INTERVISTA JAZZ – Parla Paolo Fresu prima del concerto di Messina
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INTERVISTA JAZZ – Parla Paolo Fresu prima del concerto di Messina

Accorinti-Fresu-CaineAccorinti-FresuUltimate le operazioni di sound-check al Palacultura, Paolo Fresu e Uri Caine, poco prima dell’inizio del concerto, hanno fatto una breve visita al circolo – libreria Pickwick, organizzatore dell’evento. Giusto quanto bastava per salutare una ristretta cerchia di amici ed appassionati ed incontrare brevemente stampa, fotografi e cineoperatori che desideravano un contatto diretto con i due fuoriclasse del jazz.

Fresu-CaineChiamato a fare gli onori di casa era, ovviamente, Salvo Trimarchi, direttore del circolo ed amico di lunga data di Paolo Fresu. E non è mancato, così come era facilmente prevedibile, l’abbraccio con gli amici Giovanna La Maestra ed Angelo Tripodo, responsabili del laboratorio Suono e Ritmo dell’associazione “La Ragnatela- onlus”, che educa alla pratica musicale tanti ragazzini bisognosi di superare lo scoglio della “diversità”, al cui fianco il trombettista si è più volte esibito.

Fresu-Trimarchi-CaineG.LaMaestra-FresuBasti pensare all’apertura dell’edizione 1998 del “Time in Jazz” di Berchidda, ed a due partecipazioni, tra cui l’ultima, a “Il Bosco in Concerto”, nel parco dei monti Peloritani, trasformati per l’occasione in luogo delle fiabe.

Lì, lo scorso 5 giugno, ad allietare con la propria musica quel bellissimo viaggio onirico nell’incantevole natura del giardino Ziriò, c’era anche Sonia Peana, moglie di Paolo Fresu e violinista degli Alborada String Quartet, con il quale il duo che si è esibito al Palacultura ha dato vita proprio a “Think”, progetto musicale ed al tempo stesso album di successo del 2009 targato “Blue note”.

Nonostante il breve tempo e lo spazio limitato a causa di un altro “evento”, all’interno del circolo di via Ghibellina si è parlato di tante cose in un intrecciarsi di domande, battute, ricordi, aneddoti, e tra i flash dei fotografi e le insistenze degli organizzatori affinché si facesse in fretta a concedere un break ai musicisti ed avviarsi poi verso il palazzo di viale Boccetta, si è parlato persino di Ponte sullo Stretto.

FresuSì, perché il progetto dell’opera avanza ed il tempo stringe, ed allora, come sovente accade, specie negli ultimi tempi, Renato Accorinti non perde occasione per informare e sensibilizzare artisti e personaggi del mondo della cultura che approdano in riva allo Stretto, sull’annosa questione legata alla grande opera.

Il musicista sardo, del quale è proverbiale l’attaccamento alle bellezze naturali ed umane del “suo” Logudoro, (dove da piccolo, tra sugheraie, greggi e vigneti, si lasciava conquistare dal sapore zuccherino del su’ccamele) così come dell’Italia e dell’intero Pianeta, che egli attraversa in lungo ed in largo con il suo magico strumento, dice di conoscere bene la questione attraverso internet e si rivela subito interessato e disponibile ad approfondire l’argomento.

Il dissenso verso la realizzazione del Ponte si legge già nell’espressione del volto ed attraverso i commenti del musicista, affascinato dalle incantevoli immagini degli “storici” calendari No Ponte che gli vengono donati, assieme alla classica maglietta, dall’eco-pacifista messinese, che ha così “incassato” l’ennesima adesione alla campagna di opposizione alla grande opera.
Facendo, quindi, discendere la questione “Ponte”, sollevata da Accorinti, nel solido e sincero rapporto esistente tra Paolo Fresu e la città di Messina, abbiamo colto l’occasione per dialogare brevemente con lui, rivolgergli qualche domanda.

Fresu_2Cosa significa, per te, l’esserti esibito a Messina ben cinque volte negli ultimi cinque anni?

–    A Messina sono di casa, grazie a dei tramiti importanti come il “nostro” della libreria (Salvo Trimarchi, n.d.r.), e gli amici dell’associazione La Ragnatela. Per questo ritorno sempre qui prima per le persone e poi per la musica, cosa che capita poche volte nelle tante città in cui tengo i miei concerti. Ormai Messina mi ama.

La circostanza di essere assimilato sempre più spesso a Miles Davis, credi che sminuisca e spersonalizzi un po’ la tua creatività?

–    Assolutamente no, magari fosse sempre così. Piuttosto mi arrabbierei molto se mi accostassero ad uno che non è capace di suonare.

Ai primi ascolti, tanti anni fa, di “Bitches Brew”, album di Davis del ‘70, dicesti di “digerirlo a fatica”. Suppongo che in seguito tu abbia risolto il problema…

–    Ma sì, certo. Adesso sto per iniziare a Reggio Emilia proprio un progetto su Miles in cui riprendo anche i contenuti di quell’album. Per il resto, tutta quella musica si digerisce benissimo, perché è stata fatta con “prodotti buoni”…

Fresu_6 Nel 1996 facesti tappa a Messina con un progetto di “Porgy & Bess” di cui ne uscisti deluso. Non credi, in questo senso, d’avere un debito artistico nei confronti della città?

–    Beh, vuol dire che la prossima volta che mi chiameranno a Messina lo riproporrò. Solo che l’orchestra sta in Sardegna, per cui è un progetto un po’ troppo complesso da portare in giro. Proprio tra due giorni lo proporremo in un concerto a Ravenna.

Fresu_7Dopo che l’hai portato in altri due in Sardegna, nell’ambito dei cinquanta concerti per i tuoi cinquanta anni.

–    Sì, lì l’ho proposto in due concerti. Il progetto esiste e, perché no, prometto di ritornare a Messina con Porgy & Bess.

testo e foto di Corrado Speziale

27 Ottobre 2011

Autore:

admin


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