All’evento, che si è svolto al Monte di Pietà, oltre al noto scrittore di origine catanese, hanno partecipato anche l’assessore provinciale alla Cultura Mario D’Agostino e i docenti dell’Università di Messina Dario Tomasello e Salvatore Bottari.
Questo lavoro di Buttafuoco si presenta come un romanzo storico avvincente dai tratti crudi che rievocano le battaglie di una volta, ma che lascia spazio al sentimento e all’amore più profondo, il tutto però si svolge con l’ ambientazione della Messina del ‘500, quella Messina che con il suo porto e la sua imprenditoria locale è il fulcro del Mediterraneo .
Protagonista della storia è Scipione Cicala, figlio del Visconte Cicala e di sua moglie donna Lucrezia, mercanti di origine genovese giunti a Messina per motivi di lavoro. La svolta nella vita di Scipione arriva quando viene sottratto alla famiglia dall’ottomano Dragut.
Da qui un continuo di avventure per Scipione, che lo porteranno ad essere uno dei più temuti guerrieri del mediterraneo ed essere considerato dalla sua stessa gente un rinnegato dopo aver abbracciato la fede musulmana, ma che non gli impediranno di provare il sentimento più nobile per un uomo: l’amore.
E la stessa enfasi con cui narra i fatti della vita di Scipione Cicala, Pietrangelo Buttafuoco l’ha trasmessa a coloro che hanno assistito alla presentazione del libro, non nascondendo però un pizzico di emozione nel trovarsi nella città dove che è il “teatro” della storia da lui narrata “questo libro nasce come nascono i pensieri imperscrutabili nella nostra mente-ha dichiarato Buttafuoco- ricordo benissimo quando mi trovavo in una biblioteca di Roma e vidi un raggio di sole che alluminava un vecchio libro e lì vidi il nome di Scipione Cicala accostato a quello della città di Messina e capì che quella era una storia che andava raccontata”.
Lo stesso Buttafuoco poi si focalizza su uno degli aspetti chiave del romanzo, cioè la valorizzazione della storia e delle tradizioni della Messina e della Sicilia di un tempo che dovrebbero essere uno slancio per il futuro ma così non è “sicuramente dobbiamo far rivivere i fantasmi della grande Sicilia che fu, i siciliani troppo spesso ragionano da provinciali non guardando ciò che avviene oltre il proprio marciapiede e questo è un grande errore perché-continua Buttafuoco-i siciliani hanno una grande storia da raccontare, hanno delle grandi tradizioni da imparare e difendere, tutte componenti che non devono essere dimenticate ma devono servire a costruire un grande futuro, la Cina per esempio è diventata la prima potenza al mondo quando ha capito che accanto alla statua di Mao andava messa la statua di Confucio”.
Il docente dell’università di Messina il prof. Salvatore Bottari si sofferma soprattutto sullo scenario della vicenda cioè quella Messina del ‘500 simbolo del cosmopolitismo del mediterraneo “lo sfondo storico è quello di un mediterraneo che è teatro dell’espansione dell’impero ottomano dopo la caduta di Costantinopoli e Messina è la città simbolo di questo intreccio di culture, in particolar modo per la presenza del porto fondamentale per i commerci, ma proprio per la posizione geografica della Città dello stretto”.
Antonio Macauda