Sosteneva Pablo Neruda che la speranza ha due bellissime figlie: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
Ieri abbiamo avuto una vibrante conferma di ciò ascoltando, a Capo d’Orlando, il nutrito parterre riunito per la presentazione del nuovo libro di Luciano Armeli Iapichino, pubblicato per i tipi di Armenio editore, intitolato” I vicerè delle Agromafie”
Muovendo dal libro è grazie al libro il numeroso uditorio presente ha avuto occasione e modo di riflettere sull’annoso fenomeno del radicamento mafioso nel comprensorio dei Nebrodi è sulle sue implicazioni e ramificazioni.
L’introduzione giornalistica sapiente di Massimo Scaffidi, le testimonianze vibranti di Vincenzo Agostino e di Angela Manca, il ragionare di Giuseppe Scandurra come l’analisi attenta e doviziosa di Nino Amadore, scrittore e giornalista di valore, come anche la requisitoria appassionata, puntuale e pungente dell’Avvocato Fabio Repici, tutto ha concorso a fare dell’occasione orlandina di ieri, patrocinata dal Comune e ben coordinata organizzativamente da Carlo Sapone, un’occasione non solo di formazione ed informazione ma anche un momento collettivo di riflessione etica sulla necessità di ripensare una dimensione sia esistenziale sia collettiva d’opposizione e contrasto alla mafia dei Nebrodi.
Una criminalità mafiosa profondamente addentellata, per interessi e per tradizione, con importanti e spesso insospettabili settori politici, economici e professionali.
Particolarmente intensa è stata poi la testimonianza di Giuseppe Antoci, il quale muovendo dalle vicende legate all’attentato da lui e dalla sua scorta subito ha ricostruito dettagliatamente, analiticamente non solo quegli eventi ma anche quelli correlati e legati alle vicende del gruppo di investigatori oramai noti come i “vegetariani” tra cui gli scomparsi Tiziano Granata e Calogero Emilio Todaro.
È infine intervenuto l’autore, lo scrittore galatese Luciano Armeli Iapichino, che ha trascinato l’uditorio ricostruendo con perizia diversi avvenimenti e fatti che sono parte di questa sua ultima fatica letteraria dal taglio volutamente d’inchiesta e giornalistico.
Un libro di cui, c’è da giurare, torneremo, presto e spesso, a sentire parlare per i temi e gli interrogativi che solleva.
Non sono mancati anche momenti polemici nei confronti soprattutto di certa politica ed antimafia regionale redarguita da alcuni degli intervenuti.
Nel complesso si è trattato di una di quelle rare occasioni che si offrono agli uomini, alle donne comuni, ai cittadini per potere riflettere schiettamente sulle dinamiche criminali che si sviluppano nel territorio nebroideo e sullo stato del contrasto a queste, il tutto secondo le direttrici nerudiane del coraggio e dello sdegno.