Da tempo non stava bene…
Se ne è andato stamani. E dopo essere finito anche tra le canzoni più gettonate di Turè Muschio, diventando una leggenda metropolitana, rischiando anche di entrare nei guinnes dei primati per le sue “evasioni”, Salvatore lascia la vita terrena.
Turè Muschio ed i suoi Allurakì cantavano dell’uomo ninja dicendo che per batterlo ci voleva un altro “uomo ninja”. Forse per molti non era stato un buon esempio, e di certo non si può dar loro torto. La Piovra era la Piovra.
Turè cantava della sua vita, che non era né spericolata né affascinate, era la vita che la Piovra raccontava di sè.
Lui l’aveva vissuta entrando ed uscendo spesso da un cella; una vita fatta di tatuaggi sul corpo quando questi non erano una moda; di una dentiera troppo larga; di un amore per il vino che non tradisce come quelli che conosci per strada e che passano e trapassano l’anima.
Una vita che diventa poi una canzone fatta di belle donne che hanno affollato il suo letto, che ora era spesso vuoto.
Salvatore Incognito, così si chiamava la Piovra, mai emarginato dalla “sua” Brolo, spesso però confinato nella sua stessa solitudine, quella che si costruiva con la sua intolleranza che diventava sbotto d’ira e di coltello, a tratti, anche per uno sguardo più a lungo soffermatosi sul suo incedere.
A sessantasette anni suonati da qualche giorno, era, soprattutto dai più giovani, voluto bene ed anche coccolato.
Con loro, se ne aveva voglia, trovava spazi di dialogo, per un’improbabile riconversione. Di certo nessuno lo considerava, nel gergo – un malacarne – anche se a lui questo, quasi quasi, piaceva farlo credere, ma a noi piace vederlo come uomo dal cuore sincero.
Turè, il suo cantore, ne raccontava, accordando la chitarra, la passione e vita dell’ultimo bandito – si fa per dire – di Brolo.
E poi… quel “torno subito”, scritto su un cartone sull’uscio di casa, lasciato lì per i carabinieri che ne controllano la libertà vigilata mentre lui andava al bar a bere l’ultimo prosecco della giornata, vestendo uno smoking, mai usato per le grandi occasioni, ma indossato quando era capodanno, così per dire, per fare un esempio.
Bastava a volte solo questo per confermargli ancora una volta la notte in gattabuia.
Di questi arresti faceva un vanto, come quando rammaricato chiese agli “sbirri”, come li chiamava: “non si può far neanche il bagno?”. Questo detto, in maniera sorniona, uscendo dalle onde di un mare che conosce bene – per un suo passato da pescatore – per mettersi, ancora bagnato, dei braccialetti troppo stretti, dopo aver evaso ancora una volta i domiciliari.
Ma questa volta, come disse, quasi giustificandosi, perchè “c’era molto caldo“.
Arresti e fermi, tra il serio ed il faceto – qualche sacrosanta condanna pesante, Salvatore, se la ricordava – che quasi gli valgono un record da Guinnes dei primati. “La Piovra” comunque sapeva benissimo di avere scontato, pagando dazio, a Milano e in Germania, incontri sbagliati, amicizie azzardate o ingombranti, ed una gioventù mai vissuta.
Ci piace rammentare la sua dignità; quella degli ultimi, che si soffermano ad ironizzare, lui il primo, sull’indifferenza di tanti.
La Piovra che scimmiottava quei valori, quegli degli altri, che non gli appartenevano, senza deriderli, ma sempre con il sorriso che gli accarezzava il viso incorniciato dal suo codino, in un atteggiamento da machio perenne.
E ora sono più tristi le note del canto di Turè che declinando, tra accordi e musica, codici e valori, come altruismo e solidarietà, denunciavano, a memoria, la malinconia della Piovra del Castello di Brolo e del suo immancabile cane, affidato, nelle “sue” partenze ad avvocati, amici e vicini di casa.
La canzone oggi ci ritorna in mente, e rivediamo lui sotto il palco, a sorridere alla vita ed alla gente.
Un sound che dice delle cose, zeppo di pietas, inondato da confidenze e ricordi, che poi diventano emozioni.
Ora sarà così. Come per chi muore, che la Piovra non sarà più un ultimo, ma uno tra tanti. Quello che al bar… diceva, sorridendo “champagnesssss” a chi gli offriva una birra e che poi condivideva con lui il piacere di berla.
Ora tutti saranno “suoi” amici, mentre lui brinda, in altri bar celesti, alla vita che non è stata generosa, ammorbata da sprazzi di solitudine e cinismo, di “non me frega niente” e fatta di tante carezze per i cuccioli che gli facevano compagnia.
Compagnia come quella dei ragazzi che salivano per le viuzze del castello a dividere con lui un fiasco di vino, a farsi fare un piatto di spaghetti, per sentirlo raccontare la stessa storia, ripetuta mille volte, in un quartiere dove ancora lui era il Re, come quando da bambino, batteva tutti, con il suo scudo ottenuto dal guscio di una grande testuggine… esattamente come il ninja che sognava di incontrare e battere.
Salvatore è morto stamani all’Ucciardone… un infarto l’ha stroncato. Forse il luogo che voleva e non, da solo, nel letto di casa, magari lasciato lì per giorni a marcire.
Le condoglianze a chi gli ha voluto bene, ai familiari che spesso ricordava, a sua sorella Maria ed a Emanuele, agli altri fratelli, che non conosciamo, alla figlia.
I funerali si celebreranno mercoledì pomeriggio nella Chiesa Madre di Brolo. Salvatore sarà lì a sorridere ancora circondato da sorelle e fratelli, dai nipoti, dai parenti, dagli amici.
Ciao, Piovra, fai buon viaggio.
Ovviamente anche Salvatore entra a far parte di “Brolesi e Brolitani”.
Per leggerli…
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