminale particolare.
Il processo per la strage di Bologna si basava su una tripla impostazione: Fioravanti amico della P2 e per conto della P2 avrebbe ucciso Mino Pecorelli. Fioravanti amico della mafia e di Andreotti e per conto della mafia e di Andreotti avrebbe ucciso Mattarella. Fioravanti amico degli americani e per gli americani ha fatto l’attentato a Bologna”.
Sull’appello del magistrato Roberto Tartaglia, consulente del Csm, che gli ha chiesto di aiutare la verità Fioravanti afferma: “Mi è sembrato un appello molto garbato. Molto giusto nei toni e anche nella sostanza.
Sto valutando se esiste un modo altrettanto giusto e garbato per rispondergli. Ci devo ancora pensare. Non vorrei uscire dal seminato”.
L’intervista a Valerio ‘Giusva’ Fioravanti realizzata da Maurizo Zoppi per “IlSicilia” e pubblicata ieri 6 gennaio 2019
Signor Fioravanti, si continua a parlare di “pista neofascista” in merito al delitto Mattarella
Io non ho particolari opinioni. Chi, invece di esprimersi, leggesse le carte, vede che siamo stati assolti in primo grado quando tra l’altro il pm era Pignatone. Poi siamo stati assolti sempre su richiesta del pm in secondo grado, poi l’assoluzione è diventata definitiva.
Per lei il colpevole è un mafioso?
Esiste un colpevole, ne è stato individuato un altro. Credo che si chiami Madonia. Ne parlavo con una suora amica proprio oggi (ieri 5 gennaio ndr) che mi diceva di averlo incontrato. Sostiene che proprio Madonia si vantava di aver ucciso Mattarella e secondo questa suora poi ad un certo punto avrebbe pure collaborato.
Ma dove lo avrebbe incontrato?
Lo ha incontrato in un reparto che non era di massima sicurezza. Per essere arrivato in quel reparto, in qualche modo deve aver collaborato.
Quindi?
Se a loro non sta bene quello che pensava Falcone, se non sta bene quello che pensava Pignatone, se a loro non sta bene quello che ha stabilito la Corte d’Assise e la Cassazione. Se non sta bene quello che hanno dichiarato Buscetta e Nino Madonia, io li lascerei fare…
Lei sostiene che anche Falcone sapeva che i delitti di cosa nostra non potessero avere mandanti esterni…
C’è un libro su Falcone scritto da Marcelle Padovani che non è un’autrice qualsiasi, è la moglie di un famoso sindacalista italiano (Bruno Trentin ndr) e non credo che la si possa sospettare di appartenere alla P2. Quel libro è uscito in Italia sei mesi prima della morte di Falcone, che non lo ha mai smentito. In quel libro il giudice Falcone racconta di quando aveva fatto arrestare i due pentiti di destra (Izzo e Pellegriti) che mi accusavano dell’omicidio. In quel contesto Falcone spiega alla Padovani che non è mai successo che la ‘cupola’ si sia rivolta ad esterni per i delitti eccellenti. Falcone non lo ha mai smentito e credo che lo abbia detto anche lo stesso Pignatone sulla stampa qualche giorno fa.
Ma perché allora tanta convinzione sul teorema neofascista in merito all’uccisione di Mattarella?
Questa pista nasce in origine come “strategia della confusione” già nel processo per la strage di Bologna. Il processo sulla strage di Bologna non aveva prove, su quella strage non ve ne sono neppure adesso. Serviva per evidenziare un tipo di criminale particolare. Il processo per la strage di Bologna si basava su una tripla impostazione: Fioravanti amico della P2 e per conto della P2 avrebbe ucciso Mino Pecorelli. Fioravanti amico della mafia e di Andreotti e per conto della mafia e di Andreotti avrebbe ucciso Mattarella. Fioravanti amico degli americani e per gli americani ha fatto l’attentato a Bologna.
Ci spiega meglio?
Da qui nasce tutta la creazione di questo super genio del crimine, purtroppo questo personaggio letterario deve aver affascinato qualcuno e contro tutte le evidenze, stanno facendo sopravvivere questo personaggio. Che dire? Non è stata altro che un’invenzione letteraria che ha avuto un successo insperato che io non auspico. E’ un personaggio che evidentemente scava nella fantasia. E’ un personaggio che piace. Un personaggio talmente negativo che fa sentire buoni tutti quelli che lo incontrano. Credo che sia questa la ragione del suo successo.
Possiamo tornare al suo processo e ai suoi incontri con Giovanni Falcone?
Quando mi chiese dell’omicidio Mattarella, io a Falcone dissi – perché era del tutto evidente che c’era davanti a me una persona seria ed intelligente – che mi sarebbe convenuto confessare qualsiasi cosa. Se avessi avuto un mandante da proteggere, avrei confessato. Avrei fatto un nome di un altro mandante e avrei fatto felice il vero mandante, perché lo avrei protetto molto meglio con una confessione che non con il negare qualsiasi verità. Avrei potuto coinvolgere qualche mio amico morto nel frattempo, avrei preso probabilmente anche qualche sconto di pena. Io però questo non l’ho fatto.
Perché?
Credo, nel mio piccolo, di essere anche io una persona ostile alla mentalità mafiosa e quindi in onore della sua giusta battaglia contro un certo tipo di mafia, il mio contributo alla battaglia di Falcone contro la mafia è stato dirgli: “io non c’entro niente. Continui ad indagare. Non si accontenti di questa facile verità servita su un vassoio d’argento”. Questa è la risposta che ho dato a Falcone e questa è la risposta che con molto garbo e molto rispetto darei a chiunque anche oggi.
Era a Palermo il giorno in cui fu assassinato Piersanti Mattarella?
Proprio no!
Lei lo sa che il pm Roberto Tartaglia, ex sostituto procuratore a Palermo ora consulente della commissione Antimafia nazionale, attraverso la stampa ha lanciato un appello proprio a lei, auspicando una sua collaborazione per far scoprire la verità di questo delitto?
Si. Mi è sembrato un appello molto garbato. Molto giusto nei toni e anche nella sostanza. Sto valutando se esiste un modo altrettanto giusto e garbato per rispondergli. Ci devo ancora pensare. Non vorrei uscire dal seminato.
Ma lei sarebbe disposto a collaborare?
Sono favorevole alla stessa collaborazione che diedi a Falcone a suo tempo.