Attualita

VERSO L’OSCAR 2024 – “Perfect Days” visto da Italo Zeus

Torna al cinema Wim Wenders col suo ultimo, forse in senso definitivo,  lavoro, Perfect Days.

PERFECT DAYS

Prodotto e girato in Giappone (caso rarissimo per il Giappone che non sceglie mai un regista straniero), il film inizialmente doveva essere un documentario sui famosi bagni pubblici di Tokyo, realizzati da importantissimi architetti. Ce n’è uno tutto trasparente, le cui pareti di vetro però diventano riflettenti nel momento in cui si chiude la porta, per tornare trasparenti quando la si riapre, per dire. progetti realizzati, veri, di cui Tokio va fierissima.

Il protagonista Hirayama (interpretato da Kōji Yakusho premio come miglior attore al festiva di Cannes 2023) lavora come addetto alle pulizia di questi bagni, che in pratica sono letteralmente immacolati e iper tecnologici (non si vede neanche una goccia di pipì o altro).

Vive le giornate immerso in una routine ferrea, sempre uguale.  ,  Mattina , stesso orario, senza il suono di un eventuale sveglia, sistemazione letto, denti e barba che non ha mai un pelo fuori posto, innaffia le piante, colazione con un caffè in lattina, orologio, chiavi della macchina, qualche  spicciolo sistemati su una mensola e che prende prima di uscire. In auto musica rock anni 70,  Patti Smith, Lou Reed, ascoltata tramite uno stereo con il supporto di musicassett, pranzo con un tramezzino di fronte ad un albero, sempre lo stesso, che fotografa ogni mattina con la sua olympus analogica, nessuna traccia di smarthphone o altro, si lava in un bagno pubblico tipico del Giappone, cene agli stessi locali dove sistematicamente gli porgono un bicchere di acqua ghiacciata seguita dalla frase: “E’ quello che ci vuole dopo una dura giornata di lavoro!”  rientra in casa,  lettura di un libro e a letto, sogno. Il tutto rigorosamente in assoluto silenzio. Il giovane collega che parla in continuazione invece dice alla sua ragazza:”penso di non conoscere la sua voce”

Un inno dunque alla pace, alla serenità, acclamato dalla critica come il miglior film di Wenders, quello che richiama anche il pubblico(per lui un utopia, la gente quando legge il suo nome scappa via), una soluzione al caos della vita dove è la tecnologia che insegna a vivere, il culto di un passato.

i critici si esaltano con frasi tipo.” La vita del protagonista dell’ultimo film di Wim Wenders sembra monotona e noiosa, invece è il contrario. Ecco la strada della felicità zen

Lo stesso Wenders dice, testuali parole: “c’è tanta felicità, c’è tanta gioia nell’esistenza di Hirayama, credo che vedendolo parecchi lo invidino un pò.

Io per esempio cambierei e rinuncerei al cinema per igienizzare i servizi. Mi siete testimoni!” qui ci vorrebbe la faccina triste con la goccia di sudore. Immagino Wenders che va da un produttore che gli offre di girare un film milionario, con attori pazzeschi ed una sceneggiatura granitica che gli dice”accetterei ma purtroppo devo andare a pulire i cessi

l’estetica leziosa ed eccesiva della luce che attraversa le fronde degli alberi, o i sogni nel classico bianco e nero fatti di piante e immagini incomprensibili che fanno svegliare di soprassalto il protagonista (ma perchè?), per non parlare del silenzio estenuante.

Il plot poteva essere interessante, ma dite davvero che voi vi lancereste in una vita così? per quanto stanchi io credo che abbiamo bisogno di trovare il modo di respirare di prenderci una pausa dal caos che ci circonda, ma una pausa appunto non una migrazione verso il nulla!

Infatti il film vorrebbe avvalorare la tesi con gli incontri che il protagonista fa, o la chiusura del suo solito ristorante,  che lo mettono in crisi, come ad una persona affetta da autismo che non sopporta che gli si spostino gli oggetti.

Scopriamo infatti dall’incontro con la nipote Niko e soprattutto con la sorella che Hirayama proviene da una famiglia ricca e che ha avuto un rapporto difficile. Si deduce quindi che il protagonista sia fuggito dalle responsabilità non parla perchè se no dovrebbe mettersi in discussio, e questo significa fuggire, ma non si può fuggire dalle responsabilità ne dalle relazioni perchè questo ci identifica come esseri umani.

Non basta neanche il dubbio che ci propone Wenders ossia se alla fine, Hirayama è felice o no?

Ancora i critici:” Non si sa. Ed è questo il bello, lasciare spazio all’interpretazione degli spettatori, che magari sceglieranno di non seguire l’esempio del protagonista, ma saranno obbligati ad una riflessione., insegna la bellezza delle piccole cose, scatenando un grande senso di nostalgia”

Davvero innovativo, un tema mai trattato. Basti ricordare il cartone animato Wall-e, quello del robottino solo che fruga e si muove tra le rovine del mondo distrutto in un silenzio assordante.

io ho adorato “il cielo sopra Berlino” e credo sia quello il capolavoro di Wenders. Non sostengo che siamo di fronte ad un brutto film, anzi il contrario, è un bellissimo film forse giusto alla luce del lockdown (ricordiamo che si sono verificati i più alti tassi di divorzi e problemi con le sostanze di tutti i tempi). Ma trovo un’esagerazione nell’osannare questa pellicola che potrebbe anche vincere, ma sarebbe un atto di compassione verso il vecchio Wenders che da tempo attraversa il viale del tramonto, non a caso la critica lo definisce “il suo testamento spirituale”. Io toccherei ferro.

“Povere creature!”

continua….

Redazione Scomunicando.it

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