“Quando ho iniziato a scrivere le prime idee di Time in Jazz 2012, dedicato al fuoco, la prima persona che ho pensato dovesse parteciparvi è stata Antonello Salis”.
Lo ha detto Paolo Fresu nel presentare il concerto piano solo che lo straordinario pianista – fisarmonicista, suo amico di vecchia data, ha tenuto nel parco eolico di “Sa turrina manna” a Tula, piccolo centro del Logudoro.
L’assonanza, quindi, tra l’eclettico musicista sardo di Villamar, classe 1950, dall’aspetto saraceno e dal cuore grande, ed il fuoco, simbolo dell’irrefrenabile forza della natura, è palese sia nelle frasi di Paolo Fresu che nel pensiero e nei ricordi di chi segue e conosce Salis. Ed il rapporto, l’affetto, la stima reciproca che i due musicisti si trasmettono a vicenda è proprio grande. Non a caso il trio PAF, composto dai tre “amici” Paolo (Fresu), Antonello (Salis) e Furio (Di Castri) è tra i più longevi e rappresentativi del jazz italiano.
E poi Salis è uno dei veterani, un pioniere del festival di Fresu: è stata sua, nel ferragosto del 1997, la memorabile esibizione piano solo che ha aperto la tradizione dei concerti dentro le chiese campestri di Berchidda. Il luogo che ospitò l’evento fu la chiesa di Sant’Andrea: un pezzo di storia da ricordare, un passo d’antologia.
Il parco eolico di Tula è un’area immensa, che si sviluppa lungo le alture che dominano il lago di Coghinas, in cui svettano i giganti eolici, enormi girandole impattanti ma silenziose, mosse dal vento.
L’estroso pianista, sotto il sole che tendeva ad abbassarsi sul promontorio di Tula, come suo solito, “attrezza” il cuore del pianoforte con vari strumenti ed oggetti che percossi provocano un suono suggestivo, a tratti surreale. I suoi virtuosismi esaltano la platea, che tuttavia resta in religioso silenzio, perché il concerto è un continuo divenire di note ed emozioni. Non ha pause: un’ora e quindici minuti volano come quel vento che muove le gigantesche pale eoliche che fanno da sfondo all’evento. Il musicista si concede solo una brevissima pausa necessaria per lasciare il pianoforte ed imbracciare la sua mitica fisarmonica.
La performance contiene spaccati di una variegata cultura musicale ondeggiante tra la magnifica tradizione sarda, l’improvvisazione jazzistica ed una moderna creatività senza confini, che in pochissimi riescono a sviluppare a tale livello.
E’ il caso, tra gli altri, del meraviglioso “In her family” di Pat Metheny, brano contenuto in “Still life (Talking)”, datato 1987, nel quale il famoso chitarrista del Missouri – che Salis conosce bene avendoci suonato insieme anni fa a Sant’Anna Arresi – sovrappone le proprie note a quelle prodotte dalla tastiera di Lyle Mays.
Tutto bello, insomma, con il geniale musicista di Villamar che anche alla fisarmonica dà il meglio di sé, raccogliendo, alla fine, la standing ovation del pubblico.
A Berchidda, la sera successiva.
“Giornale di bordo” è un’altra storia che tuttavia rispecchia in pieno la personalità di Antonello Salis, accoppiata a quella del talentuoso sassofonista Gavino Murgia, abile anche nell’utilizzo della sua straordinaria tecnica vocale, del pioniere della chitarra sarda “preparata” Paolo Angeli, protagonista anch’egli, in precedenza, di un super concerto da solo ad Oschiri, nell’area della splendida chiesetta romanica di Madonna di Castro, e di Hamid Drake, eclettico batterista afroamericano.
Il filo conduttore del concerto non poteva che essere l’album dall’analogo titolo, pubblicato dal quartetto nel 2010, per l’etichetta cagliaritana S’Ardmusic.
“Dear prudence”, capolavoro dei Beatles del 1968, in chiave totalmente rivisitata dal gruppo, unico standard dell’album, è stato uno dei brani maggiormente apprezzati dalla platea che gremiva Piazza del Popolo.
Dolce e suggestiva, è stata l’interpretazione di “Corsica tarantina”, ballata ripresa dalla tradizione popolare, che Paolo Angeli, oltre che suonato, ha anche cantato magnificamente.
“Suerte”, brano che sprigiona tecnica, coralità ed energia, ha evidenziato un’importante intesa tra Antonello Salis alla fisarmonica e Gavino Murgia al sax, sorretti dalla bravura degli altri due geniali “naviganti”.
Un gran concerto, in un contesto, quello del centro storico di Berchidda, che da ben venticinque anni, grazie all’impegno di Paolo Fresu e dei tanti volontari che lo coadiuvano, fa da splendida cornice agli eventi.
Era il 14 agosto del 1998 quando “Suono & Ritmo” un quintetto tutto messinese, facente capo all’associazione La Ragnatela, composto da Giovanna La Maestra, Giovanni Renzo, Angelo Tripodo, Francesca Licata e Giuseppe Gentile, inaugurò, a fianco di Paolo Fresu, l’undicesima edizione di Time in Jazz.
Corrado Speziale
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