La giustizia. Uno dei temi più ricorrenti e fondamentali nella Bibbia.
Continua la serie di incontri “Fuori Porta” di un gruppo di giovani interessati ad approfondire argomenti di attualità a partire dalla Bibbia, con uno sguardo sul nostro tempo, per poi fare ritorno alla Bibbia nell’intento di rileggere con chiavi nuove i testi in discussione.
Ciò che risalta nelle parole di Valerio Ziino, relatore per questo incontro, è quanto importate sia il tema della giustizia nell’Antico Testamento.
Il tempo in cui nascono le leggi ebraiche è ancora primitivo, e primitiva è la struttura della legislazione sulla giustizia, basata su norme di estrema praticità più che su principi astratti.
C’è, però, nell’antico popolo ebraico una profonda sapienza, tale da mettere in evidenza che senza la pratica della giustizia la stessa Alleanza con Dio è a rischio. Ed è costante il richiamo dei profeti a tornare a Dio con tutto il cuore, non solo a causa dell’idolatria ricorrente nel popolo ma anche alla conseguente corruzione morale, che sfocia inevitabilmente nella pratica sistematica dell’ingiustizia. Dio, quindi, non scherza quando si tratta di giustizia.
Esige che il popolo mostri la sua fedeltà mediante la costruzione di una società giusta ed equa. Prima dell’era della monarchia, le figure più importanti nell’organizzazione del popolo erano i Giudici, ai quali è dedicato un libro nell’Antico Testamento. La giustizia antica è fatta di migliaia di norme, indicazioni pratiche per ogni situazione. Nell’evolversi della storia del popolo, l’attenzione alla giustizia si attenua e il popolo, diviso fra lavoratori che vivono ai limiti della sopravvivenza e classe politica e religiosa ricca e potente, finisce per cadere in un sistema ipocrita. I poveri sono giudicati ingiusti e colpevoli perché non sono in grado di inseguire le migliaia di prescrizioni esistenti mentre i capi religiosi si auto-proclamano giusti perché, formalmente, osservano tutte le norme, per cui sono “giusti” davanti a Dio.
Gesù Cristo entra in conflitto con questo sistema, minimalista e ipocrita, chiamato “fariseismo” e annuncia un messaggio nuovo, che recupera il cuore pulsante del valore della giustizia nell’Antico Testamento e lo completa con la rivelazione di una nuova legge rivoluzionaria, la legge dell’amore fraterno e della pratica della misericordia. La misericordia introduce ad una visuale nuova sul concetto antico di giustizia. È un principio che conserva una attualità perenne. Piero Pajardi, già presidente del tribunale di Milano, ebbe a dire: “Giustizia e carità sono speculari; il sommo atto di giustizia è necessariamente sommo atto di amore, se è giustizia vera e, viceversa, se è amore autentico”.
Altri riferimenti, come per esempio al giudice Livatino, aprono alla costatazione di un meccanismo inceppato, quando si parla del sistema giudiziario odierno. Con la questione del salvataggio dei migranti in mare di apre lo scontro tra primato della legge o primato della solidarietà, entro i limiti consentiti dalla legge o anche andando oltre la legge, quando questa non riesce a “risolvere” la questione di quale sia il posto dell’uomo nel quadro dei poteri mondiali.
I giovani non hanno tentato risposte a un argomento così difficile ma hanno fatto domande, espresso perplessità, “chiedendo” alla Bibbia risposte o almeno punti di riferimento.
L’incontro si è svolto da “Don santo”.