Un fiume di folla in corteo per le vie della città ha partecipato alla XXI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Fitta la presenza di scuole, associazioni e di migliaia di cittadini che hanno voluto onorare questo evento storico. Al passaggio del corteo suono di campane alla Chiesa del Carmine con uno striscione: “Sì al Vangelo, No alla mafia”. Manifestazione finale a piazza Duomo con la toccante lettura dei nomi delle quasi novecento vittime di mafia scanditi dai giovani e dai parenti. Dal palco affrontati sia temi consueti che di grande attualità. Don Luigi Ciotti: “La libertà, oltre che il più prezioso dei beni, è la più esigente delle responsabilità”. Ribadita l’importanza di revisionare la legge sui beni confiscati alla mafia. Avanzata poi la proposta di una “terza via”, oltre i testimoni e i collaboratori di giustizia. Il fondatore di Libera ha tenuto anche ad omaggiare le studentesse dell’Erasmus perite nell’incidente in Spagna.
Fatta eccezione per la tradizionale Vara di Ferragosto, così tanta gente in corteo a Messina non si ricordava a memoria d’uomo. Trentamila persone, secondo gli organizzatori, forse un po’ meno, in realtà, ma comunque si tratta di una cifra record.
Già al raduno, i partecipanti occupavano interamente il tratto della via Garibaldi compreso tra piazza Juvara e la Prefettura. Il corteo si è poi sviluppato lungo corso Cavour, via Tommaso Cannizzaro, ancora sulla via Garibaldi e via Primo Settembre, per concludersi al Duomo, dove la folla ha gremito interamente la piazza.
In cima al corteo un gruppo di parenti delle vittime sorreggevano il primo striscione, tenendo in mano contemporaneamente ciascuno la foto del proprio congiunto caduto innocentemente sotto i colpi della barbarie mafiosa. Erano 550 i parenti, alcuni provenienti anche da paesi lontani come Messico, Colombia e Tunisia. Una cifra considerevolissima rispetto alle quasi 900 vittime, 877 per l’esattezza, cui è stata dedicata la XXI Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, il cui nome è stato scandito sin dal corteo, dall’altoparlante del mezzo che precedeva il fiume di partecipanti, intercalando brani musicali che accendevano l’emozione tra i giovani.
All’imbocco di via Tommaso Cannizzaro, il corteo è stato accolto con una sorpresa che ha destato in tutti attenzione e commozione: il suono festoso delle campane della Chiesa del Carmine, mentre uno striscione campeggiava sotto il campanile: “Sì al Vangelo, No alla mafia”.
Nella giornata di Libera si ricordavano vittime innocenti, tutte in insieme, senza distinzione di sorta, conosciute e meno conosciute o addirittura sconosciute ai più: questa è la chiave di tutto. Ma soprattutto è proprio il termine “innocenti” ad essere al centro dell’attenzione. Ed il motivo non è di poco conto: è stato, infatti, “dimenticato” nel titolo della legge votata all’unanimità al Senato un paio di giorni fa, istitutiva della “Giornata” come evento fisso, ogni anno, nel primo giorno di Primavera. Per questo, la circostanza è stata evidenziata nel corso degli interventi finali, in piazza Duomo, con richiesta di emendare il titolo inserendo il corretto aggettivo.
La manifestazione si svolgeva in contemporanea in tutta Italia e in tanti altri paesi, dove c’è presenza di italiani, coinvolgendo centinaia di migliaia di persone in circa duemila località. Persino in alcune carceri si è letto l’elenco delle vittime di mafia innocenti.
Raccogliere il top della manifestazione quest’anno è dunque toccato a Messina, al culmine di giornate di impegno, accompagnate da varie iniziative collaterali in un programma vasto e articolato, segno della condivisione e del rispetto reciproco che da vecchia data lega il sindaco, Renato Accorinti a don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera. Molto significativo è stato il coinvolgimento di tantissimi giovani, verso i quali sono stati costruiti simbolicamente “ponti” di memoria su un argomento che raccoglie fatti drammatici che le nuove generazioni possono leggere e interpretare solo come “storia”.
“Oggi abbiamo gettato le basi di quell’impegno che cerchiamo di costruire in ogni percorso e nella nostra attività”, ha detto dal palco di piazza Duomo Roberto Montà, sindaco di Grugliasco e presidente di Avviso Pubblico, realtà che riunisce enti locali per la formazione civile contro le mafie. Ed è stato proprio lui, per primo, a sollevare la dimenticanza nella legge: “Chiediamo al Parlamento di votare la legge istitutiva del 21 Marzo senza ‘se’ e senza ‘ma’. Non abbiamo bisogno di fare distinguo su questi temi né bisogno di cambiare le parole. Dopo vent’anni ce lo devono!”. Un altro argomento importante è stata la richiesta di revisione della legge sulla gestione dei beni confiscati: “Ne abbiamo bisogno, se vogliamo che siano realmente simboli di legalità e giustizia”, ha detto Montà.
Daniela Marcone, figlia di vittima di mafia e vicepresidente di Libera: “Questo momento ci lega e ci fa sentire parte di questo Paese, nonostante la nostra storia dolorosa”. La stessa ha poi proseguito: “900 nomi, con altrettante storie e altrettanti volti. Per noi le vittime sono tutte uguali. Non ci sono vittime di serie A e di serie B”. E sulla legge istitutiva della Giornata: “Ci preoccupa che quell’aggettivo sia stato eliminato”.
Poi, la toccante lettura dei nomi dei quasi novecento morti di mafia scanditi in alternanza dai giovani e dai parenti, accompagnati in sottofondo dalla splendida base creata dal trio Sinfonietta. Dal primo, Emanuele Notarbartolo, sindaco di Palermo, assassinato nel 1893, all’ultimo, il giovane Domenico Martimucci, ucciso lo scorso anno, dopo un attentato ad una sala giochi in Puglia. E’ stato un elenco di dolore, ma anche di speranza, di lotta, affinché non si ripetano più questi drammi e si giunga alla verità laddove questa ancora è lontana, sconosciuta, nascosta tra le pieghe di un mondo ingiusto.
Dopodiché, l’intervento di don Luigi Ciotti: “Ponti di memoria e luoghi d’impegno. L’Italia ha bisogno di cittadini capaci di tradurre la domanda di cambiamento in forza di cambiamento. L’inclusione sta alla base della democrazia. Mafia e corruzione – ha proseguito don Ciotti – sono i parassiti di un sistema che distrugge e che fa male alla nostra società. Non sono un corpo estraneo, sono un corpo che noi stessi alimentiamo”. Poi il sacerdote antimafia varia su alcuni temi di scottante attualità. Parla di povertà e senza mezzi termini definisce una “vergogna” la storia dei migranti “respinti, ammassati o oggetto di accordi come quello, umiliante, raggiunto tra l’Europa e la Turchia”. E della Costituzione: “E’ il primo testo antimafia del nostro Paese”. E prosegue: “Le mafie non troveranno spazio in comunità solidali, inclusive, pronte a reagire quando viene rubato il bene comune e calpestata la dignità delle persone. Egoismo, indifferenza, opportunismo, sono le malattie e i peccati più grandi della nostra epoca”. Le priorità: “Diritti sociali, innanzitutto, non azioni lasciate alla discrezionalità. Liberare le nostre speranze dai vincoli dell’ignoranza, della paura e della rassegnazione. Dire No alle anestesie delle coscienze”. Dopodiché, don Ciotti torna a riflettere sul piano legislativo: “Penso alla necessità di trovare una ‘terza via’ per coloro che non sono né testimoni, né collaboratori di giustizia. Ci sono persone ‘pulite’ che non vogliono più vivere nel contesto in cui abitano”. Anch’egli spinge per la nuova legge sui beni confiscati: “Uno strumento non usato in tutte le sue potenzialità che è da rivedere e migliorare. Occorre un’agenzia nazionale più attrezzata”. Parla di violenza sull’ambiente: “Un esempio sono le trivellazioni. Altro che libertà di coscienza – sostiene ancora il presidente di Libera – questi non sono problemi che riguardano orientamenti personali, bensì i beni comuni, di tutti”. Parlando del futuro dei giovani, non poteva inoltre mancare un gesto di vicinanza ai genitori che hanno perso le loro figlie, studentesse Erasmus, nell’incidente stradale in Spagna.
Sul finire, poi, cita e porta a modello il ritornello di una canzone ascoltata nel corso della veglia con gli scout Agesci: “Affrontiamo con coraggio ogni salita, diritti al futuro sulle strade della nostra vita”.
Corrado Speziale
la fotogallery di scomunicando a cura di Corrado Speziale
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