“Saremo i primi in Italia ad abolire le province “, così tuonò il presidente Crocetta nel lontano Marzo 2013. Da allora, però, solo annunci e tentativi a vuoto di approvare una legge fatta su misura per gli interessi di pochi, alla ricerca disperata di spazi di potere, utilizzando l’Autonomia siciliana per eludere le indicazioni normative del governo nazionale. E’ durissimo il commento del Senatore Bruno Mancuso al rinvio della discussione, in calendario all’Ars per Giovedì 5 Maggio, per l’adeguamento della riforma sull’abolizione delle province alle previsioni della Legge Delrio sulla coincidenza tra sindaco metropolitano e quello del capoluogo.
“Si era giunti all’accordo tra i capigruppo – sottolinea Mancuso – sui contenuti della normativa ed esclusione del voto segreto, ma il governatore Crocetta preferiva passeggiare nei corridoi e non presentarsi in aula, provocando l’ennesimo slittamento.
Probabilmente – attacca il Senatore – poco importa a Crocetta ed al suo governo dell’assoluta precarietà in cui versano le ex Provincie, che non riescono più a varare i bilanci, con estrema preoccupazione tra le migliaia di dipendenti, senza alcuna certezza sul loro futuro, rendendo impossibile l’espletamento dei servizi essenziali. Poco importa che si siano già persi centinaia di migliaia di euro, trasferiti, nel resto d’Italia, agli enti intermedi o che, per il Masterplan per il Sud, il Presidente Renzi abbia sottoscritto Patti per lo Sviluppo, ricorrendo in Sicilia all’escamotage degli accordi a Palermo e Catania, mentre Messina, a causa dei ritardi nella predisposizione dei progetti, non è stata tenuta in considerazione. Forse – prosegue Mancuso – il vero motivo dell’ostruzionismo del Presidente Crocetta consiste nel fatto che con l’attivazione delle città metropolitane i territori interessati potranno accedere direttamente ai fondi previsti dal governo nazionale e dall’Unione europea, con un’interlocuzione diretta e senza passare dalle “forche caudine” e dai poteri di interdizione del governo regionale, impedendo così al presidente Crocetta di proseguire nel suo disegno di occupazione del potere nelle varie realtà operative sui territori”.
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