Ieri, ospite della Feltrinelli Point di messina, c’era Pietro Neglie, professore associato di Storia contemporanea all’Università di Trieste, corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche di Gorizia. Studioso del movimento sindacale, del fascismo e del comunismo, che si è occupato a lungo dei complessi rapporti tra fascisti e comunisti, per presentare il suo ultimo libro “Il Pericolo Rosso”. L’iniziativa promossa da NaxosLegge è stata condotta dal professore Daniele Tranchida dell’Università di Messina e dal dottor Andrea Giuseppe Cerra.
Neglie in questo lavoro cerca di ricostruire la storia del nostro paese nel periodo compreso fra la guerra civile del 1943-45 e il 1969, inizio della strategia della tensione, avendo come filo conduttore i rapporti fra Dc, Pci, Msi e i loro referenti internazionali, alla luce dell’attività “coperta” delle organizzazioni paramilitari clandestine.
Questi partiti ideologicamente forti disponevano di apparati di sicurezza e sistemi logistici attivabili in situazioni di emergenza; ciò pone problemi di enorme rilievo in merito al punto centrale, in uno stato democratico, relativo all’esercizio del monopolio della forza.
Pone anche il problema dello “spazio” reale in cui si esercita la sovranità dei cittadini, laddove l’esistenza di strutture paramilitari clandestine pone dei limiti che nemmeno l’esercizio del diritto di voto può far superare.
Da un lato i comunisti, con i loro apparati paramilitari riorganizzati con l’aiuto di Mosca, nati dalle costole del combattentismo partigiano, protetti e finanziati dall’Urss. Dall’altro il variegato e contraddittorio fronte anticomunista, con le sue strutture ricostituite sotto la supervisione degli anglo-americani: la gladio quale evoluzione delle formazioni partigiane cattoliche e la rete di strutture a essa collegate; la “gladio nera”, sofisticata evoluzione del radicalismo fascista “utilizzata” dall’anticomunismo di marca atlantica per operazioni illegittime e illegali: nel loro insieme, esse hanno tenuto in stallo la democrazia italiana per mezzo secolo.
Da un lato i comunisti, con i loro apparati paramilitari riorganizzati con l’aiuto di Mosca, nati dalle costole del combattentismo partigiano, protetti e finanziati dall’Urss. Dall’altro il variegato e contraddittorio fronte anticomunista, con le sue strutture ricostituite sotto la supervisione degli anglo-americani: la gladio quale evoluzione delle formazioni partigiane cattoliche e la rete di strutture a essa collegate; la “gladio nera”, sofisticata evoluzione del radicalismo fascista “utilizzata” dall’anticomunismo di marca atlantica per operazioni illegittime e illegali: nel loro insieme, esse hanno tenuto in stallo la democrazia italiana per mezzo secolo.
Pietro Neglie è professore associato di Storia contemporanea all’Università di Trieste, corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche di Gorizia. Studioso del movimento sindacale, del fascismo e del comunismo, si è occupato a lungo dei complessi rapporti tra fascisti e comunisti. Direttore della Fondazione Giuseppe Di Vittorio dal 1992 al 2002, sotto la presidenza di Gino Giugni, è attualmente membro del CdA della Fondazione Bruno Buozzi. Fra le opere più significative: Fratelli in camicia nera. Comunisti e fascisti dal corporativismo alla Cgil. 1928-1948, il Mulino, Bologna, 1996; Un secolo di Anti-Europa. Classe, nazione e razza: la sfida totalitaria, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz), 2003; La stagione del disgelo. Il Vaticano, l’Unione Sovietica e la politica di centro sinistra in Italia (1958-1963), Cantagalli, Siena, 2009
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