“La Dolce Vita di Fraka” è la biografia del veronese Arnaldo Fraccaroli, per quasi 50 anni inviato del Corriere della Sera, scrittore, poeta, filosofo, umorista, commediografo e curioso delle donne, ingiustamente dimenticato.
Il libro (500 pagine, corredate da una cinquantina tra foto, lettere e documenti d’epoca) è stato pubblicato dalla casa editrice romana All Around nella collana “Giornalisti nella storia”, realizzata con la Fondazione per il Giornalismo Paolo Murialdi.
La prefazione è di Gian Antonio Stella.
Fraccaroli – che amava definirsi “Commesso viaggiatore della curiosità altrui” e che spesso si firmava Fraka – è stato un cronista che sapeva fotografare con le parole.
Grazie alla sua versatilità, – era nato a Villa Bartolomea nel 1882 ed è morto a Milano nel 1956) produsse migliaia di articoli d’ogni genere e oltre cento tra romanzi, libri di viaggi, novelle, saggi, lavori teatrali, biografie.
Aveva classe e talento straordinari e una capacità unica di passare dal reportage di guerra alla commedia brillante, dai racconti fantasy alla cronaca e alla descrizione filmica di persone e ambienti.
Fraccaroli fu per cinquant’anni – dal 1909 in poi – una delle firme più prestigiose del quotidiano milanese e tra i giornalisti e gli scrittori maggiormente seguiti, letti e amati dal pubblico. E’ stato uno dei migliori corrispondenti della prima guerra mondiale.
Descrisse la vita di trincea, rese celebre la frase “meglio vivere un’ora da leone che cent’anni da pecora” e, per le sue azioni a fianco dei soldati, ottenne anche una croce e una medaglia al valor militare.
Inventò l’espressione “dolce vita”, così titolando una sua fortunata commedia e l’ “instant book”, dando alle stampe il meglio degli articoli e il riassunto dei suoi viaggi in tutti i continenti. Inaugurò, con Luigi Barzini senior, il reportage.
Fu il primo giornalista italiano a volare su di un dirigibile e su di un aeroplano e a visitare Hollywood. Scoprì e fece conoscere ai nostri connazionali l’America degli “Anni ruggenti” e il jazz.
Dal 1920 al 1940, girò tutti i continenti, svelando agli italiani il mondo e le novità del secolo. Ebbe il merito di rendere lievi, con i suoi servizi e le opere letterarie, gli anni delle due guerre mondiali e dei totalitarismi.
Fece anche cinema e radio (sul secondo programma Rai). Fu vicino ai futuristi, biografo dei grandi patriarchi dell’opera, amico di personaggi come Luigi Albertini, Ugo Ojetti, Barzini, Orio Vergani, Renato Simoni, Giacomo Puccini (cui dedicò tre biografie), Filippo Tommaso Marinetti, Arturo Toscanini, Pietro Mascagni, Gabriele D’Annunzio, Antonio Fogazzaro, Trilussa, Arnoldo Mondadori, Indro Montanelli (che lo considerava uno dei suoi maestri), Giovan Battista Montini.
Di estrazione umilissima e di formazione in gran parte autodidatta, Fraka arrivò ai vertici del giornalismo partendo da un povero villaggio sperduto nella Bassa Veronese e, grazie all’ingegno, allo studio, ad una tenacia e ad una forza di volontà uniche, divenne autore prolifico e poliedrico. La sua vicenda, privata e professionale, si intreccia con quella, tragica, del secolo breve e riporta al giornalismo epico e romantico delle fatiche e dell’avventura in solitudine, del telegrafo, dei telefoni che gracchiano, delle notti in tipografia tra il rumore assordante delle rotative e il ticchettio delle linotype.
La biografia dell’inviato è raccontata mediante la riproposizione dei brani più significativi degli articoli e il sunto delle sue opere di maggior successo. Il giornalista era anche un personaggio. Una sorta di dandy, eccentrico, anticonformista, appassionato del mondo femminile.
Era uomo di spirito e di grande fascino (per la figura da gentleman e per il brillante eloquio), dalla fede profonda e generoso, tant’è che diede gran parte dell’ingente eredità in beneficenza. Seguendo la vita di Fraccaroli è possibile anche leggere i cambiamenti avvenuti nel Paese nella prima metà del secolo scorso e conoscere i mutamenti radicali che hanno segnato il mondo giornalistico dalla fine dell’800 agli anni ’50 del ‘900. In un’epoca in cui l’informazione tradizionale è in crisi, si invoca il principio della disintermediazione e a dominare è la comunicazione sui social e fai da te, può risultare utile ricordare invece un campione del giornalismo professionale come Fraccaroli, cronista che consuma le suole, che verifica le fonti, che va, vede e scrive.
Gianpietro Olivetto