Paolo Fresu “special guest” del trio composto da Dino Rubino al piano, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Stefano Bagnoli alla batteria è qualcosa di apparentemente inedito che risalta agli occhi di chi segue da anni il grande trombettista sardo nei suoi innumerevoli progetti ed album che lo stesso porta con successo in giro per il mondo. Perché aggiunto “algebricamente” il chitarrista Bebo Ferra e sottratto (non ce ne voglia…) il talentuoso, geniale e ormai affermato pianista/trombettista di Biancavilla, il risultato è “Devil Quartet”, una delle band storiche di Paolo Fresu. Ma il jazz si sa che per antonomasia è una grande famiglia dove si lavora, si collabora e ci si arricchisce vicendevolmente con impegno, ma anche con “gioco”, verso la continua ricerca di quel genio e di quelle emozioni che schiudono sempre nuovi orizzonti. In questo campo, con la grandezza della sua arte e la visione del mondo che lo caratterizza, Paolo Fresu rappresenta un modello di straordinaria levatura internazionale.
La sua etichetta Tuk Music ha da poco pubblicato “Zenzi”, bellissimo album che regala atmosfere imperdibili, dal taglio profondo ed elegante, contrassegnato a tratti da raffinate sfumature “world”, del trio composto da Dino Rubino, Paolino Dalla Porta e Stefano Bagnoli, dedicato a Miriam Makeba, l’indimenticabile “Mama Afrika”, morta improvvisamente a Castelvolturno, quasi tre anni fa, alla fine di un’esibizione in difesa dei diritti umani organizzata da Roberto Saviano.
Il progetto è stato condiviso e quindi prodotto da Fresu, il quale su questa scia, all’occorrenza, ha “accettato” di buon grado di fare l’ospite, per così dire, “in casa propria”. Ed allora, domenica sera, accolto dai tre musicisti e da una motivata platea desiderosa di grande musica, ha conquistato la zona centrale del palco allestito nella Villa Comunale di Taormina, in occasione della serata finale del Taormina Jazz Festival, giunto alla sua terza edizione.
“Questo per me è un momento molto bello perché ho la consapevolezza d’aver realizzato un sogno” ha detto Dino Rubino quando, a conclusione del secondo brano, l’ha invitato sul palco presentandolo al numerosissimo pubblico che gremiva platea, scalinate e panchine dell’incantevole giardino taorminese.
“All’età di quindici anni lo consideravo il mio idolo e stasera ritrovarmi qui a suonare con lui per me è un grande onore” ha proseguito il giovane polistrumentista siciliano con voce commossa.
L’inizio è stato all’insegna del grande jazz che si connota attraverso gli standard: con “How deep is the ocean?” di Irving Berlin, il trio ha introdotto la serata riscaldando i muscoli e inoltrando la platea verso un viaggio musicale denso di pregevoli fraseggi, ritmi, note ed emozioni.
In “Sangoma”, brano estratto da “Zenzi” il piano di Dino Rubino rievoca un po’ il Jarrett ai tempi della Impulse. Il tempo lento, ben cadenzato dai due straordinari accompagnatori che rendono avvolgente il sound, regala belle sensazioni alla platea.
La statistica parla chiaro: ultimi tre concerti di Paolo Fresu tra Messina, Catania e Taormina ed altrettanto versioni di “Non ti scordar di me”, super classico della canzone italiana, ma di origini tedesche, perfettamente adattate alle singole circostanze ed alle tipicità stilistiche di coloro che l’hanno affiancato. Le riletture e gli arrangiamenti proposti a fianco di Uri Caine hanno lasciato il campo a quelle con Bebo Ferra, fino, appunto, all’interpretazione con il trio di Rubino.
Due brani sul solco della tradizione jazzistica completano la prima parte del concerto che riprende dopo una breve pausa sul ritmo caldo e vivace di “Makeba Makeba”, ovviamente, nel ricordo della mitica cantante di Johannesburg.
La rappresentazione di “Malaika”, celebre canzone d’amore africana che ha avuto nella Makeba una delle migliori interpreti in assoluto e che apre l’album del trio, ha visto lo straordinario contributo di Fresu anche attraverso gli effetti che il trombettista utilizza magnificamente. Il brano, armoniosamente adagiato su un tema latino, era stato preceduto in scaletta da una sensazionale ballad e seguito da un blues carico e vivace che ha fatto esaltare il pubblico, con Dino Rubino che ha abbandonato il pianoforte ed impugnato tromba e flicorno per duettare alla grande con il trombettista sardo in una session di rara bellezza, che ha poi coinvolto tutta la band in un eccezionale esempio di interplay. Dimostrazione che i musicisti hanno dato, peraltro, in tutto il concerto, a riprova di una importante conoscenza e intesa reciproca.
Nel tributo a Miriam Makeba non poteva certo mancare “Pata Pata”, brano famosissimo, cavallo di battaglia della compianta vocalist, anch’esso, ovviamente, inserito in “Zenzi” e pronto ad esaltare lo spirito dell’ascoltatore conquistato dalla bellezza delle note e del ritmo di un pezzo che dall’Africa lancia un grido di unione e fratellanza tra i popoli di tutti i continenti.
E qui, neanche a dirlo, Dino Rubino, Paolino Dalla Porta, Stefano Bagnoli e lo “special guest” Paolo Fresu, al rientro sul palco, hanno dato ancora il meglio di sé trascinando il pubblico in un finale esaltante.
Basti pensare che a conclusione di una performance durata oltre due ore, la gente chiedeva a gran voce un ulteriore regalo in musica ed emozioni.