LA BELLA  FOTO – Dietro i Volti e gli Sguardi dei pescatori di Stromboli
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LA BELLA FOTO – Dietro i Volti e gli Sguardi dei pescatori di Stromboli

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Solo qualche settimana fa, nella piazza si Stromboli. Loro attendono, bevono, parlano e guardano l’umanità varia fatta di turisti, villeggianti e gente comune che roteano intorno a quel tavolo… 
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Volti scolpiti, rughe, non sono dèi, al tavolino di un bar anche se in questa foto sembra passarci la storia, e si segnano i confini tra due il Nord e il Sud del mondo.

Confini che sul mare sono per loro stessa natura liquidi ed effimeri, così come i confini tra i gesti degli dei dell’antichità classica e quelli dell’umanità che vive e resiste, che lotta come sempre, anche oggi, un quotidiano “difficile” in un’isola dell’isola di Verga.

In questo mare nostrum si fondono i destini dei pescatori siciliani, di chi è emigrato, anche con quelli dei migranti.

Carlo Levi, durante uno dei suoi viaggi nella Sicilia del secondo dopoguerra, esperienza da cui nacque il libro Le parole sono pietre (1955), ebbe modo di visitare dei borghi marinari quelli che Verga ne I Malavoglia e da Visconti ne La terra trema,  avevano usato per ispirazioni e set, ne raccolse le impressioni:«Camminando per queste vie pareva “di passare in mezzo a un popolo di dèi tanto era chiaro in ciascuno che il suo viso, i suoi gesti, le sue vicende, il suo destino, erano fissati ed eterni, non seguendo una storia individuale ma uno stile o un costume a tutti comune ed immutabile. Non mi sembrano uomini, donne, bambini di oggi, ma alberi di una foresta, o esseri antichi, come gli dèi. Mi pare che qui tutto debba essere sempre stato così e che sarà sempre così”».

Pescatori che ironizzano,m parlano e si raccontano «Nel mese di maggio – spiegano ai turisti che si accalcano curiosi a volte a veder le murene appena pescate – le vipere in calore si spingono sugli scogli e si accoppiano con certe specie di pesci e così nascono le murene».

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Ridono nel veder le facce stupite degli altri…

Nella cultura popolare gli eroi non sono dèi, e qui a Stromboli, oggi turistico approdo ma un tempo, e se lo porta dietro, terra di approdo di Pirati, punto di tempesta, spiaggia da dove si partiva in cerca di fortuna , sono eroi i piccoli uomini, le persone comuni, che non mollano mai, che anche pescando, in un mare sempre più povero, vanno avanti e le cui gesta, nei racconti, al tavolino di un bar, in piazza, superano il confine dei mondi, assumono contorni mitici.

Mito e fiaba, e loro infatti, raccontano, in modo più o meno diretto, soprattutto i viaggi di scoperta, le immersione, la rete calata, le nasse gocciolanti, i percorsi di conoscenza.

Così, se nella mitologia greca Tritone può trascinare fino al Mediterraneo la nave Argo arenata nel deserto della Libia grazie ai suoi poteri soprannaturali,  e nella leggenda sicula, Colapesce, un pescatore di Messina trasformato in una creatura anfibia da una maledizione, può salvare la Sicilia decidendo di rimanere per sempre in fondo al mare per sostituirsi a una delle colonne che sorreggono l’isola, quella consumata dal fuoco dell’Etna, e per essere d’aiuto ai marinai.

Intorno al quel tavolino sembra che la eggenda si perpetua, si attualizza, diventa racconto.

Per la gente di Stomboli «Colapisci» non è morto, e un giorno tornerà sulla terra: quando nessun uomo soffrirà più per dolore o per castighi, per quell’atavica condizione d’ingiustizia che Levi trovò radicata nella terra siciliana, «antica, composita, enormemente stratificata che forze eterne, oscure e prepotenti tengono da sempre in soggezione».

Lo scrittore riteneva di poter comprendere quella terra «solo indugiando su quanto ancora in Sicilia ristagna e imputridisce, di violento investe, di penoso sgomenta, di dolce sfiora, di mitico-storico-poetico torna alla memoria».

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E da quel tavolino, sotto lo sguardo di questi figli del mare, si vede gente che gira intorno, sembra quasi a cercare un approdo.

Come quello che cercano i Migrantes.

E allora le missioni “umanitarie” – quelle di oggi – che evocano nei loro nomi, miti e personaggi solcarono i mari e che potrebbero essere i nomi dei “nostri” pescatori al bar: Hermes, Aeneas, Poseidon, fino all’ultima Triton, che però, per l’appunto, della divinità benevola, capace di calmare le acque e d’indicare la rotta agli Argonauti, non ha nulla, sembrano così vicine, così reali, che  ti viene di gettar lo sguardo verso l’orizzonte e prepararti ad accogliere l’ultimo barcone di disgraziati.

ΩΩΩΩΩΩΩΩΩΩΩΩ

Le foto sono tratte da google, quella di copertina è tratta da facebook e ci scusiamo di non poter citare la fonte in quanto impossibilitati a risalire all’autore dello scatto.

Ci complimentiamo con lui.

 

 

 

17 Settembre 2015

Autore:

redazione


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