Dopo la rabbia e la richiesta d’aiuto delle mogli e delle madri dei pescatori mazzaresi sequestrati, anche sessanta sindaci ne chiedono il rilascio. Ma al di là dell’onda emotiva una riflessione si deve fare.
In realtà, se i nostri pescatori sono sequestrati in Libia, lo dobbiamo al doppio gioco governativo su quella guerra e a un patto tradito con alcuni trafficanti.
Provocatoriamente ci starebbe uno scambio tra i pescatori per i ministri.
Comunque un plauso ai ragazzi che hanno sollevato la questione ieri e che premono per la loro liberazione anche con l’iniziativa di centinai di striscioni affissi nella notte, in molte città italiane, a sostegno dell’appello lanciato da alcuni consiglieri comunali e regionali che in tutta Italia stanno chiedendo al governo di intervenire per riportare a casa i 18 pescatori rapiti da oltre un mese in Libia.
All’iniziativa hanno aderito 60 consiglieri comunali d’Italia.
La marina militare del generale Haftar ormai più di un mese fa, ha sequestrato e portato a Bengasi due pescherecci di Mazara del Vallo, con i pescatori a bordo, mentre altre due imbarcazioni sono riuscite a fuggire, senza riuscire ad evitare però il sequestro del primo ufficiale e del comandante.
“Dal 1 settembre scorso – si legge nell’appello dei consiglieri comunali – 18 pescatori italiani sono stati sequestrati da dei predoni libici mentre pescavano in acque internazionali. In un incredibile silenzio mediatico ed istituzionale, sono tenuti prigionieri non si sa dove, dalla fazione libica del generale Haftar, il pretendente governatore non
riconosciuto dalla comunità internazionale, che in cambio dei nostri pescatori chiede la liberazione di quattro scafisti libici accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di omicidio plurimo per la morte di una cinquantina di immigrati lasciati soffocare nella stiva della barca che stavano conducendo presso le nostre coste.”
Con questo appello – spiegano i consiglieri – vogliamo innanzitutto riaccendere i riflettori su questa vicenda ma anche sollecitare il governo ad un intervento militare in Libia, che riteniamo l’unica soluzione praticabile, per riportare finalmente i 18 pescatori a casa dalle loro famiglie”.
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