Insieme ad un pensiero di Seneca, questa frase dello studente di terza media Attilio Manca Non so cosa farò da grande, so solo che inventerò qualcosa è la dedica scelta dall’autore per avviare il lettore fra le pagine di una morte immatura e improvvisa.
Una storia raccontata attraverso dialoghi immaginari intercorsi fra l’autore e il protagonista che prendono spunto da frammenti di vita scritti dallo stesso Attilio oppure da ricordi e testimonianze di chi l’ha conosciuto e gli ha voluto bene.
È la storia di un giovane siciliano, pieno di vita e di progetti, che per casualità e irrazionalità viene interrotta a soli trentasei anni.
Luciano Armeli Iapichino ha scritto: ho ascoltato questa storia in silenzio, qualche anno fa, insieme ai miei alunni in un auditorium… quel giorno ha cambiato la mia vita. Mi raggelo…
La porti con te in un angolino della coscienza, ovunque. Sin dalle prime frasi si coglie la motivazione che ha spinto l’autore a conoscere le vicende e il rigore con cui si è documentato: vuole testimoniare, vuole portare alla luce ciò che si tende a nascondere perché nella società dell’omertà è più facile dimenticare che cercare delle risposte.
In un avvicendarsi di ragionamenti e considerazioni esistenziali si delinea la personalità dell’urologo brillante che è stato un adolescente vivace, un adulto pieno di umanità, un fratello generoso, un figlio amorevole, un amico fidato.
Con una scrittura scorrevole che risente della preparazione filosofica dell’autore, il lettore è condotto ad interrogarsi sul perché degli eventi e sentimenti di rifiuto nascono spontanei man mano che ci si addentra nella verità raccontata.
L’originalità della seconda parte del testo vede due brani dal medesimo titolo che, come uno specchio, mettono in parallelo la vita e la morte. Poesie, frasi, riflessioni di Attilio o su Attilio che raccontano ancora e sempre il suo animo buono e il suo amore per la vita e per la ricerca scientifica.
E come in tante storie d’ingiustizia vi si legge rabbia e disprezzo, ma anche tanta solidarietà, comprensione e desiderio di smuovere le coscienze e destare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni.
Non è un libro di denuncia; è semplicemente una storia vera ambientata nella nostra epoca che ha inizio e fine l’11 febbraio del 2004.
Il volume è arricchito dalle prefazioni dell’attuale Presidente della regione Puglia, Nichi Vendola e del presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia ed Europarlamentare Sonia Alfano.
Linda Liotta Sindoni
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L’Autore
Armeli Iapichino Luciano, classe 1975, nato a Galati Mamertino (sui Nebrodi) dove vive e insegna.
Ed è emblematico il sottotitolo al volume “dialogo con l’urologo siciliano, Attilio Manca, ucciso non solo dalla mafia”.
Armeli ha precedentemente pubblicato, Il Tiranno e l’Ignoranza – nel 2009 -. Opera che ha vinto il Premio Internazionale Letterario ed Artistico Elio Vittorini.
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Continuano le recensioni in questa nuova rubrica per autori esordienti e per coloro che cercano nuovi spunti per ri-leggere libri e testi, come in questa recensione. A curarla è Linda Liotta Sindoni, scrittrice per passione, attenta osservatrice della vita quotidiana e del lessico italiano.
Autrice di “Come Perseidi”, oggi è la redattrice di questo spazio che vuole essere una “finestra” particolare sia per autori esordienti che per coloro che cercano nuovi spunti per ri-leggere libri e testi.
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