– Corrado Speziale –
Sabato 9 novembre, alle ore 20, al Palacultura Antonello, grande evento con lo straordinario duo composto dal trombettista sardo e dal bandoneonista marchigiano.
Si tratta di una delle proposte più importanti della 71.ma Stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica di Messina, inserita nel cartellone 2019/2020, allestito insieme all’Associazione “V. Bellini”.
Il repertorio sarà incentrato su “In Maggiore”, album registrato per la prestigiosa etichetta ECM, pubblicato nel 2015, presentato quell’anno in anteprima assoluta, ancor prima che andasse in distribuzione, proprio a Messina, al teatro V.E., nel corso delle tre serate dedicate al progetto con l’orchestra, “Vinodentro”. Fu quella l’ultima occasione del duo in riva allo Stretto ed in particolare di Paolo Fresu, musicista molto legato a Messina, lontano da tanto tempo dai palcoscenici della città. Daniele di Bonaventura, nel 2016 fu invece protagonista, sempre al V.E., della Suite per Bandoneon e Orchestra.
Messina dà il bentornato a due stelle di prima grandezza, musicisti di fama internazionale, ai quali è molto legata: Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura. L’occasione, imperdibile, sarà sabato prossimo, 9 novembre, alle ore 20, al Palacultura Antonello. L’evento fa parte della Stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica di Messina, inserito nel cartellone 2019/2020, allestito insieme all’Associazione “V. Bellini”.
Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura sono, ormai da molti anni, grandi protagonisti della scena musicale internazionale dai confini geografici ed artistici illimitati. Sarebbe ovvio e scontato parlare di jazz, ma attribuire generi predefiniti a questo duo sarebbe oltremodo retorico. La storia dei due musicisti, fatta da molteplici esperienze artistiche, sia con progetti in proprio che in comune, ha incrociato generi, ricerche, linguaggi antichi e moderni, vecchie e nuove sonorità, composizioni, orchestre, lo straordinario coro di voci della Corsica A Filetta. In duo hanno girato in lungo e in largo per il pianeta, dal Town Hall di New York al Baltico, passando per il Sud America. Dappertutto hanno raccolto consensi, esperienze e suscitato emozioni indescrivibili. Con ECM, prestigiosa etichetta tedesca che contrassegna l’eccellenza della musica mondiale, hanno inciso “Mistico Mediterraneo”, nel 2011 e “In Maggiore”, nel 2015. A seguire, l’ultimo lavoro del duo insieme alle splendide voci del coro A Filetta, è invece datato 2017: “Danse Mémoire, Danse”. La sua pubblicazione, stavolta, presenta un’anima tutta particolare: l’etichetta Tŭk Music di Paolo Fresu, che da qualche anno propone album, progetti e artisti di valore assoluto. Stessa etichetta alla quale Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura hanno affidato il loro recente, al tempo stesso complesso e suggestivo album ”Altissima Luce – Laudario di Cortona”, pubblicato nella primavera di quest’anno. I due musicisti, nel segno del grande affiatamento e del sentimento che li contraddistingue, hanno ripreso e rielaborato una composizione sacra, una rarità, unica nel suo genere, del XIII Secolo.
La tromba di Paolo Fresu e il bandoneon di Daniele di Bonaventura hanno scritto pagine eccellenti di musica contemporanea. La matrice storica, la “voce” e le sonorità inconfondibili che caratterizzano rispettivamente i due musicisti, sono ben note: la tromba di Paolo Fresu rievoca, particolarmente, quella di Miles Davis. Il bandoneon del musicista di Fermo, a sua volta, richiama quello di Astor Piazzolla e Dino Saluzzi. Con quest’ultimo, di Bonaventura ha pure suonato insieme, mentre nel mondo degli addetti ai lavori si inseguono sempre più le voci che accreditano il musicista e compositore marchigiano tra gli eredi e successori del mitico maestro di tango argentino.
Questo e tanto altro ancora. Ad esempio, alla luce dei suoi impegni tra il 2018 e il 2019, come sempre serrati, suscita grande interesse e curiosità incontrare Paolo Fresu in una “versione” completamente diversa rispetto a quella in cui si è contraddistinto negli ultimi periodi: quella di Chet Baker in “Tempo di Chet”. In due progetti, uno in teatro, protagonista musicale a fianco degli attori, l’altro solo strumentale, in entrambi in trio con Dino Rubino e Marco Bardoscia, il trombettista sardo si è compenetrato magnificamente nel ruolo di Chet Baker.
Sabato sera, Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura proporranno come repertorio l’album “In Maggiore”, naturalmente con le tanto attese variazioni e improvvisazioni che i due musicisti riserveranno al loro affezionato pubblico messinese.
Proprio “In Maggiore”, nel 2015, fu presentato al Vittorio Emanuele di Messina in anteprima assoluta, ancor prima che andasse in distribuzione, nel corso delle tre serate di “Vinodentro”, progetto di straordinario successo, assieme all’orchestra, inserito nel cartellone predisposto dall’allora direttore artistico Giovanni Renzo. Quest’ultimo con Fresu vanta un’amicizia pluridecennale, che talvolta ha prodotto delle collaborazioni. Quella del 2015 fu dunque l’ultima occasione del duo in riva allo Stretto ed in particolare del trombettista di Berchidda, il cui legame con Messina è ben noto: egli vi mise piede per la prima volta nel 1987, proprio su invito di Giovanni Renzo, ai tempi d’oro del Brass Group guidato da Mimì Sidoti, dopo che i due si erano conosciuti ai seminari di Siena nel 1985.
Il musicista sardo manca adesso da Messina da quattro anni e mezzo, tanto tempo, in base a come si era abituati. In particolare, dal 2007 al 2015 è stato ospite in città ben otto volte con dieci esibizioni. Tra queste si ricorda Il Bosco in Concerto, performance sui colli peloritani, assieme ai ragazzi de Il cantiere dell’InCanto, frutto dell’impegno di Giovanna La Maestra e del compianto Angelo Tripodo. Altri tre concerti, il trombettista, in questi anni, li ha tenuti in provincia, rispettivamente a Castroreale, Taormina e Capo d’Orlando.
Poco più recente, invece, è l’ultimo concerto di Daniele di Bonaventura, che nel 2016 si esibì al V.E. nell’applauditissima Suite per Bandoneon e Orchestra.
Sabato prossimo, dunque, nuova grande occasione e rinnovato interplay da rivivere con la città: “I due jazzisti, ecumenicamente attratti dalla musica etnica, classica ed elettronica, presentano un concerto di grande effetto che vive di poesia, intimismo e di quelle piccole cose capaci di raccontare i colori dell’universo musicale contemporaneo, un dialogo in musica nel segno degli strumenti ad aria e di un lirismo dagli aromi mediterranei”.
Queste le parole che nella nota di presentazione aprono al senso dell’evento che si preannuncia già come un successo.