– di Corrado Speziale –
L’opera, scritta e diretta da Claudio Fava, alla sua prima regia teatrale, è andata in scena domenica scorsa a Messina, al Teatro Annibale di Francia dinnanzi
David Coco, con un monologo straordinario, ha appassionato il pubblico interpretando magnificamente il ruolo del magistrato ucciso, che svela, riflette, denuncia e ammonisce, raccontando di sé e della sua vicenda, secondo la ricostruzione dei fatti rappresentata efficacemente da Claudio Fava.
Paolo Borsellino santo, martire, eroe. Ma dove sta il rispetto? E soprattutto, “dedicatemi la verità”. Per questo, ecco un’altra storia. A parlare è proprio il magistrato ucciso nella terribile strage del ’92 a Palermo, in Via D’Amelio. A fargli da immancabile compagnia, il classico pacchetto di “Esportazioni”. Una nuvola di fumo, evanescente come la verità negata e svanita nel nulla, sovrasta Borsellino, offuscando irrimediabilmente questa pagina di storia. Un atto tra i più atroci della fine del secolo scorso, adesso raccontato tra scene e retroscena dalla stessa vittima.
Silenzi, bugie, omissioni, manipolazioni. “La grande menzogna”, è il frutto del depistaggio che si verificò nel corso delle indagini conseguenti alla strage: la mafia talvolta fa comodo, è un alibi. “Cosa è successo? La mafia fu.
Claudio Fava alla sua prima regia, e David Coco sul palcoscenico, ci restituiscono un Paolo Borsellino affrancato da una vita piena di insidie e di nemici, ma soprattutto “amici” da cui guardarsi, libero finalmente di esprimersi e di agire, riflettere, denunciare senza intralci oltre la sua morte. E lo fa ricorrendo talvolta anche ad un’amara ironia: “Vi sembra strano che su certe cose ci voglia scherzare sopra, tanto, morto sono…” Il magistrato vive così la “condizione risolta di chi non c’è più”, riporta la nota stampa dello spettacolo.
Borsellino rivede sé stesso, la sua storia e la sua fine. E si indigna. Fava scoperchia un pozzo di retorica,
Sul palco, David Coco è straordinario. Tra recita e introspezione, con una presenza scenica e un’interpretazione da gigante del palcoscenico, perfetta per tempi, dizione e contestualizzazione, l’attore non impersona soltanto Borsellino, ma un pensiero collettivo che risveglia la memoria di tanti.
È un modo di sopravvivere a sé stesso, di rivendicare la verità oltre ogni retorica. Una risposta sprezzante verso chi ha decretato la sua fine atroce, ha deviato le indagini e coperto i mandanti. Ma anche e soprattutto un ammonimento alla gente comune, seppur colpita dalla sua morte, “messa in testa come una corona di spine”,
Sul palco, a supportare il racconto nell’aspetto più significativo, i protagonisti – pupi, allo stesso tempo sagome e ombre che occupano la scena, cadono sotto i colpi della realtà dei fatti.
Ma il teatro può restituire la verità? Può farlo laddove non arrivano colpevolmente né la politica, né la magistratura; dove l’informazione è parziale; dove la popolazione, colpita emotivamente, non va oltre il dolore e la rabbia, secondo quanto le viene offerto.
“La grande menzogna”, domenica scorsa a Messina, al teatro Annibale di Francia, ha aperto la rassegna “Il miglior tempo della nostra vita”, che celebra i 40 anni d’attività di Nutrimenti Terrestri, compagnia teatrale attiva su tutto il territorio nazionale e riconosciuta dal ministero della Cultura, che ha tra i fondatori l’attuale direttore artistico Maurizio Puglisi.
La rassegna proseguirà presso la stessa sede con altri spettacoli teatrali in cartellone il 10, 17 e 24 novembre.
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