Il bellissimo borgo sul mare di Mazzarò, a Taormina, grazie a questo nuovo impegno di Fiumara d’Arte a favore della bellezza, ha rivisto la luce dopo quasi cinquant’anni. Dopo l’anteprima per il TaoFilmFest dell’8 luglio, ieri c’è stata l’apertura ufficiale che si protrarrà fino al 27 settembre. Sullo sfondo di un panorama mozzafiato, sono stati allestiti e illustrati i percorsi con mostre fotografiche e tematiche su Fiumara d’Arte, la dolce vita taorminese degli anni 60 e la storia del villaggio. Contestualmente, esposti i progetti che ridaranno vita ad un luogo bellissimo ma abbandonato, così sottratto alla speculazione, i cui bandi internazionali partiranno a settembre. Antonio Presti, soddisfatto e orgoglioso per quest’ultimo, ennesimo impegno nel segno della rigenerazione attraverso l’arte e la conoscenza, si è tuttavia mostrato indignato per le frasi che giorni addietro gli sono state attribuite sul problema dei migranti: “Non son voluto entrare nel merito. Sono mistificazioni. E’ stato tutto travisato e strumentalizzato da chi lavora per il male. Io non sono quel razzista, non penso e non dico questo…”
Un borgo delle meraviglie adagiato su un versante roccioso che declina su un mare limpido. All’interno, 20 “casette” – come le definiva l’architetto Spatrisano, progettista del villaggio nel 1953 – in stato di totale abbandono. Ad unirle, un vialetto tortuoso, realizzato con pietre naturali, contornato da un giardino di piante mediterranee di rara bellezza. Il tutto, dentro la Perla dello Jonio, quella Taormina, in zona Mazzarò, che rende contigue sulla terraferma condizioni di opprimente presenza di bagnanti e turisti, a quelle di esagerate ricchezze patrimoniali. Con un’eccezione: il villaggio Le Rocce si presentava come un paradiso abbandonato che adesso ha riacquistato dignità e soprattutto potenzialità. Ci ha pensato la fondazione Fiumara d’Arte, creata e presieduta da Antonio Presti, a farselo dare in concessione pluriennale, per la considerevole durata di 99 anni, dalla Città Metropolitana, ex Provincia Regionale che la deteneva dal 1986. Il villaggio, realizzato nel 1953 dalla Regione Siciliana allo scopo di far fare le vacanze ai propri dipendenti, col tempo era diventato meta dell’élite internazionale, fino a quando lo stesso non cadde in un inesorabile declino che portò alla sua totale chiusura nel 1972. Da lì in avanti, nient’altro che degrado e abbandono. Ma considerato il pregio del luogo, non mancarono “incursioni” di privati, attraverso project-financing tra il 2007 e il 2014, non andati in porto. Ed ecco allora nel 2015, la proposta di Fiumara d’Arte: valorizzazione del sito attraverso la “restituzione” del sito alla società civile, sia locale che internazionale, con interventi di recupero architettonico e paesaggistico ad opera di architetti e artisti. Si tratta dell’ennesimo impegno nel segno del “dono” dell’arte, della conoscenza e della bellezza da parte di Antonio Presti e della sua fondazione. Nasce così un laboratorio di progettazione. Per questo a settembre saranno banditi dieci concorsi internazionali per altrettante finalità, categorie e tipologie all’interno del sito: l’Agorà, il percorso Ipogeo, la piazza dell’Odeon, la Torre del pensiero e dell’ascolto, la piscina, lo scoglio, l’area di parcheggio, il recupero dei cottage, l’area ricevimento, creazioni artistiche in spiaggia. Intanto, l’impegno concreto, urgente e indifferibile per il recupero e la fruibilità del luogo, con fitta pulizia e scerbatura del sito, ripresa e abbellimento degli spazi all’aperto. Già l’8 luglio, per il TaoFilmFest, il luogo aveva offerto una splendida anteprima con l’esposizione delle foto storiche del cinema dell’Istituto Luce. Giovedì pomeriggio, per l’apertura ufficiale, gli spazi e i vialetti, curati ulteriormente, sono stati allestiti con l’immancabile tulle che si stagliava sul mare azzurro della baia di Mazzarò. Tre importanti mostre fotografiche su Fiumara d’Arte, la dolce vita taorminese degli anni 60 e la storia del villaggio, sono state allestite negli spazi dell’Agorà e dell’Odeon. Esposizioni tematiche sulla peculiarità del luogo, la sua architettura, le preziose specie botaniche e sui progetti che caratterizzeranno il futuro delle Rocce, hanno contornato i percorsi in mezzo ai cottage, sullo sfondo di una natura irripetibile. In entrambi i piazzali, le suggestioni della musica: le ballate con l’arpa di Ginevra Gilli, assieme al violinista Giuseppe Musumeci e al polistrumentista Karim Alishahi, mentre tutt’intorno risuonavano le percussioni di Michele La Paglia e la voce della soprano Carmine Elisa Moschella.
L’evento, come ogni iniziativa di Antonio Presti, è ben riuscito ed è stato molto partecipato.
Tuttavia lo stesso, alla vigilia, era stato caratterizzato, per non dire “disturbato”, da commenti e prese di posizione riguardo a un articolo apparso su un giornale on line della zona, riportante dichiarazioni che Antonio Presti avrebbe rilasciato sul delicato problema dei migranti nel nostro Paese. Il fatto aveva sorpreso la stragrande maggioranza delle persone che seguono il mecenate da anni, del quale conoscono idee e principi etici. Da quanto riportato nella testata on line, Presti riguardo ai migranti avrebbe parlato in termini di “placida invasione; lo Stato ha tradito il popolo italiano che vede i propri figli andar via rimpiazzati dai nuovi arrivi; chi ci governa dovrebbe pensare prima agli italiani; sostituzione di popolo” e quant’altro.
Per questo motivo, a margine dell’evento, abbiamo avvicinato Antonio Presti, il quale, con senso di indignazione, si è dichiarato estraneo a quelle frasi. Innanzitutto ha spiegato il perché non avesse fatto fare una rettifica al giornale: “Non son voluto entrare nel merito. Sono mistificazioni. E’ stato tutto travisato e strumentalizzato da chi lavora per il male. Io non sono quel razzista, non penso e non dico questo…” Ha poi aggiunto: “Si tratta di una strumentalizzazione bassa che non mi interessa neanche chiarire. La mia vita è testimonianza del fare. Io non è che non dica e non faccia certe cose, ma qui vedo un’aggressione banale del male. Non ho risposto per questo motivo.
E’ stato tutto travisato e strumentalizzato da chi lavora per il male. Ci potrà essere stato un virgolettato errato, ma non entro nel merito e non ho chiesto neanche la rettifica perché io non sono quello… Sono felice d’avere oggi restituito come grande valore di continuità questo grande impegno civile.
Parlo per fatti e mi piace parlare solo con le persone che ‘fanno’. A volte però, purtroppo, mi trovo solo”. Su ciò che ha fatto: “Può piacere o non piacere ma penso di essere uno dei pochi siciliani che ha ‘fatto’ in quarant’anni di coerenza e resilienza”. Il suo rammarico. “Sento parlare alcune persone che magari neanche conosco e mistificano un percorso, addirittura facendo diventare razzista una persona.
Da questo mi dissocio”. E lancia il suo messaggio anche nei confronti di chi gli si è scagliato contro, commentando sui social: “A questi che sentenziano, criticano, giudicano, io dico che il nulla si nutre di niente”. Ritornato poi sulle frasi contestate: “Rispetto a quelle parole, a quei virgolettati – ha proseguito Antonio Presti – ci sarà stata qualche cosa che è stata interpretata male, ma parliamo di interpretazioni, giudizi o pregiudizi.
Non mi interessa entrare nel merito, però la banalità del male e della mediocrità sì, questa sì che mi interessa”.
Già dal profilo Facebook della fondazione, era stata tempestivamente diramata una dura smentita su quell’articolo, in italiano e in inglese – vista la statura internazionale di Fiumara d’Arte e di Antonio Presti – senza risparmiare critiche anche nei confronti di chi ha dato credito alla notizia, diramandone i contenuti senza averne controllato le fonti.
Tutto ciò, a scanso di dubbi. Infatti, quanto accaduto non ha minimamente scalfito l’apertura del sipario sullo splendido scenario delle Rocce.
In mezzo a tanta bellezza non poteva mancare l’immancabile sorriso, la simpatia e il fare cortese di tanti ragazzini down: sono loro il volto più candido di questa straordinaria operazione a sfondo sociale e culturale di Antonio Presti.
Nell’ambito dell’iniziativa, a Castelmola, è stata allestita la straordinaria mostra fotografica di Giovanni Pepi dal titolo eloquente: Incantesimo, sulla storia delle Rocce adesso restituite alla collettività, presentata da Roberto Gervaso.
Corrado Speziale
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