ITALO ZEUS LI HA VISTI PER NOI – I “David di Donatello” e la rivincita del Musical
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ITALO ZEUS LI HA VISTI PER NOI – I “David di Donatello” e la rivincita del Musical

Dopo La La Land e Ammore e Malavita sfido i produttori a dire che il musical non funziona.

I David di Donatello, i premi assegnati dall’Ente David di Donatello dell’Accademia del Cinema Italiano, cominciano con una lunga giornata dedicata al cinema che ha inizio di mattina in una diretta su Rai1 alle ore 11.30  nella sala dei corazzieri al quirinale dove vengono presentate le candidature alla presenza del Presidente della Repubblica , al ministro Franceschini e alla direttrice Piera Detassis (direttrice del mensile Ciak e grande giornalista cinematografica)

Discorsi incisivi, sui fondi del cinema aumentati, sul cinema che è il più grande Spot per la nostra Italia e con il Discorso della parità di generi con una legge che approderà in parlalamento a seguito della campagna DISSENZO COMUNE, a cui partecipano uomini e donne del parter artistico e tecnico intervenuti alla cerimonia.

La premiazione, ore 21.25 sempre su Rai uno, è stata condotta da Carlo Conti ed è avvenuta in uno studio di Roma, nella serata di mercoledì 21 marzo.

I David di Donatello sono i riconoscimenti italiani più famosi per chi lavora nel cinema.

Quest’anno il premio principale – quello di Miglior film – è stato assegnato a Ammore e Malavita, una commedia musical dei Manetti Bros8 di cui al termine dell’articolo ci sarà la recensione), era il film con più candidature, e ha ottenuto in totale quattro riconoscimenti.

Gli altri candidati al Miglior film erano A Ciambra, Gatta Cenerentola, La tenerezza e Nico, 1988.

Durante la cerimonia sono stati assegnati in tutto più di venti David, compresi quelli per il Miglior film straniero (Dunkirk), il Miglior film dell’Unione Europea (The Square) e i premi speciali a Stefania Sandrelli, Diane Keaton e Steven Spielberg.

Altri film molto premiati sono stati Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli e A Ciambra, con cui Jonas Carpignano ha vinto il premio per il Miglior regista.

Premi

Miglior film

Ammore e Malavita, regia di Manetti Bros.(15 candidature, segue recensione)

Miglior film dell’Unione Europea (già vincitore a cannes e canditato all’oscar come miglior film straniero)

The Square di Ruben Östlund

Miglior film straniero (sei canditature all’oscar tra cui miglior film

Dunkirk di Christopher Nolan

Miglior documentario (la critica cinematografica moglie di Giuliano Ferrara fa centro)

La lucida follia di Marco Ferreri di Anselma dell’Olio

Miglior cortometraggio

Bismillah di Alessandro Grande

Miglior regista

Jonas Carpignano per A Ciambra

Miglior regista esordiente

Donato Carrisi per La ragazza nella nebbia

Migliore sceneggiatura originale

Susanna Nicchiarelli per Nico, 1988

Migliore sceneggiatura non originale

Fabio Grassadonia e Antonio Piazza per Sicilian ghost story

Miglior produttore

Luciano Stella E Maria Carolina Terzi per Gatta Cenerentola

Migliore attrice protagonista

Jasmine Trinca per Fortunata

Miglior attore protagonista

Renato Carpentieri per La Tenerezza

Migliore attrice non protagonista

Claudia Gerini per Ammore e malavita

Migliore attore non protagonista

Giuliano Montaldo per Tutto quello che vuoi

Migliore autore della fotografia

Gian Filippo Corticelli per Napoli velata

Migliore musicista

Pivio & Aldo de Scalzi per Ammore e Malavita

Migliore canzone originale

“Bang Bang” di Pivio & Aldo de Scalzi, Nelson, Serena Rossi, Franco Ricciardi e Giampaolo Morelli per Ammore e Malavita

Migliore scenografo

Ivana Gargiulo e Deniz Gokturk Kobanbay per Napoli velata

Migliore costumista

Massimo Cantini Parrini per Riccardo va all’inferno

Migliore truccatore

Marco Altieri per Nico, 1988

Migliore acconciatore

Daniela Altieri per Nico, 1988

Migliore montatore

Affonso Gonçavales per A Ciambra

Migliore suono

Adriano di Lorenzo, Alberto Padoan, Marc Bastien, Eric Grattepain e Franco Piscopo per Nico, 1988

Migliori effetti digitali

Mad Entertainment per Gatta Cenerentola

David Giovani

Francesco Bruni per Tutto quello che vuoi

recensione ammore e malavita

 

Don Vincenzo Strozzalone, ‘re del pesce’ e boss camorrista, scampa a un attentato e decide di cambiare vita.

Stressato e braccato da criminali e polizia, si finge morto per ricominciare altrove con donna Maria, la consorte cinéphile che trova la risoluzione a tutto nelle trame dei film.

Ma il suo segreto, condiviso dalla moglie e dai fedeli Ciro e Rosario, ha il fiato corto.

Fatima, una giovane infermiera, ha visto quello che non doveva vedere. L’ordine adesso è di eliminarla. Ciro è il primo a trovarla, risparmiandole la vita. Perché Fatima è il suo primo grande amore.

Un amore perduto ma mai dimenticato. Messa in salvo la fanciulla, Ciro deve rispondere della sua insubordinazione. Davanti a Napoli, a don Vincenzo e alla sua malafemmina

E gli amanti sono il cuore e la voce di Ammore e malavita, dove la parola canta e le canzoni recitano, celebrando Napoli, il suo splendore e le sue miserie, la sua umanità irriducibile e barocca.  Serena Rossi e Giampaolo Morelli sono i due volti di una stessa medaglia. Lei infila la maschera della commedia, lui quella della tragedia. Come se Serena Rossi avesse preso il sole e Giampaolo Morelli l’ombra.

Alla sua Fatima le parole liriche e sonore, a Ciro il silenzio musicale e attonito.

Napoli è per la seconda volta protagonista del cinema degli autori romani (Song’e Napule), concentrato sulla lingua, il gesto, la tradizione popolare, il sottogenere, la performance e rielaborato in qualcosa che avvicina il concetto di opera d’arte totale.

Musica, danza, pittura, scultura, narrazione, teatro, cinema, recitazione si fondono in maniera indistinta.

Ma Ammore e malavita non è un tributo archeologico alla sceneggiata, la cui popolarità è direttamente proporzionale alle lacrime versate.

Marco e Antonio Manetti, prestanti già nel nome che li chiama, rovesciano energicamente il sadismo sentimentale del genere, quella maniera di porsi di fronte alla realtà, tragico e rassegnato.

Ciro, o’ninja, si è formato alla scuola di donna Maria, cinefila onnivora che gli ha fornito con le visioni del cinema americano, la competenza pratica di un duro a morire. E Ciro non muore, rigenerando coi suoi autori l’immaginario e speculando (musicalmente e filosoficamente) sull’immaginario ‘inguaribile’ di “Gomorra” (libro, film, serie tv) nella trascinante pop robbery di Scampia.

Dopo La La Land e Ammore e Malavita sfido i produttori a dire che il musical non funziona.

Italo Zeus

24 Marzo 2018

Autore:

redazione


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