Ha fatto tappa a Messina l’iniziativa Cycling & Swimming against violence with Federico nel cuore, consistente nel giro d’Italia in bicicletta e la traversata a nuoto dello Stretto del triatleta Andrea Rafaelli, per informare e sensibilizzare contro la violenza su donne e bambini.
– di Corrado Speziale –
Sabato mattina, l’atleta e la presidente dell’associazione “Federico nel cuore”, Antonella Penati, sono stati ricevuti dal sindaco Renato Accorinti che ha ben accolto l’iniziativa, aderendo alla campagna.
Nel pomeriggio dello stesso giorno incontro con il Cedav e l’indomani mattina la traversata: in 1 ora e 11 minuti Rafaelli ha compiuto l’impresa accompagnato in barca da Giovanni Fiannacca e Cristina Scotto.
Un grande gesto atletico che contiene in sé motivazioni e sentimenti straordinari: Andrea Rafaelli, trentenne, triatleta di Fidenza, sta attraversando l’Italia in bicicletta per sostenere la campagna contro il femminicidio e il figlicidio intrapresa dall’associazione “Federico nel cuore”, con sede a San Donato Milanese, presieduta da Antonella Penati.
Partito dalla cittadina lombarda il 21 giugno, Rafaelli, dopo aver portato a compimento varie tappe del percorso incontrando associazioni, soggetti istituzionali, personaggi pubblici e tanti cittadini che hanno aderito all’iniziativa, giorni fa è giunto in Sicilia, sull’Etna. Adesso ha iniziato la risalita dello Stivale attraversando lo Stretto a nuoto, ieri mattina. Ma non è ripartito prima d’aver lasciato in città il proprio messaggio, una testimonianza forte, al tempo stesso struggente e coraggiosa.
Era il 25 febbraio del 2009, quando il piccolo Federico Barakat, dolcissimo bambino di otto anni, venne barbaramente assassinato dal padre nella sede dell’Asl di San Donato Milanese, nel corso di una visita protetta, in un luogo protetto, mentre era affidato ai Servizi sociali.
A Palazzo Zanca, sabato mattina, Andrea Rafaelli e Antonella Penati erano accompagnati da Emilia Ammirato, coordinatrice Cus Unime, e Cristina Scotto, nuotatrice di gran fondo e record woman in mare, che in questa occasione si è occupata dell’aspetto tecnico-logistico della traversata di Rafaelli.
Prima dell’incontro con Accorinti, in “anticamera”, al Comune, non è mancato un saluto cordiale e veloce con l’assessore allo Sport e Politiche del mare, Sebastiano Pino, e con l’assessora ai Servizi sociali, Nina Santisi.
Questa la “piattaforma” con le richieste alle istituzioni portate dai fautori dell’iniziativa: maggiore sostegno e finanziamenti ai centri antiviolenza; introduzione nelle scuole di ore di educazione all’affettività, nonché promozione e diffusione di una cultura non violenta; sostenere la necessità di istituire a livello nazionale una giornata nazionale contro il figlicidio il 25 febbraio di ogni anno (giorno dell’uccisione di Federico), affinché anche le piccole vittime siano ricordate; attuare un serio controllo dell’operato dei servizi territoriali affinché le vittime di violenza domestica vengano ascoltate; riqualificazione professionale degli operatori sociali che si occupano del conflitto genitoriale.
Antonella Penati ha raccontato la storia di Federico al sindaco, con il quale ha intrattenuto un lungo e cordiale dialogo su tutto quanto concerne la sua vicenda, non prima d’avergli consegnato una targa in ricordo dell’iniziativa, mentre Rafaelli ha consegnato al primo cittadino il girasole, simbolo della campagna che sta portando avanti in questa pedalata di solidarietà.
“Lo Stato ha il dovere di proteggere i bambini. Mio figlio è l’unico bambino nel mondo occidentale ucciso con efferata violenza dentro un ambito protetto”, ha detto la mamma di Federico. “Si sosteneva che fossi esagerata nel non volere che mio figlio vedesse il padre. Quell’uomo aveva tanti indicatori di rischio che sono stati disattesi. C’erano denunce per maltrattamenti e anche una perizia psichiatrica. Il bambino era in pericolo, eppure hanno imposto di farlo vedere al padre. In questi casi si crea confusione tra paura e conflitto. Si sostiene che quando i bambini non vogliono vedere uno dei genitori è perché l’altro lo condiziona. Non è il mio caso”.
La risposta di Renato Accorinti. “Conosco tante madri che hanno trasformato in forza il loro dolore e questo è un caso emblematico. Bisogna capire innanzitutto dove stanno i nemici, che poi sono l’ego e l’ignavia, scegliere la giusta strada da percorrere e fare squadra con tutti. La rassegnazione è vietata. Lamentarsi è la cosa peggiore.
Pomeriggio, Antonella Penati e Andrea Rafaelli sono stati ricevuti dall’avvocato Carmen Currò, per conto del Cedav – Centro Donne Anti Violenza.
L’indomani mattina l’attesa traversata dello Stretto: sulla Colapesce I, condotta dall’esperto Giovanni Fiannacca, ad assistere Raffaeli a fianco di Cristina Scotto si è imbarcata anche Antonella Penati. Partenza intorno alle 11,00 da Punta Faro e arrivo sulla spiaggia di Cannitello, in Calabria. Il tempo di percorrenza è stato di 1 ora e 11 minuti circa. Rispettabile, per chi affronta le correnti tra Scilla e Cariddi per la prima volta. Ma non contava il responso cronometrico, bensì la forza e la motivazione espresse in quelle bracciate piene di speranza e di valore etico: far rispettare i diritti e difendere dalla violenza donne e bambini, pensando a Federico e Sara.
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