La nota dell’onorevole Fabio Granata, Presidente Articolo Nove
L’inchiesta Anas-Verdini potrebbe rimescolare le carte in maniera interessante e decisiva sul progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto.
Prima dell’approvazione del decreto sul Ponte, certamente vi erano stati incontri tra Salini, Salvini e il presidente del comitato scientifico Prestininzi. In particolare Matteo Salvini, prima di varare il decreto Ponte, aveva incontrato l’ex ministro Pietro Lunardi e il costruttore Pietro Salini.
Il primo, Lunardi, da Ministro del governo Berlusconi, aveva seguito la gara per l’affidamento del progetto dell’opera, gara poi vinta dal consorzio Eurolink.
Il secondo, Salini, è il patron dell’azienda, oggi Webuild, che detiene oltre il 40 per cento delle azioni del consorzio in questione e che adesso si rivede in pista per l’opera, nonostante avesse fatto una causa miliardaria allo Stato.
Nel frattempo la riesumata società “Ponte sullo Stretto” (la stessa che è già costata allo Stato oltre 1 miliardo di euro senza porre neanche la prima pietra…) e guidata dall’ineffabile Pietro Cucci (recentemente condannato per il crollo di un viadotto realizzato dall’Anas), società al 100% pubblica, continua a negare l’accessibilità agli atti e al progetto(non esecutivo) e all’atto negoziale tra Webuild e società “Ponte sullo Stretto”.
Precedentemente il Governo Meloni, su proposta di Salvini, ha “sapientemente” eliminato ogni tetto retributivo agli incarichi a professionisti, tecnici, avvocati, giornalisti e faccendieri vari interessati al Ponte. Contemporaneamente anche nella manovra oltrechè nel Pnrr, il Governo sottrae enormi risorse agli interventi su Ferrovie, strade, rischio idrogeologico, rammendo urbano, soprattutto in Sicilia e in Calabria.
Una autentica vergogna che forse ciò che emerge dalla inchiesta potrà contribuire a bloccare definitivamente.
On. Fabio Granata – Presidente Articolo Nove