Di Denise Ubbriaco
Chiara Taigi, soprano di fama internazionale, è la stella dell’opera italiana. Un’artista poliedrica, espressiva. Nel corso della sua prestigiosa carriera internazionale, ha calcato grandi palcoscenici, guadagnandosi il plauso del pubblico ed i consensi della critica. Sotto la direzione di famosi direttori, tra cui Abbado, Muti, Tate, Chailly, Pappano, Scimone, Pidò, Gardiner, Queller, Metha, Gergiev, Temirkanov, e al fianco di grandi cantanti della scena internazionale, ha sempre regalato una miriade di emozioni con le sue intense esecuzioni.
La critica russa l’ha definita “Regina dell’Opera” per i meravigliosi concerti ed i ruoli di grande spessore che ha ricoperto con raffinata maestria. Durante le sue esibizioni, mostra la sua interiorità spirituale, donando pagine di indubbia bellezza. Artista dal temperamento ipercritico, Chiara Taigi è sempre impegnata a studiare e a migliorarsi.
Dopo lo straordinario successo riscosso nel ruolo di Tosca, a grande richiesta, è ritornata in Russia, indossando stavolta i panni di Liza e misurandosi con una delle più grandi opere di Pëtr Il’iĉ Čajkovskij: “La Dama di Picche”, ispirata al capolavoro russo di Aleksandr Sergeevič Puskin.
Chiara, quali sono le caratteristiche del personaggio che hai interpretato?
“Le peculiarità di Liza sono la non temperamentalità e la dolcezza estrema.”
Com’è stato rivestire i panni di questo personaggio?
“Difficile per questa compostezza.”
Hai riscontrato qualche difficoltà nell’immedesimarti nel ruolo?
“Arrivo da ruoli temperamentali e, quindi, gioco in casa con un carattere uguale. Difficile coprirsi di miele quando si è salati.”
Come ti sei preparata per quest’opera?
“Studiando ore ed ore al giorno, eludendo ogni forma di distrazione e rinunciando alla vita sociale.”
C’è qualche curiosità o aneddoto che vuoi raccontarci?
“Si! La lingua russa mi ha stupito per lo stretto rapporto con il significato di ogni parola. Ad esempio,“respiro”, la cui traduzione è dusha, significa anche anima. Mi sono, ancora una volta, innamorata nello studiare nuove culture e tradizioni. Come avvenne per il Brasile, ho iniziato a mangiare solo piatti tipici ed uniformarmi alla letteratura di Puskin fino a commuovermi.”
Parlami del rapporto con il cast.
“Come sempre, siamo noi che creiamo attriti o meravigliosi rapporti. Io rimango il lupo che sono ed oggi le specie protette sono amate.”
Il tuo legame con la Russia?
“Come con tutti i Paesi che amo, bellissimo. La Russia, finora, è quella che si è dimostrata più generosa e madre nei miei confronti.”
Quale ruolo vorresti interpretare in futuro?
“Ancora Tosca e Lady Macbeth.”
Questa sera, presso il Duomo di Messina, ti esibirai insieme al mezzosoprano Emy Spadaro. Eseguirete “Stabat Mater”. Cosa significa per te?
“Un cammeo di musica di Luigi Cherubini che regalo con una forte intensità all’Arcivescovo Accolla di Messina per i 40 anni di Sacerdozio, con la mia compagna d’arte da 10 anni, il mezzo soprano Emy Spadaro.
Con estrema devozione, regalo in cielo alla madre artista che ho amato più di qualsiasi persona al mondo: la mia maestra di canto, mancata 25 anni fa, la Prof.ssa Ivenza Fogli.
A lei, la devozione di un amore mai addormentato, ma accresciuto nel silenzio di questi 25 anni.”
Romana di nascita, siciliana d’adozione. Sei particolarmente affezionata alla Sicilia, dico bene?
“La Medea mi ha partorito, siciliana d’ adozione. Al Teatro Greco di Taormina, mentre canti l’Etna grida. Una compagine unica al mondo. Non esiste qualcosa di simile.”
Quale messaggio vuoi dare ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo dell’opera?
“Che possano essere retribuiti per i loro numerosi sacrifici. Date a Cesare ciò che è di Cesare. Lo diceva anche Gesù.”
Prossimi impegni?
“Ritornare in Brasile.”
Di Denise Ubbriaco
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