– di Corrado Speziale –
A Messina l’evento è previsto oggi, alle 10,00 in Piazza Unione Europea. Anche la città dello Stretto, come sempre, ha dato il proprio contributo alla “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che si svolge ogni anno in contemporanea in centinaia di luoghi in Italia e all’estero, che quest’anno, sul tema “Terra mia Coltura|Cultura”, avrà Napoli come piazza centrale. A Messina e provincia, circa 40 istituti scolastici hanno aderito alla proposta di Libera – Presidio “Nino e Ida Agostino”, divenendo “Luoghi di Memoria”. La referente messinese e co-referente regionale Tiziana Tracuzzi è intervenuta, tra l’altro, in videoconferenza con gli studenti delle scuole superiori: “Questa giornata è il simbolo di un percorso. Tante storie individuali messe insieme ci restituiscono una storia collettiva. Il 21 marzo simboleggia e ci racconta della vita e della rinascita”. Quest’anno, nella lunghissima lista dei nomi delle vittime letta nelle piazze, verranno aggiunti quattro messinesi: Antonio Falcone, Provvidenza Bonasera, Angelo Alibrandi e Gregorio Fenghi. La toccante testimonianza di Marco Pandolfo, figlio del medico ucciso a Locri nel 1993, che oggi partecipa alla manifestazione di Napoli.
1055 nomi, 1055 volti e storie di persone vittime innocenti delle mafie, elevate a memoria collettiva. Un gesto che si perpetua da 27 anni, grazie alla forza, all’insieme di principi e valori portati avanti da Libera, rete di associazioni, organizzazioni, realtà sociali, fondata da don Luigi Ciotti, che dal 1996, nel primo giorno di primavera, apre all’incontro e alla riflessione.
Ma la “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, altro non è che l’ultimo di 365 giorni vissuti con impegno e coraggio, anno per anno, giorno per giorno a denunciare, educare, accompagnare, ricercare la verità.
Nel percorso che anche quest’anno ha portato Libera alla tradizionale giornata del 21 marzo, anche Messina, che nel 2016, sotto l’amministrazione Accorinti, fu piazza centrale dell’evento, ha dato il proprio contributo, specialmente nel coinvolgimento delle scuole, atto fondamentale per la “semina” attraverso esempi e messaggi di legalità.
Tra le tante iniziative con le scuole in preparazione dell’evento, comprese nei “100 passi verso il 21 marzo”, è stata tenuta una partecipata videoconferenza con gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Messina e provincia, promossa e condotta da Emilia Pace, rappresentante del liceo classico “Maurolico” nella Consulta provinciale degli studenti. L’intento: “Portare le nuove generazioni ad una maggiore consapevolezza della commemorazione del 21 marzo, grazie ad un percorso che prende forma tramite la coscienza e soprattutto l’acquisizione della conoscenza. Per far sì che non si ripetano gli errori del passato – ha detto la studentessa – è fondamentale l’espressione di dissenso al potere mafioso da parte dei giovani”. Il senso della manifestazione secondo Emilia Pace: “Ricordare significa esistere, resistere ma anche desistere. Tutti possiamo ispirarci ai grandi eroi del passato e soprattutto ispirare e cospirare a corsi di azione e resistenza”.
Ospite, Tiziana Tracuzzi, referente messinese e co-referente regionale di Libera: “Il 21 marzo è una giornata simbolo di un percorso. Libera si fonda sulla memoria viva, sull’impegno concreto che ha portato e continua a portare avanti sui territori”. Il momento clou, come sempre, sarà la lettura dei nomi delle vittime: “Citare i nomi di tutte queste persone almeno una volta l’anno – ha proseguito Tiziana Tracuzzi – significa far camminare il loro ricordo sulle nostre gambe, renderle vive attraverso la nostra voce. Ma l’importante è che per il resto dell’anno noi queste loro storie le conosciamo e le approfondiamo. Si tratta di storie individuali che messe insieme ci restituiscono una storia collettiva e ci permettono di portare avanti l’importante impegno politico di restituire un pezzo di verità legata ai nostri territori”.
Il dolore delle famiglie e la giustizia: “Parliamo sempre di vicende giudiziarie complesse. Il dolore è davvero un sentimento civile. L’impegno che ne consegue – spiega ancora la referente di Libera – non può cambiare la vita di qualcuno, però può seminare qualcosa e magari aiutare questa società a essere più giusta. Ogni famiglia ci ha lasciato e ci consegna ogni giorno il migliore esempio, perché nessuna ha mai ceduto al desiderio di vendetta, nonostante la violenza, gli ostacoli, i depistaggi. Nonostante le difficoltà, tutte hanno sempre soltanto continuato a chiedere giustizia e verità. E noi con loro. Fare memoria è un impegno che dobbiamo non soltanto a chi è morto e ai suoi familiari, ma lo dobbiamo soprattutto a noi stessi, a ciascun cittadino. Perché la memoria delle vittime innocenti appartiene a tutti noi, l’obiettivo è sentire quelle pallottole su di noi, perché questa cosa può capitare a chiunque”. Quest’anno, nella lunghissima lista dei nomi delle vittime letta nelle piazze, verranno aggiunti quattro messinesi: Antonio Falcone, Provvidenza Bonasera, Angelo Alibrandi e Gregorio Fenghi. “Sono storie messinesi che magari tanti di noi non conoscevano. Nostro dovere è scovare queste storie che parlano dei nostri territori”. L’attuale condizione della mafia: “Non parliamo di mafia, ma di mafie. C’è un sistema criminale all’interno del quale queste si inseriscono e giocano un ruolo diverso. Le mafie – spiega sempre Tiziana Tracuzzi – hanno cambiato il modo di manifestarsi, di essere presenti. L’unica cosa certa è che non hanno diminuito la loro presenza nella società ma hanno cambiato sicuramente strategie”.
In ogni caso, educare o rieducare equivale a prevenire. Tra le attività di Libera c’è Liberi di Crescere, un eccellente progetto per ragazzi i cui padri hanno gravi problemi con la giustizia: “È come dire liberi di scegliere. Si tratta di un protocollo che nasce da un progetto sperimentale avviato grazie all’importante esperienza del giudice Roberto Di Bella quand’era presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria. Percorsi complessi in cui si cerca di dare a certi ragazzi serenità e opportunità rispetto al loro contesto di appartenenza. È importante dare loro la possibilità di vedere che esiste altro e quindi renderli consapevoli e maggiormente liberi di scegliere. La prima di queste esperienze è stata fatta proprio a Messina in modo sperimentale. Adesso ci sono coinvolti più di 60 ragazzi, ma soprattutto le loro famiglie. Dall’incontro con le loro madri è nata la richiesta di aiuto e di cambiamento”.
Fattori, contesti e altri progetti. Ancora la referente: “La conoscenza è importante, è motore di cambiamento. Ad esempio, nelle scuole portiamo avanti tantissimi percorsi formativi ed educativi. Amunì è un progetto nazionale di Libera che qui a Messina viene coordinato da Anymore onlus, un’associazione che fa parte del presidio. È un percorso dedicato ai minori che commettono dei reati, ragazzi che nella loro vita per ragioni diverse si sono trovati a sbagliare come facciamo tutti. Ma un errore li ha portati ad incontrare la giustizia e adesso vengono messi alla prova. Questa attività permette loro di avere un punto di vista diverso sulle cose”.
Marco è figlio di Nicola Pandolfo, neurochirurgo assassinato davanti all’ospedale di Locri nel 1993, di cui ieri ricorreva l’anniversario. Egli, partecipando all’incontro, ha raccontato la sua storia: “Non avrei mai immaginato che un medico, un neurochirurgo, potesse essere vittima della criminalità organizzata”, ha detto Marco Pandolfo col perenne dolore di chi ha visto il corpo del padre disteso su un letto di ferro, crivellato di colpi: “Questo è ciò che rivedo in molti momenti e che mi scuote”, tiene a precisare. Ma non basta, perché allo shock è seguita l’ingiustizia: “Io e la mia famiglia non siamo stati riconosciuti vittima di criminalità organizzata. Non c’è mai stato un processo, per cui non c’è stato neanche riconosciuto da parte dello Stato lo status di vittima innocente di mafia. Quindi la scelta era tra percorrere la strada dell’autodistruzione, autocommiserarci e quindi vivere nella paura, nel risentimento e nella frustrazione, o riprenderci la nostra vita e andare avanti. All’inizio è stata durissima, proprio perché non avendo nessun tipo di supporto da parte di nessuno, abbiamo avuto grosse difficoltà a livello emotivo e anche di logistica. Ci siamo poi trasferiti a Messina da Reggio Calabria e dopo aver toccato il fondo abbiamo iniziato un percorso di risalita. Così abbiamo preso la vita nelle nostre mani, grazie ai valori che mio papà mi ha trasmesso, cioè non lasciarsi prendere dalle negatività”. Marco, al cui padre è intitolato un presidio, dal 2016 è socio di Libera. La circostanza era stata la grande manifestazione del 21 marzo di quell’anno, in cui Messina fu piazza centrale dell’evento nazionale. Oggi, Marco Pandolfo interverrà all’evento di Napoli.
In vista della ricorrenza del 21 marzo, anche lo sport è sceso in campo per ricordare le vittime innocenti delle mafie. Lo scorso week-end ogni sportivo, in allenamento o in gara, ha potuto pubblicare una propria foto con un cartello in mano su cui scritto: #losportnonvidimentica.
L’appuntamento a Messina è per stamattina alle ore 10 in piazza Unione Europea, dinnanzi al Municipio. Tema di questa edizione: “Terra mia Coltura|Cultura”.
“Lo faremo per il diritto fondamentale e primario alla verità, lo faremo per ribadire il nostro impegno e le nostre denunce contro mafie e corruzione. Lo faremo per promuovere, vivere e affermare la Pace”.