Chi è riuscito a non addormentarsi dopo la mezz’ora abbondante di Mario Monti ieri sera in tv ha potuto rendersi conto di com’è radicalmente cambiata la politica in Italia nel giro di pochi mesi.
Luciana Littizzetto ha sintetizzato con una battuta delle sue la storica svolta: intervistata da Fabio Fazio pochi minuti dopo l’uscita di scena del premier, ha detto che fino a qualche tempo fa un presidente del Consiglio che avesse incrociato una ballerina nei corridoi di uno studio televisivo l’avrebbe inseguita per guardarle il sedere; questo invece quando ne ha vista una l’ha inseguita per chiederle la dichiarazione dei redditi.
Serietà volevano gli italiani, esasperati da tante frivolezze? Serietà hanno avuto. E nessuno si lamenti per la scarsa verve. Alla sua seconda uscita televisiva dopo «Porta a Porta», Monti ieri sera a «Che tempo che fa» ha confermato di essere un uomo dotato di un non comune sense of humour: ma le sue battute sono di quelle che vanno spiegate.
Non è che gli manchi il carisma: ma è un carisma d’élite: difficilmente un Monti candidato farebbe il pieno alle urne. Non si è fatto il trapianto e non si tinge i capelli, non porta i tacchi e non ha bisogno di piedistalli; veste terribili Facis, o Lebole, grigi, con camicia azzurra e cravatta azzurra un po’ più scura a pallini blu.
Nemmeno un fuoriclasse come Fazio può metterlo in difficoltà con qualche domanda sulla sua vita privata: non solo è sposato e monogamo dal 1970, ma s’è scelto perfino un ministro del lavoro che ha lo stesso nome della moglie. Rispetta i tempi della tv, le sue risposte sono compresse in pochi minuti: addirittura accetta che Fazio gli possa porre qualche domanda. Inaudito, poi, che in oltre mezz’ora non abbia attaccato alcun rivale e non abbia dato del comunista a nessuno.
Il suo linguaggio non è quello contorto dei vecchi democristiani della Prima Repubblica, che dicevano una cosa per farne intendere un’altra. Però non ha niente a che vedere neppure con quel parla come mangi portato in politica dagli imprenditori che si erano fatti da sé.
Il crollo in Borsa di Unicredit rientra nella categoria delle «spiacevoli diminuzioni», e c’è da chiedersi se un investitore rovinato dai tracolli a due cifre dei giorni scorsi, tornando a casa, abbia detto alla moglie proprio così: scusa cara quest’anno niente vacanze perché ho avuto una spiacevole diminuzione. La manovra economica e le tasse che ha varato sono «cogenti necessità», dice che con il precedente governo ha «elementi di continuità ma anche di discontinuità»; quando Fazio gli chiede lumi sulle mosse future,
Monti risponde: «Sono un po’ evasivo ma secondo me in passato la qualità dei governi di diverso colore che si sono succeduti ha risentito del dovere di dare risposte immediate anche quando occorre del tempo per riflettere prima di rispondere».
Eppure neanche di fronte a risposte così nessuno perde la pazienza.
Almeno nessuno di noi del cosiddetto media-system, che continuiamo a riservare a Monti un credito illimitato.
Perfino quando Fazio lo richiama al dovere di dire pane al pane, e cioè di farci sapere se l’Iva verrà aumentata o no, il premier gli risponde rimproverando la «caduta di livello»; poi argomenta in modo incomprensibile e all’intervistatore che confessa di non aver capito nulla risponde «fa bene a non capire».
Tutti a sorridere (ridere sarebbe troppo) e ad applaudire perché a questo premier si perdona ancora tutto, perfino di non dirci se ci alzerà un’imposta.
E tutto questo sta a significare che a dispetto del suo parlare da accademico ingessato, e a dispetto pure della flemma un po’ soporifera, Mario Monti è molto più comunicatore di quanto possa sembrare. Ripetiamo: forse non avrà lo sprint per una campagna elettorale. Ma sicuramente ha lo stile che volevano molti italiani esasperati dal cafonal dei tempi passati.
Il Facis di Monti arriva dopo le bandane e la canottiere, il suo aplomb dopo anni di corna, dito medio, pernacchie; il suo umorismo anglosassone dopo le barzellette sulla mela.
Eravamo così stufi di unti del Signore che oggi accettiamo come messia uno che per indurci all’ottimismo non promette miracoli ma assicura che «il rinnovato clima di dialogo si riverbererà» e che definisce il suo governo «un periodo intercapedine».
Ma poi: chi è più genio della comunicazione di un politico che la sinistra ha accolto come un Salvatore e che comunque ha il coraggio di dire (da Fazio!) una cosa di destra come «la ricchezza è un valore», affermazione tabù in questi tempi? Forse Monti ha solo avuto la fortuna di capitare al momento giusto.
Ma anche la fortuna, diceva Napoleone, è una virtù.
Michele Brambilla – lastampa.it