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LIBRI – “I colori dell’anima”

 

 

 

 

 La presentazione a Brolo dell’ultima raccolta di poesie in dialetto siciliano di Vittorio Ballato, – venerdì 24 agosto alle ore 19,30 nella villa comunale – offre lo spunto di scoprire questo libro che si avvale della prefazione redatta da Ornella Fanzone.

Eccola.

Non è esperienza infrequente incontrare per strada Vittorio Ballato e trovarsi coinvolti nell’ascolto di una sua ultima composizione poetica.

Quando il livello di “combustione” emotiva è giunto al suo massimo, Ballato prende per mano il verso e lo conduce tra la gente, facendole dono di condivisione di quello stato quasi mistico di Rivelazione di un aspetto della realtà, che i suoi occhi attenti sono andati a cogliere.

E Poeti, prima ancora che nel comporre o nel governare la metrica, si è nei gesti delicati, nei modi gentili e perfino nella postura.

Al cospetto di Vittorio Ballato, dunque, è difficile equivocare.

E quale esperienza può esistere per la poesia, più palpitante e consona, di quella che l’Autore le concede, rendendola viva, trasportandola verso la godibilità estemporanea e vibrante, mentre la recita con un incedere gaio e al contempo garbato, in mezzo alla strada, in un bar, mentre si fa la fila ad uno sportello?…

Poesia dialettale, quella di Ballato, che, con le sue mille sfaccettate espressività

onomatopeiche, traduce ogni stato d’animo e ogni stupore, dove uno sguardo indovina connessioni segrete tra le cose e permette ad una luna che rischiara meravigliosamente una notte, perfino di apparire unica e irripetibile, in altro luogo o in altro tempo.

 ‘Nte vaneddi unni c’è picca luci,

certi casitti… pari foru fatti

ppi parrari ‘ntra iddi… senza vuci

e scutari ‘u gnauliu di jatti.

Vittorio Ballato, alla sua seconda raccolta di poesie, dà nuovamente dimostrazione di possedere una innata propensione allo sguardo estatico e creativo, di padroneggiare la rima, con disinvolta e congeniale facilità, rivelando un’anima profondamente innamorata del bello.

Il suo verso è agile. Alle rime, si dischiude un ritmo cadenzato e morbido che, rivestito degli aromi e dei colori del dialetto, simpatizza con tutto. Ogni realtà che appare agli occhi dell’Autore, diviene cuore pulsante ricco di suggestioni e gli offre l’occasione per raccontare dei suoi luoghi con animo sinceramente innamorato e talvolta devoto, dando prova che il sentimento è in grado di descrivere vie, pensieri e persone, al punto da volersi identificare ora nel nostro poeta amato, ora nell’ombra che la falda merlata della torre ritaglia ai nostri piedi l’attimo prima che calpestino la via del nostro solito ritorno al crepuscolo, alla sera.

Così un orizzonte sul mare, un tramonto, la nascita di un bambino, il ricordo di persone care, il rimpianto per un amore finito, appaiono momenti imperdibili, per commutare delicatamente la realtà, attraverso tinte liriche intense quanto tenui.

Il poeta dà voce all’indicibile, agita violentemente i recessi dell’anima, con una forza che è centripeta e centrifuga al contempo: una percezione afferrata sapientemente al volo come il fugace sfavillìo di un riflesso sull’acqua.

L’Autore, si stupisce, quando gli si rivela una verità, contemplata nello splendore del creato e trasmette il suo messaggio di comprensione dell’ineffabile, in un moto di trascendenza, antico quanto l’uomo, che, attonito dinnanzi al Mistero, si dibatte tra finitezza e infinitezza.

 O’ tramuntu sugnu ddà, davanti o’ mari

a miditari, riflettiri, pinsari o misteru d’’a vita d’ogni jornu:

ma chi cci fazzu ccà?… ma d’unni vegnu?

E la forza del dialetto, come diceva Pier Paolo Pasolini, in opposizione a chi lo giudicava un’espressione meramente locale e di minore valore nazionale, sta nella sua insostituibile musicalità e nella sua più genuina immediatezza. Ultima sopravvivenza di tutto ciò che è ancora puro e incontaminato. Con la sua ricchezza espressiva ed energia plastica, la lingua dialettale infatti, tocca un numero maggiore di corde liriche rispetto alla fissità del lessico nazionale. Rappresenta l’ultima sopravvivenza di tutto ciò che è ancora puro e incontaminato, rafforza il senso di appartenenza, senza tuttavia dare luogo ad un universo separato dalla lingua nazionale, con la quale convive senza fratture e con scambi aperti, essendone diretta filiazione.

Ecco dunque il merito di Vittorio Ballato, come egli stesso dice nella sua premessa: la volontà e tutta l’impellenza di trasmettere alle nuove generazioni, un patrimonio linguistico dalle straordinarie e peculiari caratteristiche, che ci identificano e connotano come Popolo, depositario di incontrovertibili unicità, portatore di cultura e tradizioni preziose destinate ad estinguersi, se non amorevolmente custodite e coltivate.

 Un populu

mittitilu a catina

spugghiatilu

attuppatici a vucca,

è ancora libiru.

Livatici u travagghiu

u passaportu

a tavula unni mancia

u lettu unni dormi,

è ancora riccu.

Un populu,

diventa poviru e servu,

quannu ci arrobbanu a lingua

addutata di patri:

è persu pi sempri.

Diventa poviru e servu,

quannu i paroli non figghianu paroli

e si mancianu tra d’iddi.

I. Buttitta

 Nelle poesie di Ballato, tutta intera riverbera la nostra tradizione poetica dialettale. La saggia ironia  di Nino Martoglio, lì dove si canzonano le intemperanze e le caratteristiche umane contraddittorie e patetiche.

L’Autore, in una sorta di divertissement, dove è percepibile un affettuoso ossequio, ci permette di espungere facilmente dai versi la vis ironica e amara di Renzino Barbera, con la sua ripiegata malinconia e il verso pungente.

Nei versi ridondanti di sagace, attuale satira indirizzata alla politica, alla corruzione, al malcostume imperante, spostandoci su altri versanti geografici, appare felice l’assimilazione all’invettiva dei  vari G. Gioacchino Belli e Carlo Porta, ed a Trilussa, un componimento del quale, l’Autore gioca perfino a tradurre in dialetto siciliano.

 Un percorso poetico, quello di Vittorio Ballato, tracciato su un piano di onesta e sincera esperienza amatoriale, suscettibile di accedere ad un territorio nel quale, la fresca sensibilità lirica si rivolge al mondo, con indulgenza e severità al tempo stesso.

Oggi più che mai, la Poesia ‘serve’, perché è libera e liberatoria.

L’ironia  può salvarci dall’alienazione da spread e trading.

Sottrarci agli abissi della mercificazione dell’essere umano, riconsegnandoci ad un tentativo di elevazione sull’abbrutimento da minaccia di default.

Consente di guardare Oltre.

La Poesia permette di trovare risposte non ovvie, attinte all’evocazione e al sogno, con una libertà che abbattendo i confini spesso limitati del linguaggio logico e meramente razionale, realizza il suo fine più sublime:‘Prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell’anima e placarlo, trasfigurarlo nella suprema calma dell’arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare’. (A.Pozzi)

Ornella Fanzone ha aggiunto: 

L’inserimento in questa raccolta di poesie, di alcuni componimenti non appartenenti all’Autore è la cifra inconfondibile della generosità umana di Vittorio Ballato, che, profondamente convinto della bellezza e della sacralità dell’Atto creativo, ama stringere in un affettuoso abbraccio simbolico, coloro che, come lui, condividono quel  momento, tanto speciale, dell’ispirazione poetica.


 

 

 

——————————————–

 

Chi è Vittorio Ballato:

Sono nato a Brolo il 27.06.1941. Per circa 35 anni, fra supplenze varie e titolarità, ho esercitato la professione di insegnante elementare girovagando in lungo ed in largo per diversi comuni della Provincia di Messina […] 

Scrivere poesie in dialetto siciliano è stata, da molto tempo, la mia passione. Questa vocazione è scaturita, in parte, dall’ascolto o dalla lettura di componimenti in versi dialettali e in lingua italiana, composti dai miei fratelli maggiori Carmelo e Pippo, molto più validi di me, che non hanno voluto pubblicare, almeno fino ad oggi, i loro bei lavori. […]

Per quanto mi riguarda, sono state le mie figlie Gianna e Gabriella, che a suo tempo mi hanno invogliato a pubblicare gli scritti del mio primo volumetto. Sia nel primo che in questo mio secondo lavoro, ho cercato di mettere in risalto alcuni valori spesso dimenticati: la famiglia, l’ingiustizia, la natura, l’onestà, l’amicizia, la pace, l’amore verso i valori morali e civili, ecc…[…]


 

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