Italia Nostra Presidio Nebrodi comunica, con grande soddisfazione, lo straordinario successo ottenuto con la petizione on line lanciata per salvare l’antica Fornace di Patti Marina che è andata ben oltre le mille firme prefissate, raggiungendo l’ordine delle migliaia di firme che continuano ad affluire giornalmente.
già oltre mille firme raccolte
La petizione ha avuto un successo straordinario di consensi non solo a Patti e nel comprensorio ma in tutto il territorio nazionale, andando al di là delle nostre più rosee aspettative.
Le firme raccolte ad oggi con la petizione sono state inviate all’Assessore Regionale ai Beni Culturali per chiedere con più forza l’acquisto e il recupero definitivo della Fornace.
A sostegno della petizione si sono schierati storici, studiosi delle tradizioni popolari, cultori locali, abitanti del luogo e pattesi residenti altrove, ma anche semplici cittadini siciliani e di varie parti d’Italia, sensibili al tema della salvaguardia dei beni culturali, che non vogliono che vengano cancellate gli ultimi segni di una memoria storica che, se non si interviene subito, rischia di scomparire per sempre. Un comitato spontaneo di cittadini si è costituito in queste settimane supportando le nostre iniziative finalizzate al recupero e alla fruizione dell’antica Fornace.
L’Associazione, inoltre, nel sottolineare il carattere identitario della Fornace, evidenzia nella lettera indirizzata all’Assessore ai Beni Culturali, come nella Carta dei luoghi e dell’identità e della memoria della Regione Siciliana, emanata con decreto Assessoriale del 03/12/2009 si poneva come obiettivo l’estensione, nella salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale, “a quei luoghi ed edifici che contribuiscono a costruire l’identità e la memoria culturale dell’isola, attraverso valori conducibili ai temi del mito e leggende, del sacro, della storia , della cultura del lavoro, del gusto, del racconto letterario, televisivo e filmico”.
Tra i luoghi dell’identità e della Memoria previsti dalla Carta sono annoverati, anche, “ i luoghi storici del lavoro costituiti dagli spazi fisici connessi alle tappe più significative della storia del lavoro in Sicilia”.
La Fornace di Patti Marina può, a pieno titolo, a parere di questa associazione, essere considerata un Luogo della lavorazione così come le Fornaci di argilla Hoffman di Caltagirone e Venetico e le Fornaci di gesso di Pietraperzia o le Fornaci di Borgo Stazzone a Collesano, già inserite nei Luoghi storici di lavoro dalla Carta Regionale dei luoghi dell’identità e della Memoria.
Per quanto riguarda l’importanza della ceramica pattese nel passato già dalle fonti letterarie una descrizione dettagliata delle forme vascolari prodotte nelle Fornaci di Patti ci viene data dal più grande studioso delle tradizioni popolari siciliane, Giuseppe Pitrè nel “Catalogo illustrato della Mostra etnografica Siciliana”, scritto nel 1891 mentre, grazie alla diffusione e alla qualità dei manufatti pattesi di uso popolare famoso divenne in tutto l’isola il detto, attribuito al Meli,: “Av’a iessiri di Patti la pignata pi fari la minestra sapurita”.
Dal punto di vista storico, secondo le fonti di archivio, già a partire dal XVI secolo esisteva a Patti Marina un insediamento permanente di produzione ceramica che nei secoli a venire divenne l’attività economica più rilevante raggiungendo, alla fine dell’ottocento, anche seicento arrivi e partenze di velieri per il trasporto della merce con migliaia di tonnellate di carico. Quindi Patti rappresentò per molti secoli il centro di produzione ceramica più importante della Sicilia nord-orientale con una estesa distribuzione dei prodotti ceramici, soprattutto pentole e oggetti impiegati diffusamente nell’uso quotidiano e popolare, distribuiti oltre che in Italia anche in gran parte dei paesi che si affacciavano al Mediterraneo.
Le numerose schiere di Fornaci, i cosiddetti “Stazzi”, molti dei quali abbattuti negli anni ottanta, sfornavano migliaia di pezzi con un’attività che può definirsi, soprattutto nel XVIII e XIX secolo, non più artigianale bensì industriale.
Un’attività che vide impegnati nella lavorazione della creta centinaia di lavoratori che tramandavano il mestiere da padre in figlio. Per questo motivo le fornaci di Patti rappresentano indubbiamente un elemento identitario di tutta la comunità.
Si ritiene, a parere di questa Associazione, che l’Amministrazione regionale, se sussistono motivi ostativi alla vendita dell’immobile al Comune o alla Regione da parte del proprietario, si possa anche utilizzare la procedura dell’esproprio, procedura di cui ci si potrebbe avvalere, come dichiarato pubblicamente dallo stesso Sindaco di Patti, per una causa di interesse pubblico, in considerazione del valore identitario del sito e del degrado in cui si trova l’immobile attualmente, così come è avvenuto in precedenza per altri beni culturali quali l’esproprio da parte della regione, della Tonnara di Panagia, a Siracusa, negli anni ottanta.
L’Associazione, pertanto, facendosi interprete di questo forte sentire comune espresso in modo pressante e tangibile dalle migliaia di firme raccolte, fa ancora una volta appello all’Assessorato ai Beni Culturali e dell’identità affinché intervenga acquisendo l’ultima Fornace rimasta in vita, pur se in condizioni di totale degrado, recuperandola, così come sta procedendo con lo “Stazzuni” di Partanna” e destinandola a Museo della Ceramica, una tappa che potrebbe anche essere fonte di sviluppo economico, culturale e turistico della città.
In una nota indirizzata, infine, al Sindaco del Comune di Patti e alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina, e dopo il sopralluogo della stessa avvenuto il 22 gennaio scorso, richiesto da questa Associazione, Italia Nostra Presidio Nebrodi, chiede di conoscere, anche in considerazione dell’urgenza dettata dalle precarie condizioni in cui versa la Fornace, quali provvedimenti siano in itinere e quali iniziative si intendano intraprendere per il recupero di questa importante testimonianza storica ed etnoantropologica.