JOHNNY MESH – “La realtà è troppo dura e a tratti insopportabile, per me… tant’è che creare un mio mondo, un po’ matto, è l’unico modo per alleggerirla”
Attualita, Fotonotizie, In evidenza, News

JOHNNY MESH – “La realtà è troppo dura e a tratti insopportabile, per me… tant’è che creare un mio mondo, un po’ matto, è l’unico modo per alleggerirla”

Intervista di Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista a Johnny Mesh, 3D artist con sede a Roma… nonché anche cantautore e musicista,al secolo Gionata [clicca qui https://instagram.com/gionata_gionata?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram del cantante]  

Buongiorno! Vorrei iniziare col domandarti quando, come e soprattutto da quale motore interiore ha avuto origine il tuo viaggio nell’arte ad ampio raggio – nella musica, nella tecnologia e più nello specifico nel mondo del 3D e ciò anche in relazione al tuo pseudonimo. Ciao Giulia! Ho iniziato con la musica …prendendo lezioni di chitarra dal papà dell’unico amico che, in II° media, sono riuscito a farmi in seguito a un trasloco. Proprio la musica è una passione che porto avanti ormai da più di quindici anni. Ho pubblicato vari dischi con band e anche grazie al mio progetto da solista – che porta il mio nome di battesimo, Gionata. Da bambino, inoltre, mi piaceva e mi piace tuttora disegnare e giocare ai videogames. In seguito alla pandemia, alla conseguente mancanza di concerti, mi sono dovuto reinventare al fine di sfogare la mia voglia di creare… ho rispolverato dunque la passione legata all’arte figurativa e, imbattendomi un po’ per caso in Blender (programma open source per la modellazione 3D), è confluito lì il mio interesse. Nel realizzare il mio pseudonimo quale 3D artist o 3D generalist, ho voluto dare vita a un gioco di parole tra Johnny Cash e la mesh ossia l’insieme di poligoni di base con vertici, spigoli e facce che compongono un oggetto nello spazio tridimensionale”.     

Da piccolo chi immaginavi di diventare “da grande” e che bambino sei stato? “Da piccolo ero introverso, creativo e timido. Mi piaceva e mi tuttora mi piace giocare, creare, condividere. Ho dovuto fare pace con me stesso e con il mondo perché, non sempre, i miei interessi e miei modi di agire erano in linea con gli altri bambini… però, come – immagino – non pochi bimbi, anch’io cambiavo ogni giorno la risposta alla domanda <<Cosa vuoi fare da grande?>>. Solo dopo aver imbracciato la chitarra ho capito che volevo intraprendere il percorso da musicista, obiettivo che si è dimostrato un po’ difficile da portare avanti dopo il periodo pandemico che ha rimescolato le carte in tavola e che mi ha costretto a reinventarmi in una carriera parallela, ma comunque di mio gradimento”.

Se dovessi assegnare un titolo alle fasi più significative della tua esistenza finora, quale colore e quale canzone assoceresti a ciascun periodo? Domanda, questa, difficilissima …Fino ai quindici anni d’età circa, per me, è stato tutto un gioco e una scoperta – direi, quindi, che i colori che vi associo sono quelli primari che gradualmente e saltuariamente vanno a mescolarsi tra loro. Abbino a questo periodo i cd’s che mia sorella mi faceva ascoltare ovvero quelli dei Korn, Sepultura, Iron Maiden, The Doors. Tanto metal! Dai quindici ai diciannove anni d’età hanno dominato, invece, i colori sul verdastro e il grunge come genere musicale… i Nirvana, Alice in Chains, Soundgarden, Mudhoney. Poi c’è stato un vuoto fino ai miei ventitré anni. È stata una fase un po’ triste, priva di colori e di musica. Successivamente, dai ventitré fino ai ventisette anni d’età, si è inserita nella mia esistenza la tinta tendente al blu e la presenza dei Beatles, di Syd Barrett e dei cantautori italiani. Gli ultimi tre anni, infine, vedono molto rosso scuro, bordeaux, nero, viola mentre per quanto concerne la musica sono sulle note del dream pop, new wave, synth pop, post-punk (sebbene non riesca a citare singole canzoni, ché ce ne sono troppe e rischierei di fare una lista noiosa e infinita)”.

Nel tuo vivere ipotizzi che centri il “destino” – e, eventualmente, cos’è il destino – o sei dell’idea che l’essere umano sia il solo artefice della propria sorte? “Mi faccio questa medesima domanda almeno una volta al giorno e non so mai cosa rispondere. A volte penso che la sorte e la volontà si intreccino in un qualche modo surreale e incomprensibile, altre volte invece propendo a credere che sia tutto solo questione di caos e che siamo noi esseri umani a (tentare di) dare significato alle cose che accadono”.

Cosa rappresenta per te la Bellezza, l’Arte e quale ritieni esserne il potere nonché principale pregio e valore? Inoltre, in base alla tua sensibilità, ti senti più vicino alle opere intimistiche “auto centriche”/autobiografiche oppure maggiormente a quelle vertenti sul sociale-politico? Non mi piace troppo parlare di politica, ma forse solo perché non sono un esperto. In passato sono stato autobiografico, ora sono più interessato alla natura umana e alle domande esistenziali (Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andremo?). Cerco da sempre di definire, in parte, il concetto di arte nella mia mente e il motivo che mi spinge a creare. La risposta che posso dare al momento è che – per me – la realtà è troppo dura, a tratti insopportabile, tant’è che ideare un mio mondo un po’ matto è l’unica maniera per alleggerirla …Inoltre è anche un canale per esprimere al meglio i miei sentimenti, che spesso non riesco a far ben comprendere (e, difatti, vengo sovente frainteso). È poi un modo per capirmi o, almeno, per cercare di “risolvermi” e far sentire la mia (piccola) voce”.

Nella musica – ad esempio nei videoclip – quale ruolo ti pare giochi l’immagine visiva, l’estetica, nel veicolarne il significato ma pure nell’essere, forse, almeno in parte e di primo acchito il “bigliettino da visita” di ciascuno di noi? Quanto “pesano” invece rispettivamente il testo, la melodia e la voce nelle creazioni che maggiormente apprezzi? Ho notato che la risposta a questa domanda è soggettiva… Alcune persone si concentrano sul testo, altre sull’immagine del progetto, altre ancora sui video e altre (come me) sulla parte strumentale. Dalla mia, comunque, ho sempre curato tutti gli aspetti perché ritengo che ogni componente di un progetto abbia un senso e arricchisca il mondo che ha in testa la persona creativa di riferimento”.

A tuo avviso la musica destinata a fare Storia può essere soltanto quella in linea con i consolidati ascolti abitudinari e prediletti dalla maggioranza in base al luogo e periodo in cui si vive o, piuttosto, è quella che si differenzia e talvolta non viene subito capita e/o apprezzata davvero perché – se accolta – scardinerebbe la già “digerita moda” vigente? È bene essere disposti a scendere a qualche compromesso con la propria artisticità a favore di pubblico? “Entrambe le linee citate, divise generalmente in mainstream e underground, sono il prodotto della cultura in cui viviamo – e che a loro volta ci influenzano, creando un ciclo da cui non ha senso uscire. Penso che i compromessi a favore di pubblico intacchino l’autenticità dell’arte ma che, allo stesso tempo, non scendere a compromessi talvolta mini la possibilità di condivisione con gli altri… e se l’arte è anche condivisione, allora, si crea un paradosso. Alla fine, dipende tutto dal motivo che spinge a creare”.

Ammesso che un tale momento esista, quando un emergente non è più tale? Cosa supponi, poi, che sia necessario e cosa imprescindibile oggi a livello compositivo e di linguaggio per fare della propria passione una professione? Ci sono tanti aspetti da considerare. Anzitutto “emergente”, per me, significa essere una persona che si sta mettendo in gioco e che vuole farsi conoscere – quindi si può essere emergenti anche se si è Morricone, in un universo in cui pure gli altri pianeti sono abitati e appunto Morricone è conosciuto solo sulla Terra. Scherzi a parte, per fare della passione una professione ci vuole impegno e bisogna credere in quello che si fa. È necessaria tanta determinazione e fortuna, la più propizia casualità, spostarsi, conoscere persone, “ingoiare molti rospi” e soprattutto sapersi rialzarsi sempre… e spesso non basta nemmeno tutto ciò”.  

I ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare quanto sono fondamentali e in che misura veicolano o meno il tuo quotidiano a livello artistico? Nella musica e nel 3D, di solito, ti sembra di seguire l’istinto oppure la razionalità? “Come è tipico del mio segno zodiacale, i Pesci, sono scisso e oscillo tra due poli antitetici …c’è, non per nulla, una parte di me razionale che prova a pianificare e deve ordinare invece il caos che l’altra parte dell’io “vomita”. A volte è dura saper gestire questi lati opposti, ma col tempo sono riuscito a capire come fare… sebbene capiti che tutto vada a caso e mi sfugga così la vita tra le mani mentre cerco di sistemare il casino che questi due lottatori hanno generato nella mia interiorità”.

A proposito di talent e di social [clicca qui https://instagram.com/johnny_mesh?igshid=YmMyMTA2M2Y= per accedere al profilo Instagram di Johnny Mesh], qual è il tuo pensiero al riguardo e con quale finalità ti approcci e utilizzi i secondi? Fino a qualche tempo fa, i social mi piacevano… li vedevo come un gioco. Adesso sono arrivato a odiarli. Li considero un potente mezzo di comunicazione, nonché divulgativo, e ciò è interessante ma non sopporto quando li si usa per ottenere apprezzamenti e conferme dalle altre persone. La verità è che viviamo in tempi incerti e tanti sfruttano proprio i social per sentirsi più sicuri. I talent, invece, non mi sono mai piaciuti. Ho idea che siano soltanto una scorciatoia e l’unico senso che vi ravviso è appunto il voler arrivare a molta gente in poco tempo (benché, spesso, tale strategia neanche funzioni!)”.

Benché io non voglia indurti ad alcuna categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista cos’è l’Amore (per se stessi, per altre persone, per situazioni, luoghi, attività etc.)? Sai che mi hai fatto domande molto difficili, umanamente parlando?! Comunque l’amore – per me – è riuscire ad accettare la vita, gli eventi, rispettare ciò che ci circonda e quindi sviluppare una coscienza… quella di sentirsi presenti nel mondo insieme a tant* altr*. Qualcosa, questo, di più facile a dirsi che a farsi…”.

Infine puoi anticiparci quali sono i tuoi prossimi progetti e, magari, rivelarci pure qualche chicca in anteprima? “In questo periodo sto lavorando a un nuovo progetto musicale, fondendo la musica con la grafica 3D e la pixel art …ma è ancora un progetto fermo in cantiere e voglio, pertanto, capire bene cosa ho tra le mani prima di condividerlo. Nel frattempo, per chi vorrà, è possibile andare ad ascoltare il mio secondo disco da solista ossia “Congratulazioni”. Io, dal canto mio, continuerò a cimentarmi per migliorare ancora con la modellazione 3D”.

12 Novembre 2022

Autore:

redazione


Ti preghiamo di disattivare AdBlock o aggiungere il sito in whitelist