Siamo giovani e siamo precari. La nostra precarietà è ormai qualcosa di ben diverso da una mera condizione contrattuale. È diventata una stato d’animo che investe ogni campo delle nostre esistenze. Desideri basilari come studiare e mettere al servizio della comunità la nostra conoscenza, costruirci un futuro, avere una famiglia, sono diventati per noi dei sogni irrealizzabili.
Chiediamo con forza un serio ripensamento del modello di sviluppo, che non ipotechi il nostro futuro in forza di piccoli vantaggi sul contingente. Uno Stato più equo, insomma, che veda come primo obiettivo una più equa ripartizione delle risorse e dei diritti, che abbia come priorità la tutela dei soggetti deboli. Riscoprire in sostanza la giustizia sociale, premiare il merito permettendo di mettersi in gioco realizzando i propri talenti e le proprie aspirazioni.
Crediamo nell’importanza di un valore oggi calpestato innanzitutto da chi siede nei palazzi del potere, la legalità, e crediamo che rimettere al centro questo valore significhi restituire credibilità alle istituzioni e fiducia ai giovani, attirare investimenti e stimolare la produttività, aumentare i posti di lavoro e ridare forza a un’economia sana in un paese dove oggi le mafie inquinano qualsiasi possibilità di sviluppo.
Vogliamo studiare in scuole ed università pubbliche, che ci diano gli strumenti per poterci inserire credibilmente nel mondo del lavoro e per diventare cittadini. Vogliamo che questa possibilità sia data a tutti, senza distinzione di ceto.
Vogliamo una politica che decida finalmente di contrastare ogni forma di lavoro nero e di uso illegittimo delle forme contrattuali atipiche.
Perché dietro ognuno di noi che lavora in nero c’è una storia di mortificazione e di soprusi.
Crediamo che per combattere la disoccupazione giovanile e i suoi duraturi effetti negativi bisogna puntare sulla formazione e l’apprendimento continuo che guardino anche ad un corretto utilizzo degli stage e del praticantato.
Pensiamo che non sia più tollerabile il quotidiano svilimento dei diritti sanciti dallo Statuto dei Lavoratori. E’ necessario trovare gli strumenti per ristabilire, nel contratto di lavoro, quella parità tra le parti che dovrebbe essere il faro di ogni ordinamento democratico e che invece oggi in Italia è una chimera.
Vogliamo una classe dirigente che impari a pensare non solo al proprio futuro, ma anche al nostro. Se infatti il nostro presente è precario il nostro futuro è un buco nero. Vogliamo recuperare il principio fondamentale della nostra Costituzione: pretendiamo quindi un lavoro che ci dia dignità, garantendoci la possibilità di progettare il nostro futuro senza scadenze.
Vogliamo che le nostre istituzioni ci ascoltino , in Sicilia più che altrove sono sorde alle nostre richieste. Il malaffare, la cattiva gestione della cosa pubblica, il clientelismo dilagante nel settore pubblico come in quello privato, sono i muri contro cui ogni giorno ci scontriamo.
Pretendiamo che le risorse per lo sviluppo messe a disposizione dall’Unione Europea non vengano usate in maniera distorta per finanziare un sistema basato sul precariato, ma vengano usate per porre le fondamenta per una Sicilia che finalmente in futuro possa camminare sulle proprie gambe.
Vogliamo decidere dove vivere, dove studiare, dove lavorare, senza che l’emigrazione sia l’unica alternativa possibile. Anzi vorremmo che la nostra terra diventasse un posto attraente per chi è nato altrove.
Vogliamo uno Stato che tuteli tutti i soggetti deboli, primi fra tutti i migranti. Il fenomeno migratorio è un’opportunità, e offrire accoglienza e garantire diritti a chi arriva nel nostro paese sono precondizioni per considerarci uno Stato democratico.
Pretendiamo insomma, e ci piace dirlo con le parole della nostra Costituzione, una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del nostro lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a noi e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.
Il 9 aprile tutti in piazza! Manifestazione regionale a Palermo. h 17:00 – Piazza Indipendenza/Concentramento h 19:00 – Piazza Bologni/”I giovani Siciliani si raccontano”
Il comitato promotore de “Il nostro tempo è adesso – Sicilia”