Studenti di domani, dati e prospettive per il nuovo anno che verrà
di Bruno Lorenzo Castrovinci
Giunti al termine per le iscrizioni per il prossimo anno, dopo la proroga dal 28 gennaio al 4 febbraio, il ministero rende noti i primi dati.
Il primo dato che emerge è che la procedura online con lo SPID è stata ben accolta dalle famiglie, che in tal modo cominciano ad acquisire sempre più familiarità con il sistema di accesso digitale ai servizi della pubblica amministrazione, proseguendo in un processo di dematerializzazione e semplificazione, sempre più necessario per il nostro paese.
pubblicato su www.edscuola.eu
I toni di questa campagna scolastica sono stati molto più distesi, rispetto agli anni precedenti, vuoi perché ogni scuola era impegnata negli adempimenti messi in atto dalle nuove regole di contrasto alla diffusione del virus COV SARS 2, vuoi anche per una maggior consapevolezza delle famiglie, sono sempre meno sensibili alle campagne di marketing scolastico, e più attente alla rete che offre molte informazioni per poter scegliere autonomamente, in funzione dei talenti e delle aspettative dei propri figli.
Molte scuole, poi, hanno beneficiato dei recenti rinnovamenti degli ambienti di apprendimento e dell’offerta formativa, dovute alle maggiori risorse investite e alla sostituzione di parte degli arredi, con i banchi singoli che hanno cambiato il volto delle aule.
In alcuni casi la scelta dei banchi innovativi è risultata vincente, in quanto restituiscono l’immagine di una scuola che sta cambiando, sempre più orientata verso l’abbandono della didattica trasmissiva per un approccio più partecipativo e laboratoriale.
Da un’analisi dei primi dati emerge un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, con una lieve crescita degli istituti tecnici e professionali, scelti rispettivamente dal 30,7% e dal 12,7% dai neo iscritti al secondo ciclo, a discapito dei licei che continuano però ad essere la scelta preferita dagli studenti italiani con un 56,6% sul totale di coloro che hanno effettuato l’iscrizione.
Il segnale, anche se ancora molto debole in quanto il divario nelle percentuali rimane comunque alto e lo scostamento rispetto all’anno precedente è lieve, mostra però che le riforme messe in atto cominciano a dare i loro effetti.
In particolare, gli istituti professionali crescono di quasi un punto, dall’11,9% al 12,7%, dopotutto questi ultimi, con il D.lgs. 61/2017, sono stati completamente rinnovati, consentendo ora un’ampia personalizzazione dell’offerta formativa, sia nel biennio e soprattutto nel triennio, proiettandosi sempre più a diventare scuole territoriali dell’innovazione, aperte e concepite come laboratori di ricerca, sperimentazione e innovazione didattica.
Da non sottovalutare poi la figura del tutor, che accompagna ogni singolo studente nella personalizzazione del proprio percorso di studi e diventa anche elemento fondamentale per la crescita e la motivazione personale di quest’ultimo.
Innovazione, quindi, l’elemento premiante, un’opportunità non colta da tutte le scuole che, alla chiusura delle iscrizioni, pagano un prezzo alto in termini di nuove classi che verranno autorizzate, tenendo conto del calo demografico in atto.
La lieve rimonta degli istituti tecnici si rileva soprattutto nelle aree del paese dove l’economia tiene conto del capitale sociale, elemento necessario per essere innovativi e competitivi oggi per molte piccole e medie imprese italiane. Con un lieve e positivo aumento, ora salgono al 30,7% delle scelte, rispetto al 30,3% di un anno fa. In particolare, il Settore Tecnologico passa al 20,4% rispetto al 20,3% di un anno fa e il Settore Economico al 10,3% rispetto al 10,0% dell’anno precedente.
Nonostante la piccola variazione di rotta, i Licei continuano a essere scelti da oltre la metà delle studentesse e degli studenti, passando dal 57,8% dello scorso anno al 56,6%. Il Classico passa dal 6,5% dello scorso anno al 6,2%. I Licei scientifici erano al 26,9% e scendono al 26 %. In calo la scelta nell’ambito dei percorsi scientifici dell’indirizzo tradizionale, che passa dal 15,1% al 14,0%.
In discesa anche il Liceo Linguistico, che passa dal 8,4% al 7,4%. Crescono invece il Liceo delle Scienze umane, dal 9,7% al 10,3%, e l’Artistico, dal 5,1% al 5,5%, mentre si mantengono stabili il Liceo Europeo e Internazionale (0,5%) e i Licei musicali e coreutici (0,7%).
Nelle scuole del primo ciclo, le piccole sezioni della scuola dell’infanzia sicuramente soffrono più di tutte del calo demografico in atto, mettendo a rischio molte realtà presenti nei territori dove a quest’ultimo si aggiunge lo spopolamento derivato dai flussi migratori.
Lo stesso problema emerge anche nella scuola primaria e secondaria di primo grado, nelle piccole comunità il limite dei 18 alunni per la costituzione di più di una pluriclasse, oggi, è difficile da raggiungere, venendosi di conseguenza a determinare, in questo modo, per il nuovo anno scolastico, classi che ospitano bambini di varia fascia di età, con bisogni educativi differenti e che rischiano di essere penalizzati nella loro crescita cognitiva e relazionale.
Il Movimento Piccole Scuole, sostenuto dall’INDIRE, da anni sta lavorando per trovare una soluzione al problema con l’utilizzo delle nuove tecnologie, al fine di condividere ed ottimizzare le risorse umane.
Ma alla luce di quanto già svolto, si rende ora sempre più necessaria una riforma con maggiori investimenti che tenga conto di queste realtà, in alcuni contesti unica opportunità formativa e ricreativa per molti bambini e ragazzi.
Alla Scuola primaria, la domanda di tempo pieno per un totale di 40 ore settimanali viene avanzata dal 47,2% delle famiglie mentre il 31,6% delle richieste sceglie il tempo scuola delle 27 ore settimanali.
Un tempo pieno che necessita di un’estensione oraria, anche utilizzando le risorse del FIS, che dovrebbe tenere conto, nell’assegnazione alle singole istituzioni scolastiche, della realtà produttiva delle aree e dei contesti di riferimento, in quanto gli orari di funzionamento non coincidono spesso con i turni lavorativi dei genitori, tenendo conto che il supporto dei nonni, con il tempo, verrà sempre meno.
Dai dati emerge che il tempo scuola fino a 30 ore settimanali, con l’attivazione delle tre ore di materie opzionali aggiuntive scelte dalle famiglie, non trova il gradimento delle famiglie, in quanto essendo attivate con le risorse umane in organico di autonomia, non ci sono le professionalità necessarie per migliorare l’offerta formativa.
Immaginate invece cosa potrebbero essere se per quelle ore si potessero reclutare esperti di coreutica, di teatro, di lingue, d’informatica, di Making, di Coding, di Robotica, di Tinkering, ecc., anche provenienti da altre istituzioni scolastiche di altri ordini di scuola, utilizzando le collaborazioni plurime o, se non disponibili, reclutati all’esterno.
Riforme, quindi, sempre più necessarie, a misura di bambino e delle famiglie, oggi sempre più in difficoltà, in quanto sempre più soli, tenendo conto della popolazione italiana che invecchia di anno in anno, sempre di più.
Si chiudono le iscrizioni quindi, un periodo di scelte per gli studenti e di rendiconto per molte istituzioni scolastiche, alcune premiate per il buon lavoro svolto e per le innovazioni didattiche e strutturali apportate, altre invece destinate sempre più verso un ridimensionamento determinato da scelte mancate e mai attuate.
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